Oggi o domani

machorka130

Articolo scritto da Louise Michel ne L’Endehors, No. 63, 17 Luglio 1892.

Ogni giorno è buono per cancellare un tratto.[…]
Tutti, tutti agiscono per ferire l’eterno nemico.
Ci saranno, senza dubbio e molto probabilmente, dei cataclismi, 

con colpi d’unghie velenose verso costoro.[1]

Era meglio se questi banditi completavano il loro lavoro. L’impalcatura è innalzata, la festa è iniziata e il fuoco batterà le ali sopra l’apoteosi di questo spettacolo.
Il sangue di Ravachol che schizza a spruzzi sui collari e polsini dell’uomo freddo dell’Eliseo.
L’Eliseo! Questo è il punto che attira gli sguardi! Da esso salirà in aria il bouquet finale, e la croce di Nostra Signora della Strage sarà il lampione.
Il sole è sorto rosso nel prologo, e rosso sarà impostato.
Sì, tanto meglio; è necessario che questo finisca, in quanto noi ariamo un campo dove le istituzioni maledette ci tolgono il sangue.
Lasciate che gli schiavi, più sviliti che mai, gridino e intonino la Marsigliese! Un attimo è sufficiente per cambiare questi cani docili in lupi; i venti soffiano per la libertà.
Pompei ballava quando il Vesuvio eruttava.
Le tracce di sangue lasciate da Deibler [2], da una città all’altra, indicano la strada dei carnefici fino a Montbrison, dove hanno ucciso il dinamitardo, il ribelle, l’anarchico che ha cantato mentre lo conducevano alla ghigliottina.

Questo è ciò che è veramente bello: la visione di coloro che muoiono per la giustizia sul tronco orribile della forca, sul blocco, col collo attaccato alla sedia della garrota o coinvolto nella famigerata e infame mezza luna del patibolo…essi cantano della punizione che gli viene offerta.
Nella baia luminosa che taglia la notte della morte, che non è al di là della libertà ignota, il mondo viene preso e posseduto dall’umanità, illuminata dall’alba nuova dei nuovi tempi;
Come un magnete, come il progresso limitato attira gli uomini di diversi ideali, essa sarà come una pietra miliare di una strada che, avanzando in essa, condurrà verso il futuro.

Come la terra lavata dopo le tempeste di pioggia, una intensa vita germinerà dal passato sepolto: alcuni incerti, per via di un’alba che copre l’infinita distanza di alcune epoche di armonia, di scienza e dell’amore intraviste nell’eternità; non è abbastanza per ridere dei tormenti?
E’ fortunato che sotto le pietose circostanze correnti sia considerato codardo, o è quello che ci vogliono far vedere.
E’ meglio così.
Essi hanno voluto questo.
I verdetti spietati richiedono come risposta: Tutto è buono, anche le botte e le parole velenose!

Le briciole gettate alla folla alle celebrazioni provocanti, sono coperte del sangue del Ravachol; in questo modo, nelle notti della caccia, si getta del pane insaguinato dei minatori della cava ai cani.
Egli, sognando la felicità di tutti, ha gettato la sua vita, con passione, nei volti dei carnefici.
Tanto meglio se i monti si arrabbiano: l’intensità della battaglia sarà breve, non ci saranno piccoli mezzi, non ci saranno più sciocchi rimorsi!
Il Deibler dell’Eliseo, tra l’altro, non potrà impedirlo. Anche se per poco, la battaglia accadrà domani o domani l’altro…che importa!

Così implacabile sarà, così tante persone avranno lo stesso obiettivo, tanti uomini convinti con la stessa pazienza instancabile, lo stesso disprezzo per la morte. Il momento è imminente.
Ognuno farà il proprio lavoro e saranno mille e più; e tanti piccoli Ravachol spunteranno che non gli daranno il tempo di reprimere.
Le strade, a quel punto, non saranno più trasformate in macelli, ma saranno i macelli a saltare in aria.
Non è con i desideri che l’uomo dell’età della pietra ha preso la caverna, in cui i grandi felini, pacificamente, divoravano la loro preda.
Che ognuno, come Ravachol, agisca secondo la propria coscienza, rimproverando le vittime inconsapevoli, senza lasciarsi prendere dall’esitazione, perchè è un nobile pensiero la liberazione del mondo.
Salute per il successivo lampo tonante sopra i palazzi, per l’incendio immenso che concluderà l’orgia!
Niente dà più alla lotta che la tortura di un orgoglioso, coraggioso uomo. Non è più il momento di piangere i morti: devono essere vendicati e questa volta sarà vendetta per tutti e per sempre.
Ecco la battaglia senza pietà, dove i bambini perduti della libertà si offrono con gioia.

