Da qualche giorno è arrivata la notizia che i ricorsi al TAR contro i fogli di via, emanati dalla questura di Cagliari prima del corteo del 3 novembre, sono stati tutti respinti. I fogli di via emessi furono 12, sei persone tentarono la via del ricorso, una decise di non portare a termine l’iter giuridico, gli altri non ci provarono neanche per vari motivi. Questa sentenza non stupisce, si va ad allineare con numerosi identici provvedimenti emanati qua e la per l’Italia, dinnanzi ai quali tutti i Tribunali Amministrativi hanno dato uguale risposta, RESPINTO.
Per entrare un attimo nel tecnico, i fogli di via che sono stati portati sui banchi del TAR erano della durata di tre anni, dai comuni di Sant’Anna Arresi e Teulada (per alcuni di quelli che non hanno voluto far ricorso vi erano anche i comuni di Decimomannu e Arbus). Ora le vie possibili sono due, appellarsi al Consiglio di Stato o spostarsi in sede di processo legale, e sperare nella disapplicazione del provvedimento durante il processo per violazione dello stesso. Nel frattempo vi è la terza via, quella della violazione sistematica del foglio di via, perchè non si può accettare che siano simili provvedimenti ad intralciare le lotte. Lo scopo di questi fogli di via fu chiaro subito e il tempo non ha fatto altro che confermare quelle teorie, cercare di escludere, allontanare presunti elementi pericolosi dai contesti di manifestazione pubblica. E se ora, che dodici fogli di via sono attivi ne dovessero arrivare altre decine per ogni corteo? Più che mai la violazione in massa ci sembra l’unica soluzione.
Qui di seguito il comunicato del Comitato studentesco contro l’occupazione militare su questi fatti:
“12 maggio, il TAR ha respinto il ricorso contro i fogli di via da Sant’Anna Arresi e Teulada.
La motivazione del provvedimento è stata ritenuta “ampiamente e congruamente motivata”, data la presunta pericolosità per la sicurezza pubblica. Si precisa inoltre “che la misura del Foglio di Via obbligatorio è diretta a prevenire reati, piuttosto che a reprimerli”. Si parla di “un’oggettiva e apprezzabile probabilità di commissione di reati”quando si tratta, per la maggior parte, di persone incensurate, alcune delle quali abitano addirittura nelle zone limitrofe. Ci troviamo in una situazione assurda per cui delle persone solo per essere state identificate al di fuori del poligono di Teulada, non possono più tornare in quei luoghi per almeno 3 anni.
Si può cercare all’infinito la differenza tra repressione e repressione preventiva, sta di fatto che alcuni dei suddetti fogli di via sono stati notificati, guarda caso la mattina del 3 novembre, con il chiaro intento politico di compromettere la riuscita del corteo. Ancora una volta apprezziamo la corrispondenza tra giustizia formale e ingiustizia sostanziale.
Una giustizia che vede il pericolo in chi lotta per poter camminare liberamente sulla propria terra e non in chi la devasta con le bombe. Questa sentenza del TAR, che riprende la linea politica della Questura di Cagliari nei confronti del movimento contro le basi, ne è la prova lampante.
Recentemente come comitato studentesco siamo stati vittime di una perquisizione orchestrata dai militari ed eseguita del PM Pani, anch’essa si iscrive in un contesto di attacco alla libertà dei sardi di poter decidere le sorti del loro territorio e ne limita le libertà ma sopratutto la possibilità di informarsi di quando viene sparato e di quello che viene sparato in Sardegna durante le esercitazioni.
E’ in momenti come questo che il movimento che lotta contro le basi militari deve mostrarsi più unito e forte. Per questo abbiamo deciso tra aprile e maggio un tour che ha toccato diversi territori e che si concluderà il 2 giugno ad Oristano con l’Assemblea Generale Sarda contro l’occupazione militare della Sardegna.”