Anche quest’anno, con monotona regolarità di calendario e triste preparazione d’inverno, la data del venticinque dicembre è qui come un avvenimento calcolato, conosciuto ed inevitabile, a riscuotere la considerazione insipida dell’ipocrisia convenzionale. La neve ugualmente e desolatamente bianca nelle campagne, e calpestata e sporca nelle vie delle città, stende il suo mantello sulla superficie del mondo, coprendolo d’un gelo immobile che sembra l’espressione tangibile d’una metafora d’inerzia; di nulla e di morte.
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