A. M. Bonanno espulso anche dallo stato messicano

bonnano

Dai compagni sud-americani si viene a sapere che ad A. M. Bonanno, che doveva partecipare alla  Jornadas Informales Anárquicas, gli è stato negato l’accesso anche nello stato del Messico così come era accaduto per il Cile.

Sembra chiara la linea repressiva che stanno attuando gli stati del Sud America, in particolare, negli ultimi tempi: un compagno morto (Sebastian Oversluij), continui arresti, collaborazione con gli stati europei come è accaduto nell’arresto di Francisco e Monica a Barcellona insieme ad altri tre compagni scarcerati dopo cinque giorni, montature giudiziarie come nel “Caso Bombas”, l’arresto di Victor Montoya e molte altre ancora.

L’espulsione dal Cile e dal Messico di Bonanno lascia intendere una nuova strategia che vorrebbe andare a distruggere i rapporti internazionali tra i compagni. Un ulteriore alzamento e rafforzamento delle mura di cinta delle frontiere di ogni stato, che tenta di fare delle stesse nazioni delle vere e proprie carceri all’aperto per i soli “residenti”.

Ma nonostante tutto sarebbe un’errore il solo pensare di essere “vittime” degli stati e delle loro frontiere. L’uomo volendo è incontrollabile.

Allo stesso momento è incontrollabile anche la paura degli uomini di potere che non dormono sogni tranquilli nonostante si pavoneggiano tra il lusso, l’autorità, ed il pensare di essere intoccabili. Se arrivano ad alzare ulteriori barriere è solamente, ed unicamente, perché hanno paura che un’immensità di scintille diventino la fiamma che arderà e carbonizzerà ogni forma di potere.

Se negli stati dell’America latina stanno alzando ulteriori barriere è solamente perché le autorità iniziano ad annusare il fumo di una fiamma che sta per accendersi, specialmente in Cile e Messico dove le scintille e le sfiammate già da qualche anno iniziano ad avere una frequenza molto elevata.

 

Gli stati di tutto il mondo sono un’immensa spiaggia che si forma con un’infinità di granelli di sabbia.

Noi siamo alcuni di quei granelli di sabbia…

Sarebbe un’enorme errore pensare di essere diversi dagli altri granelli; sarebbe un immensa bugia che ci racconteremmo tra di noi giusto per prenderci in giro e pensare di essere più liberi degli altri granelli.

Noi siamo parte di quella spiaggia perchè ognuno di noi, anche se nella costante lotta quotidiana contro il dominio, accetta le regole del modello di vita incoerente con le nostre idee.

Noi siamo granelli di quella spiaggia che noi stessi tanto odiamo, ma rispetto a milioni e milioni di nostri simili siamo i granelli che stanno in superficie; granelli che il vento della rivolta fa volare da una parte all’altra della spiaggia, facendoci passare anche attraverso le barriere e raggiungere qualsiasi punto di quella stessa ed enorme spiaggia.

Siamo granelli che ogni tanto escono dalla spiaggia e vanno a bloccare gl’ingranaggi della macchina autoritarià.

Siamo granelli che per un processo naturale si compattano e diventano pietre che spaccano i vetri dei loro palazzi

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