Turchia in fiamme. La rivolta per il Rojava

dyarbakir-300x168

Kobane, la città al confine tra Siria e Turchia, è stretta nella morsa dell’Is che ha sfondato nella parte sud ovest della città. I militanti dell’Is controllano tre quartieri della città, l’area industriale, Maqtala al-Jadida e Kani Arabane, e stanno tentando l’assalto ad alcune aree a nord ed est. In un loro comunicato le milizie di autodifesa hanno fatto il punto sulle ultime 24 di guerra nel 22 giorno dall’inizio dell’offensiva nel cantone di Kobane. Dichiarano le YPG/YPJ. “Le nostre forze hanno inferto seri colpi su tutti e tre i fronti coperti da un fuoco di sbarramento. I combattimenti si sono intensificati nei quartieri di Botan e Megtel sui fronti sud e est, intorno alle falde di Miştenur e nella parte nordest della città intorno alla regione di Kaniya Kurdan. Un attacco alla regione di Kaniya Kurdan è stato respinto. In tutte le aree hanno avuto luogo violenti combattimenti corpo a corpo. ISIS sta anche bombardando il centro della città di Kobanê con carri armati e fuoco di artiglieria.”

I miliziani dell’Unità di difesa del popolo curdo combattono da soli. A pochissimi chilometri da Kobane, appena oltre la frontiera tra Turchia e Siria, da giorni stazionano 10 mila soldati e decine di carri armati turchi. Sono schierati a meno di un chilometro dalla città, ma non hanno ricevuto l’ordine di intervenire. La Turchia interverrà “solo se la strategia degli Stati Uniti includerà un piano per il dopo Assad”, ha detto ieri in un’intervista alla Cnn il premier Ahmet Davatoglu.

La popolazione curda in fuga da Kobane continua a dirigersi verso la Turchia, nonostante la frontiera chiusa. Oltre 2 mila curdi siriani, compresi donne e bambini, sono stati evacuati. Si stima che 180 mila persone si siano rifugiate in Turchia dall’inizio dei combattimenti. Curdi vicini al PKK, gli anarchici del DEF hanno costituito una catena umana per aprire il passaggio ai profughi. La polizia turca ha reagito con lanci massicci di lacrimogeni.
Evidente la decisione del governo di Erdogan di lasciare all’IS il compito di fare piazza pulita con l’esperienza del confederalismo democratico, laico e femminista del Rojava.
La stessa richiesta di un corridoio tra Siria e Turchia è funzionale ad impedire che dal Curdistan turco arrivino armi, soccorsi, miliziani.

Ieri centinaia di curdi hanno fatto irruzione nell’Europarlamento a Bruxelles. L’irruzione ha provocato diversi feriti tra le forze di sicurezza. I manifestanti hanno sfondato il dispositivo di sicurezza della polizia e sono riusciti a entrare nel palazzo forzando una porta girevole.

Manifestazioni contro l’assedio a Kobane sono esplose in tutto il mondo, da Bruxelles a Berlino a Amsterdam, da Roma a Londra a Istanbul.
Le manifestazioni, cominciate lunedì, sono state represse nel sangue dal governo turco che ha imposto il coprifuoco in molte località curde. Sinora il bilancio è di 18 morti. La maggior parte uccisa dalla polizia che ha aperto il fuoco sulla folla, dai fascisti ultranazionalisti e dai simpatizzanti dell’ISIS, protetti dalla polizia. La notte scorsa è stata una notte di fuoco in tutta la Turchia e, in particolare, nelle aree curde.

Il bilancio più drammatico si è registrato a Diyarbakir, la più grande città a maggioranza curda, con cinque persone uccise. Ma anche nel distretto di Varto, nella città di Mus sono stati diversi i morti e decine i feriti. Scontri violenti si sono registrati nelle città curde di Hakkari, Van, Batman, Mardi, ma anche a Kadikoy, Ankara, Antakya, Antalya, e in altre città minori della Turchia dove la polizia ha caricato con pallottole, lacrimogeni e idranti.

Anche ad Istanbul si è svolto un presidio di protesta davanti al liceo di Galatasaray, conclusosi con pesanti scontri con la polizia.

Ne abbiamo parlato con Dario, un compagno che segue con attenzione le vicende nell’area.

Ascolta la diretta:

Turchia in fiamme. La rivolta per il Rojava