di Pier Leone Porcu
Immersi nella solarità della ragione abbiamo lasciato che il mondo senza più ombre divenisse un sole, e l’anima uno specchio deserto. Così, domina ovunque il suo ordine, e nessuno distoglie mai lo sguardo da quell’utile quotidiano che ne regola il suo svolgersi, ben addentro a quell’unico modo di pensare rimasto in circolazione: il calcolare.
Tutto ciò che non vi rientra e quindi non è immediatamente leggibile dal sistema diventa stranezza, inconciliabile differenza da iscriversi in ciò che passa per follia. Cosa sia poi la follia in senso lato è presto detto: si presenta come uno stato della coscienza che interrompe il normale esistere quotidiano istituito dalla ragione, e in questa veste ne disarticola il suo ordine. Diventa, quindi, una minaccia per il sistema, in quanto funge da strumento di liberazione conoscitivo in misura che rompe con l’uniformità venuta a delinearsi tramite un intervenuto livellamento di tutte le possibilità, di essere, di pensare e di volere, date all’interno di un solo e medesimo quadro: la ragione. E tutto ciò che in quest’ultimo quadro rientra facilita la razionalità del sistema nel suo proprio riprodursi che contiene in sé già il proprio controllo, in quanto tutto ciò che si fa si lascia prevedere e quindi di per sé stesso controllare. Così il nostro io, perde di senso e di spessore, in quanto non è più fonte della nostra individualità, quanto invece espressione di una nostra avvenuta uniformità. Dove stiamo andando è notte in piena luce! Dall’altra parte ombra scavata nella profondità tenebra di silenzi, di uno sguardo sperduto nel nulla! Abisso voragine inesprimibile! Mia dolce… mia dolce follia! Nei tuoi angoli ci si può ferire, ma anche uccidere! Sguardo deserto di un’anima senza mare! Sguardo deserto del mondo senza ombre! Tutto il buio della piena luce! Tutta la notte senza luce! Dove va il mondo? dove vado io?
(estratto da ” Ammutinamento del Pensiero n.1, dicembre 1991) Giornale di Critica Anarchica.