Arundhati Roy, Con gli insorti naxaliti nel cuore della foresta indiana, pp. 48, 3,00 euro
Benvenuti in India. La più grande Democrazia del mondo. Vessillo della Modernità trionfante. «…foreste, montagne e sistemi idrici vengono devastati dalle razzie delle multinazionali… interi ecosistemi vengono distrutti dalle miniere di bauxite e minerale ferroso…». Un «ecocidio» fatto di deportazioni, desertificazione e una vera e propria campagna militare, lanciata dal governo indiano contro la dilagante sollevazione armata delle popolazioni tribali e dei guerriglieri naxaliti. Sul cammino del Progresso, infuria la guerra civile… |
Introduzione
Sul cammino del Progresso, la guerra civile
Benvenuti in India. La più grande Democrazia del mondo. Vessillo della Modernità trionfante.
Nel 2008 «il ministro delle finanze … ha dichiarato che il suo progetto è l’urbanizzazione dell’85 per cento della popolazione indiana. Un cambiamento di questo genere richiederebbe un processo di manipolazione sociale di proporzioni impensabili, inducendo o costringendo circa 500 milioni di persone a emigrare dalle campagne alle città. Certo, se mai fosse coronato da successo, libererebbe enormi porzioni di territorio insieme a tutte le risorse naturali del Paese, che sarebbero così pronte per essere saccheggiate dalle multinazionali»1.
Mai nessuna follia totalitaria ha anche solo concepito stravolgimenti planetari e sociali di simili dimensioni. Ci voleva il trionfo dell’immondo connubio Democrazia e Sviluppo, per intraprendere in grande stile una simile avanzata verso il baratro. Ed eccoci qua. «Già ora foreste, montagne e sistemi idrici vengono devastati dalle razzie delle multinazionali … interi ecosistemi vengono distrutti dalle miniere di bauxite e minerale ferroso…»2.
Un «ecocidio» fatto di deportazioni, desertificazione e una vera e propria campagna militare, lanciata dal governo indiano contro la dilagante sollevazione delle popolazioni tribali e dei guerriglieri naxaliti.
Sul cammino del Progresso, infuria la guerra civile.
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Arundhati Roy è una scrittrice, non è una militante “maoista”. Armata di curiosità, ha vissuto con i guerriglieri naxaliti nelle zone tribali dell’India in cui brucia l’insurrezione, realizzando un reportage intenso, ricco di spunti preziosi. Non è un’ideologia preconfezionata, ma il contatto epidermico con i miliziani e con la gente dei villaggi, nelle giornate di marcia nella foresta e nelle notti passate insieme sotto le stelle, a dare forma alla sua narrazione e, con essa, alla sua limpida e inequivocabile scelta di campo.
Non mancano dubbi e domande, accenni di riflessioni sulle questioni più pregnanti e problematiche:
– la legittimità della lotta armata, innanzitutto (che cos’altro resta da fare di fronte a un’Economia sterminatrice e a un Governo genocida? Uno sciopero della fame? Un appello alle Nazioni Unite? Denunciare le multinazionali? Chiamare la polizia?);
– l’annosa questione delle dinamiche di interazione tra una minoranza organizzata e il popolo con cui convive e combatte (in questo caso la guerriglia maoista e le popolazioni tribali dell’India);
– non ultima, la rottura dei ruoli sociali, di genere, famigliari, tradizionali, che spesso l’irrompere della resistenza trascina con sé (da cui l’adesione alla guerriglia come fuga, ad esempio, dal soffocante maschilismo del villaggio).
Sono questioni spinose, che non vengono, per ovvie ragioni, analizzate a fondo in questo racconto, ma soltanto sfiorate, come immagini balenate nel corso di un viaggio e come tali restituite al ritorno, a chi sa e vuole raccoglierle.
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In questi anni, come centro di documentazione «Porfido», abbiamo affrontato diversi movimenti di resistenza, pubblicandone ricostruzioni e analisi. Il fatto che questi siano caratterizzati da riferimenti ideologici e metodologici tra loro così variegati, non rappresenta affatto un problema, men che meno una “contraddizione”. Sono le dinamiche reali – sociali, individuali, umane – che sottostanno ai percorsi di rivolta e di liberazione a costituirne l’anima autentica, ciò su cui vale la pena riflettere e con cui confrontarsi, molto più che le loro etichette, le loro ideologie e i loro simboli. Le “opinioni” degli insorti, per farla breve, ci interessano poco. Molto di più ci interessa quello che, in nome di tali opinioni, sono giunti a fare. Che sia l’identità berbera (nella Cabilia algerina)3 o l’attesa del dodicesimo Imam (nell’Iran e nell’Iraq sciita)4, che sia il dio della guerra Egbesu (tra gli ijaw del Delta del Niger)5, o il presidente Mao (per gli adivasi del Dantewada)6, sinceramente poco ci importa. Se c’è bisogno di loro per alimentar battaglie e infondere coraggio, avanti il prossimo, sono tutti i benvenuti.
Se aspettassimo di vedere le genti insorgere sotto le insegne, per noi più famigliari e rassicuranti, di un Marx o di un Bakunin, potremmo marcire nell’attesa. Come infatti, a quanto pare, sta succedendo.
Mentre dall’Asia all’Africa all’America latina non si contano i focolai di resistenza, in Occidente i detentori dei lumi della teoria, in grado di analizzare e comprendere, osservano e disquisiscono. Intanto il sangue scorre, tutto scivola sempre più a fondo, e noi con lui.
Diciamolo chiaro: non sappiamo più cosa farcene di teorie che non ci portino a combattere, di idee che non scavino trincee.
La guerra civile assedia già, da fuori, la fortezza occidentale.
Attende soltanto, sul fronte interno, i suoi nuovi partigiani.
«Porfido», agosto 2010.
NOTE
1 Arundhati Roy, Quando arrivano le cavallette, Guanda, Parma, 2009.
2 Ibid.
3 Si vedano: Groupe Communiste Internationaliste, Ulach smah! Nessun perdono! – Notizie dall’insubordinazione algerina, Porfido, Torino, 2002; Jaime Semprun, Apologia per l’insurrezione algerina, Alcuni amici italiani degli Aarch, Bologna, 2002. Entrambi i libretti sono al momento esauriti, ma è prevista la pubblicazione di una ristampa.
4 Aa.Vv., Fuoco alle polveri – Guerra e guerriglia sociale in Iraq, Porfido/NN, Torino, 2004.
5 Delta in rivolta. Pirateria e guerriglia contro le multinazionali del petrolio in Nigeria – Suggerimenti da una insurrezione asimmetrica (a cura di Daniele Pepino), Porfido, Torino, 2009.
6 Oltre al presente reportage, per approfondire la storia della guerriglia naxalita, consigliamo la lettura di: Piero Pagliani, Naxalbari – India. L’insurrezione nella futura “terza potenza mondiale”, Mimesis, Milano, 2007.
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Guarda l’intervista ad Arundhati Roy, “India, la resistenza degli ultimi“, all’indirizzo:
http://it.peacereporter.net/articolo/20982/India%2C+la+resistenza+degli+ultimi