L’immaginazione dell’evasione
“L’avventura sta nel liberarsi”
Salvatore Ricciardi
Evadere dalla realtà è sogno di molti. Riconoscere di essere prigionieri in un mondo dove è impossibile la realizzazione di se stessi, insieme agli altri, è il primo passo per poter comprendere quanto sia importante riconoscere le proprie catene, portate quotidianamente dalla nascita.
Il carcere non lascia nulla all’immaginazione, essendo la terrificante realtà della segregazione e dell’isolamento.
Niente è più abitudinario di essere rinchiuso in un luogo dove il tempo è il tuo peggior nemico, dove sei completamente in mano ai tuoi carcerieri, dove il tuo spazio è limitato da una gabbia, dove ogni tuo passo è sorvegliato da telecamere e dove sei continuamente registrato per muoverti in un luogo definito.
Se mi fermo un momento a pensare alla mia esistenza, anche al di fuori dal recinto, non vedo, con quanto citato prima, una similitudine? Qualcosa che richiama l’identico e il già vissuto?
Ecco che basta immaginare un po’ e la ripetizione delle misere esistenze piene di obblighi fuori dalla mura nutre, nelle decadente realtà, quello che succede dentro qualsiasi gabbia.
Luoghi differenti, perché vivere all’aria aperta è sempre meglio di una qualsiasi prigione, ma che usano e codificano lo stesso armamentario sociale che rigurgita controllo di continuo.
La sicurezza delle galere inizia con la sicurezza all’esterno delle mura, la sicurezza del commercio e il trionfo della società del denaro sono le sicurezze di cui il ricatto di finire in galera, assume una connotazione fondamentale per tenere tutto com’è.
Fra repressione fuori dal carcere e controllo dentro ogni prigione esiste un rapporto costante, fondamentale per chi dirige questa società. Un rapporto di vitale importanza per chi vuole continuare a forgiare l’unica comunità possibile oggi: quella del denaro, quindi dello sfruttamento.
Ecco che allora l’evasione dalle prigioni sia in modo materiale, sia dai nostri incubi mentali, rendono la nostra esistenza e di chi ci sta accanto un po’ avventurosa e rischiosa per cercare qualcosa che nessuno ha mai conosciuto: la vita.
Immaginare altri luoghi per trasformare i bisogni prigionieri indotti da questa società carceraria in desideri possibili.
Evadere e quindi disertare con una promessa ben precisa: la sedizione.
Quella pratica esagerata della libertà che può trasformare questo mondo in qualcosa di totalmente altro per cui vale la pena vivere.
L’immaginazione dell’evasione – Testo autoprodotto letto ieri al presidio anticarcerario