Nuova condanna – dopo quella per l’occupazione della Prefettura – comminata dal Tribunale di Vicenza per i NoDalMolin. In tre, infatti, sono stati condannati a sei mesi ciascuno per un reato gravissimo e contro il quale il Pubblico Ministero ha sentito il bisogno di agire d’ufficio, ovvero senza che alcuna presunta parte lesa abbia ritenuto necessario fare denuncia.
I fatti? Durante una delle tante manifestazioni contro la nuova base Usa al Dal Molin furono tagliati tre montanti che, sopra le recinzioni dell’area, sorreggevano il fil di ferro. L’iniziativa, a cui hanno partecipato centinaia di persone, voleva dire, anche attraverso la simbologia, che quell’area, da militare, doveva diventare civile. E – per questa ragione – i manifestanti rimossero alcuni metri di filo spinato (lasciando, peraltro, intatta la recinzione), un modo per convertire pacificamente il futuro di quel territorio.
“Colpiscine qualcuno per educarne cento”, deve aver pensato il Pubblico Ministero. Che, nonostante l’assenza di una denuncia di parte, ha deciso di dover procedere ugualmente, chiedendo nove mesi di carcere per qualche metro di filo spinato. Il giudice ha valutato che, per un reato così, sei mesi possono bastare.
E così, mentre lo stesso nuovo tribunale di Vicenza è fuori legge e si moltiplicano gli scempi ambientali nel nostro territorio, e mentre gli esposti per le opere costruite abusivamente dagli statunitensi al Dal Molin sembrano essere scomparsi, sulle spalle di chi si batte per la propria terra casca un’altra condanna. Giustizia è fatta.