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Gli abiti nuovi di Alain Badiou (it/fr)

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Séverine Denieul
«Kant ha creato il linguaggio della modernità filosofica. E così come abbiamo iniziato a dire
che Derrida non era che una parentesi — geniale, ma una parentesi — fra Heidegger e Badiou;
così come abbiamo osato affermare che Heidegger non era che una parentesi
— cruciale, ma una parentesi — fra Hegel e Badiou; adesso possiamo arrivare alla temerarietà
di affermare che Hegel non è che una parentesi — grandiosa, ma una parentesi — fra Kant e Badiou».
(Mehdi Belhaj Kacem, L’Esprit du nihilisme: une ontologie de l’Histoire, Fayard, 2009)
«Uno dei tratti più caratteristici della nostra cultura è l’onnipresenza della chiacchiera. Ognuno di noi ne è consapevole — e ha la sua parte di responsabilità. Ma tendiamo a considerare naturale questa situazione.
La maggior parte delle persone hanno fiducia nella loro capacità di riconoscere la chiacchiera e di evitare di rimanerne ingannati. Così questo fenomeno solleva assai poche inquietudini e non ha suscitato studi approfonditi».
(Harry G. Frankfurt, De l’art de dire des conneries, 10/18, 2006)
Il minimo che si possa dire è che, coi tempi che corrono, è quasi impossibile non inciampare sull’ultima opera in ordine cronologico di Alain Badiou. Autore prolisso quanto mai, si vede affabulato da un numero incalcolabile di titoli o definizioni che alla lunga sembrano essere riusciti a convincere il grande pubblico dell’importanza della sua opera: «maître à penser», «pensatore radicale», quando non «chirurgo del concetto» (Rémy Bac), nessuno rinuncia a concedere al filosofo uno statuto d’eccezione. La sua volontà dichiarata di «rifondare la filosofia» lo porta a coprire tutti i campi del sapere: la politica, l’estetica, le matematiche, la letteratura attraverso il romanzo, la poesia o la scrittura di testi teatrali. Autore di opere su Beckett, ma anche su Platone, Wittgenstein e San Paolo, Badiou incarna nei media il pensatore «geniale» capace di mettere in parallelo nozioni complicate con opere molto differenti tra loro. Erede della filosofia “continentale” più astrusa (Heidegger, Lacan, Althusser), Badiou ha in effetti quella forma di spirito particolare, così caratteristica della nostra epoca, che consiste nell’incrociare nozioni e ambiti distanti le une dagli altri per farne una sintesi «personale» che, lungi dal chiarire i problemi, li rende ancora più oscuri. È il caso, ad esempio, dell’accostamento che opera fra il marxismo, la psicanalisi e la matematica.
Tutto ciò costituisce solo una parte delle sue attività, in quanto si considera anche un pensatore appartenente all’«ultra-gauche» (termine che non rinnega), nell’esatta linea staliniana e maoista dei maître à penser politici degli anni 60. Nel 1985 ha fondato, con Sylvain Lazarus e Natacha Michel, un gruppuscolo politico «postleninista e postmaoista» chiamato «l’Organizzazione Politica».

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