Note

[1] E’ una citazione dell’articolo di Zo d’Axa, “14 juillet Sanglant,” L’Endehors N ° 62, 10 Luglio 1892
[2] Anatole Deibler, boia francese (1885-1939), responsabile per le esecuzioni di Ravachol, Auguste Vaillant, Emile Henry, Sante Caserio, tre membri della banda Bonnot e di altri 395 uomini

 

L. Michel donna libertaria

Louise nasce a Vroncourt, piccolo borgo dell’alta Marna da Etienne Demahis e da Marianne Michel. Etienne è sposato con Carlotta ed ha un figlio, Laurent. Carlotta, di idee abbastanza aperte, accetta che Marianne e Louise restino al castello, amando quest’ultima come una figlia. Il padre e Carlotta le consentono una libertà fisica assoluta, per cui riceve una educazione non sessista, diversa da quella che hanno le bambine alla sua età.
Il padre è attento ai suoi giochi e le trasmette l’amore per la lettura. Le spiega i primi libri, le racconta le scene della rivoluzione, le trasmette l’odio per l’impero, la compassione per gli umili e i deboli, l’amore per gli animali, la sete di sapere. Louise ricorda: “mi spiegava i diversi libri che leggevamo insieme…”.
Dal lato materno è circondata dall’affetto di molte donne: Marianne, la madre, una donna semplice e bella che adorerà tutta la vita, la nonna materna e la zia Vittoria, il cui misticismo la influenzerà profondamente.
Louise ha un’educazione atipica, infatti più tardi dirà: “Le fanciulle allevate nella scempiaggine sono disarmate… non ho mai capito perchè ci sia un sesso di cui si cerca di atrofizzare l’intelligenza come se ce ne fosse troppa”.
Per 15 anni vive un periodo felice,fino a quando scopre di essere figlia illegittima. A 20 anni viene allontanata dal castello per questioni di eredità.
Queste esperienze acuiranno la sua sensibilità circa la condizione femminile e segneranno le sue scelte di donna: “Ovunque l’uomo soffre nella società maledetta, ma nessun dolore è paragonabile a quello della donna”.
“E’ necessario che una donna abbia mille volte più calma degli uomini, davanti ai più orribili avvenimenti. Non può lasciarsi scappare nel dolore un moto oltre l’ordinario. Gli amici, ai quali suscita pietà, i nemici, animati dall’odio, sono ben felici di mandarla in qualche casa di cura. Io ho verificato sempre con pena che noi siamo una casta a parte, resa tale attraverso i secoli. Quando noi abbiamo del coraggio diventa un caso patologico”.
Forse è tale coscienza che sottrae Louise al ruolo tradizionale attribuito alle donne.
Ella sceglie di non sposarsi e di non avere figli: “Io ho giurato di non sposare mai; la vita maritale mi fa orrore”.
Ad un pretendente dice che se vuole sposarla deve uccidere l’imperatore: “rischiate la vostra vita, perchè io rischio la mia libertà”.
Pare che abbia amato un solo uomo, Theophile Ferrè, molto più giovane di lei senza essere corrisposta.
“Non ho voluto essere razione di carne per l’uomo nè dare schiavi ai Cesari”.
Louise rileva come l’oppressione e la considerazione di donna-oggetto attraversino le donne di tutte le classi sociali.
“Mercati dove si vendono le belle figlie del popolo mentre quelle dei ricchi sono vendute per la loro dote… L’una la prende chi vuole. L’altra la si dà a chi vuole”.
Louise dopo la cacciata dal castello va a vivere ad Audeloncout nel paese materno. Da questo momento la sua vita sarà dedicata al lavoro di istitutrice, allo studio e alla politica.
Apre una scuola libera, segue i corsi di Chaumont, anche quelli fino ad allora frequentati solo da maschi – matematica, scienze naturali e fisica – scrive sul giornale di Chaumont attirandosi le prime ire.
