Alla vigilia delle due giornate di solidarietà internazionale con Marco Camenisch, un compagno della Cassa Antirep delle Alpi Occidentali ne ripercorre la biografia di rivoluzionario, dalle lotte degli anni 70 agli ultimi vent'anni trascorsi in un' autentica odissea carceraria, iniziata in Italia e che sta continuando in Svizzera, fino alle sue ultime vicende giudiziarie. “In un percorso contrassegnato dalla costante coerenza tra idee e vita vissuta, Marco è stato tra i primi a riconoscere il nemico non solo nello Stato e nelle sue emanazioni ma anche nei progetti del progresso, sbandierato come liberazione ma in realtà portatore di nuove schiavitù, del produttivismo che consuma esseri viventi e territori, della tecnologia, tentacolo mortifero che attanaglia le coscienze e il pianeta intero. E ha saputo inquadrare e combattere tutto questo nell’ottica di una trasformazione concreta e radicale dell’esistente. Lo ha fatto in libertà, scegliendo una vita sbrigliata dalle regole imposte e mettendo in pratica l’urgenza delle ostilità nei confronti di un ordine sociale ed economico che opprime e avvelena. Lo ha fatto dal carcere, con le iniziative di denuncia delle condizioni di reclusione per lui e per gli altri prigionieri, con gli innumerevoli scioperi della fame, con il suo continuo apporto alla crescita e alla circolazione delle idee e delle pratiche che chiamano a non rassegnarsi al disastro che ci circonda, ma a fronteggiarlo.” Infine un saluto dalla viva voce di Marco registrato nell'estate 2012. ascolta il contributo:
Due giornate di mobilitazione in Italia e Svizzera per la liberazione di Marco Camenisch
5-6 FEBBRAIO 2013
DUE GIORNATE DI MOBILITAZIONE
PER LA LIBERAZIONE DI MARCO CAMENISCH
IN ITALIA E SVIZZERA
Marco
è un anarchico ecologista prigioniero da oltre 20 anni nelle carceri
italiane e svizzere per la sua lotta condotta, fino dal 1979, contro
l’industria nucleare e la devastazione ambientale. Un anno dopo
l’arresto è evaso e dopo 10 anni di latitanza è stato riarrestato.
Nelle
carceri non ha mai piegato la testa e continua a contribuire alle lotte
con il suo essere ribelle e indomabile; è proprio per questo che lo
Stato elvetico si ostina a negargli la scarcerazione, nonostante Marco
sia già nelle condizioni legali per essere liberato.
Per non permettere che tale accanimento su Marco si protragga oltre è necessario mobilitarsi per la sua immediata liberazione.
E’
ora di fare sentire a chi lo tiene in catene che il nostro compagno non
è solo, e che la sua prigionia sarà sempre fonte di fastidio e guai per
gli interessi economici che tanto stanno a cuore allo Stato svizzero.
MARTEDI 5 FEBBRAIO PRESIDIO AL PALAZZO SVIZZERO DI PIAZZA CAVOUR A MILANO, A PARTIRE DALLE ORE 10.00
ALLE ORE 17 APERITIVO E ASSEMBLEA IN VILLA VEGAN OCCUPATA
via Litta Modignani 66 – Milano
Giornate
di mobilitazione per ribadire la nostra complicità a fianco di Marco
Camenisch, contro lo Stato e i suoi ulteriori tentativi di reclusione
Psichiatri,
assistenti sociali e criminologi, loro che tramite le commissioni di
cui fanno parte sono i nuovi carcerieri. Una matriosca di prigioni, una
galera dentro l’altra.
In principio troviamo la galera per la
condanna penale inflitta dal tribunale, poi al suo interno, durante
l’espiazione della pena, i carcerieri si tolgono le toghe per indossare i
camici bianchi ed esaminare e condannare il prigioniero; intendendo
l’indole criminale come una forma patologica da curare.
Marco in
questo periodo si trova sotto esame da parte di questa commissione, in
quanto avendo già scontato i due terzi della pena potrebbe beneficiare
della libertà condizionale. Spetta a loro dare una valutazione sul suo
rilascio, la quale sarà impugnata dal giudice per la decisione finale.
Un
iter che ormai è diventato prassi per tutti i prigionieri in Svizzera
condannati per reati violenti (assassinio, omicidio intenzionale,
lesione personale grave, violenza carnale, rapina presa d’ostaggio,
incendio, esposizione a pericolo della vita altrui o un altro reato
passibile di una pena detentiva massima di 5 o più anni con il quale ha
gravemente pregiudicato o voluto pregiudicare l’integrità fisica,
psichica o sessuale di un altra persona; art. 62d CP).
In questa
matriosca non possiamo fermarci a guardare il dito senza renderci conto
della direzione che esso indica; il carcere sta cambiando forma, da
luogo di privazione della libertà per un dato periodo a struttura dove
si cerca deferenza completa dell’individuo al giogo dello Stato.
.
Marco
in questi 20 anni di carcere ha sempre contribuito alla lotta,
rivendicando il suo essere anarchico ecologista e senza mai asservirsi
al volere dello Stato e del capitale.
I suoi carcerieri provano
invano a scalfire questa sua forte identità minacciandolo, tramite
queste commissioni, di rifiutargli la libertà condizionale e di
affibbiargli l’internamento: una misura detentiva che prevede la
detenzione indeterminata oltre il fine pena (art. 64 CP).
Essere
al fianco di Marco, per contrastare questo nuovo attacco dello Stato,
indirizzato come a lui anche a tutti i detenuti che non intendono
piegare la loro identità facendosela plasmare dai vari camici bianchi!
Il 5 e 6 febbraio sono state indette due giornate di mobilitazione.
E’
importante che ognuno si mobiliti creando più momenti possibili, che la
nostra complicità e solidarietà a Marco unite alla nostra rabbia e
determinazione si oppongano ai colpi sferrati dai suoi carcerieri.
CONTRO LO STATO E OGNI CARCERIERE !
MARCO LIBERO!