Chiude Buon Cammino, inizia l’era del nuovo super carcere di Uta

a4-oriz-01

eri alle 14 l’ultimo pullman di prigionieri è partito da Viale Buon Cammino con destinazione Uta, poco dopo è stata ammanaita la bandiera italica e si è così conclusa la storia secolare del carcere Cagliaritano. Per il più grande trasferimento di prigionieri della storia italiana (erano più di trecento gli ospiti da trasferire) sono stati mobilitati circa 500 uomini delle forze dell’ordine, elicotteri, moto, pattuglie e pullman blindati, il meglio che il ministero degli interni poteva offrirci.

E’ finita un’epoca, l’epoca del carcere dentro la città, del carcere come parte della città, visibile, udibile, conosciuto e temuto, è finita l’epoca delle chiacchierate da dentro a fuori superando almeno con il tono di voce quelle terribili mura, è finita l’epoca dei saluti lampo dei compagni ai prigionieri, dei fragorosi e luminosi capodanni sotto le mura, della comunicazione dei prigionieri alla città tramite le battiture.

Tutto questo non sarà più possibile nel nuovo carcere, o comuque sarà diverso.

La nuova edilizia carceraria prevede grandi distanze fra la recinzione più esterna e il carcere vero e proprio, a volte talmente grandi da non permettere neanche di sentire un urlo di saluto, vedremo come sarà a Uta…

Sarà il tempo a dirci se i prigionieri preferiranno l’agiatezza di questo nuovo super carcere o la cittadinità del vecchio. Probabilmente i parenti sanno già cosa pensare, il nuovo carcere dista circa 18 km da Cagliari, in una zona disabitata, frequentata solo da cattivi odori di fabbriche e discariche. I collegamenti dovrebbero essere garantiti da una nuova linea di bus della quale però non si sa ancora niente di certo.

Quel che si sa è che saranno ben contenti gli speculatori che ora si spartiranno il restauro e la nuova destinazione di Buon Cammino, contenti anche i tutori dell’ordine che tolgono dagli occhi della gente il più grande istituto di paura e repressione nonchè base essenziale dello stato e del capitale per difendere il proprio potere e ruolo.

A Uta oltre le celle per i prigionieri comuni sono stati costruiti anche i settori di alta sorveglianza 1,2 e 3 e specialmente un braccio per il 41bis, il carcere duro, l’isolamento. Se lo stato vuole nascondere questa tortura tra campi eolici, eucalipti e discariche, tocca a noi far si che non tutti si dimentichino del carcere e dei carcerati, stargli vicino quando avranno da lottare o meglio ancora cercare di lottare insieme a loro.

uta 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiude Buon Cammino, inizia l’era del nuovo super carcere di Uta