Al confine sud-ovest della città di Milano si trova il quartiere Lorenteggio/Giambellino.
Edificato in gran parte in epoca fascista è stato, nell’arco di quasi un secolo, meta della migrazione interna imposta al proletariato meneghino dal potere di turno. Sbiadito il ricordo del tempo in cui banditi e sovversivi lo attraversavano come gente del posto, negli ultimi tre decenni è stato trasformato, come altre periferie milanesi, in discarica sociale dove confinare quella parte di proletariato cacciata dal centro e sempre più impresentabile agli occhi della borghesia cittadina.
Ma i tempi cambiano e gli appetiti della città-metropolitana aumentano. Un sontuoso progetto di riqualificazione e rigenerazione oggi guarda a questo pezzo di città. L’espansione continua del centro-città spinge una parte di classe media verso il margine e ne favorisce il flusso continuo di “messa al lavoro” con una sempre più fitta rete di trasporti metropolitani.
Ecco quindi che bisogna cominciare a progettare l’espulsione dell’abitante di questa periferia. Alla bisogna si prestano volentieri archistar e anime belle dell’associazionismo democratico, mentre dietro di loro si agitano sbirri e giornalisti.
Di questo e di altro abbiamo parlato con alcuni compagni e compagne del Comitato Abitanti Giambellino e Lorenteggio con particolare attenzione (parte 1) alla nuova disciplina regionale dei servizi abitativi e (parte 2) allo specifico Masterplan che riguarda al futuro di Lorenteggio/Giambellino