Non c’è fine alla violenza dell’esercito turco nella città di Cizre, nella provincia di Sirnak, che dal 14 dicembre vive un coprifuoco di 24 ore ininterrotto. Da quella data ad oggi almeno 73 sono le persone uccise dall’esercito di Erdogan, purtroppo un numero destinato ad aumentare se si considera che le autorità turche non permetto nemmeno alle ambulanze di avvicinarsi e così anche ai volontari impedendo quindi i soccorsi ai feriti. Uno scenario di rastrellamento casa per casa in una città sotto assedio.
La notizia che rimbalza da giorni sui siti kurdi parla di un edificio bersagliato da razzi e di feriti riparati negli scantinati che non possono uscire per trovare soccorso e tantomeno essere soccorsi. I militari sparano sulle ambulanze, non ci si può assolutamente avvicinare, 6 dei 25 feriti sono già morti. Da almeno otto giorni dentro le cantine si vive ormai senza cibo e acqua, l’ultima vittima per quello che sono le notizie giunte fino ad oggi sarebbe un bambino di tredici anni morto a causa
delle ferite riportate, che privato di cure e acqua non ha potuto che spirare.
Una crudeltà che non accenna a fermarsi, testimoni riferiscono di aver visto ad opera di esplosioni controllate dall’esercito che hanno fatto crollare i piani sovrastanti gli scantinati, molte le famiglie dei feriti e delle vittime accorse per poter dare aiuto ai propri cari ma di fatto allontanate a colpi d’arma da fuoco almeno un centinaio di metri da questi palazzi che si stanno trasformando in tombe.
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