Questa mattina abbiamo interrotto l’ultimo (forse) Consiglio Comunale per questa amministrazione.
Nonostante la goffa quanto scomposta reazione del Comandante Moschella e del paio di suoi sottoposti che si sono avventati su di noi per strapparci lo striscione che recitava “A difesa degli spazi autogestiti, Janara Squat non si tocca!”, è stato letto il seguente testo:
Buon giorno a tutti. Qualcuno senz’altro perdonerà, semplicemente dimenticandosi, questa nostra interruzione. Qualcuno non lo farà, ma le scelte disastrose e che si ripercuotono sulla vita dei cittadini di Benevento che avete preso in questa aula e che continuerete a prendere, ripagano ampiamente questo nostro gesto.
Vi facciamo visita senza invito perché un vostro burocrate ha commesso un errore. In data 13 aprile è stata notificata un’ ordinanza da parte dell’ufficio patrimonio firmata dall’arch. Isidoro Fucci. Ci intima di abbandonare l’immobile di via Niccolò Franco n°5, minacciando in caso contrario uno sgombero forzato in data 5 maggio.
Ma, c’è un però. L’immobile di via Niccolò Franco non è una semplice casa abitata da abusivi, come si vuole far credere in quelle cartuscelle. L’immobile di via Niccolò Franco, occupato il 31 Ottobre 2014 e ribattezzato col nome di “Janara Squat”, è uno di quei tasselli che compongono l’insieme degli spazi autogestiti e liberati di questa città.
La Janara Squat è un immobile strappato all’abbandono, al degrado ed all’incuria a cui questa, come le passate amministrazioni, avevano condannato;
Dà un tetto a chi non vuole lasciarsi rapinare da padroni di casa assetati di soldi;
E’ uno spazio attraversato da decine di beneventani e non, in cerca di rapporti orizzontali e non mercificati;
E’ un laboratorio di autoproduzione, dove intraprendere processi produttivi liberi dal ricatto del lavoro salariato;
E’ una degna risposta al tentativo da parte di questa amministrazione di vendere gli immobili del Comune per tappare i buchi di bilancio frutto del clientelismo e della politica partitica; immobili che al contrario devono essere sottratti alla muffa e resi spazi sociali al servizio di TUTTI, e non solo di pochi privilegiati o degli “amici degli amici”;
Noi non siamo abituati a chiedere il permesso per vivere degnamente la nostra vita. E non siamo venuti qui per mercanteggiare o per mediare su nulla, così come per trovare accordi sottobanco. E neppure ricerchiamo la vostra santificazione o l’approvazione dei nostri percorsi di vita e di intervento politico in città.
Ma ci tenevamo a far si che il messaggio arrivasse forte e chiaro a chi di dovere.
Se di errore burocratico ed eccesso di solerzia si è trattato, beh! Sapete voi come provvedere…
Se invece questa minaccia di sgombero è vostra diretta e cosciente emanazione, beh! Sappiate che noi continueremo nei nostri percorsi di autonomia e autogestione; ma, soprattutto che la Janara Squat non si tocca e noi non ce ne andiamo da dove stiamo!