Louise ha scelto di non vivere la condizione femminile, ma è sempre circondata da donne. Lascia la madre e si trasferisce a Parigi dove va a lavorare, insieme alla sua amica Giulia, dalla signora Vollier, che sarà per lei una seconda madre piena di attenzioni e tenerezza. Sorveglia che Louise si nutra, che curi il suo aspetto fisico poichè, assorbita com’è solo da attività intellettuali, è aliena da ogni civetteria.
La madre le invia regolarmente qualche risparmio.
Una debolezza di Louise è l’acquisto di libri. La signora Vollier deve pagare con i soldi riservati alla pigione una cambiale che Louise ha fatto per acquistare i libri.
Con i soldi dell’eredità apre una scuola a Montmartre. Anche qui a Parigi la sua vita trascorre tra il lavoro, l’attività intellettuale e le riunioni politiche.
Abbiamo visto come Louise influenzata dalle idee paterne è una repubblicana che combatte per la caduta dell’impero. In questo periodo si lega d’amicizia con le femministe Maria Deraismes, Andrè Leo e con George Sand, della cui figlia è istitutrice.
Prende parte al gruppo “i diritti delle donne” che attacca i valori patriarcali. Ancora più attiva è la sua partecipazione ad un’associazione femminile per il lavoro.
Louise, a contatto con uomini progressisti, ha modo di rilevare quanti pregiudizi avevano nei confronti della donna: “gli uomini più progressisti applaudono all’idea di uguaglianza dei sessi. Ho potuto constatare che come prima e come sempre ancora gli uomini, senza volerlo, vuoi per abitudini o vecchi pregiudizi, vogliono sì aiutarci, però si accontentano solo di sembrarlo. Prendiamoci allora il nostro posto e non aspettiamo d’averlo”.
“Durante il periodo delle lotte per l’avvento della repubblica, poi per la difesa della “Comune”, tutti appartenevamo alla rivoluzione; non si chiedeva di che sesso fosse uno quando si trattava di compiere il proprio dovere “. Però Louise è sempre presente a tutte le iniziative di quel periodo prese solo dalle donne. Ricordiamo, tra le tante, la barricata fatta solo da donne per difendere la Comune.
Louise rileva il coraggio delle donne: “Le donne, quando vale la pena di combattere, non si tirano indietro. Il vecchio lievito della rivolta che è in fondo al cuore di tutte fermenta rapidamente”. In questo periodo si considererà una combattente, non una donna. Tuttavia denuncerà la misoginia di certi rivoluzionari durante la Comune.
Nel viaggio verso la Caledonia, Louise diventa anarchica. Ha modo di ripensare a distanza tutti gli avvenimenti e si rende conto che il POTERE corrompe anche gli animi più nobili.
In Caledonia approfondisce i suoi studi scientifici e si dedica all’educazione dei bambini Canachi.
Osserva le dure condizioni della donna anche in questa isola e dirà: “Ho visto laggiù in Caledonia gli uomini che caricavano le loro donne come si carica un mulo”.
Qui ha modo di riflettere e di confutare varie argomentazioni circa l’inferiorità della donna, espresse anche da anarchici come Proudhon, per il quale “esse possono essere solo massaie o cortigiane”. “Non è vero forse che la vanità stupida mette tra gli argomenti circa l’inferiorità delle donne, la maternità o altre circostanze che impaccerebbero nel combattimento?”.
Vediamo quindi come Louise anticipi tante riflessioni del recente movimento femminista.
Louise attribuisce la responsabilità del perdurare di tali condizioni anche alla donna “costretta a ricorrere all’astuzia, alla dominazione occulta, che sono le armi degli schiavi”.
Al ritorno dalla Caledonia dedicherà la sua vita alla propaganda anarchica in giro per l’Europa: la rivoluzione imminente pone tutto in secondo piano.
In questo periodo muore la madre e la sua amica Maria Ferrè, che l’aveva molto sostenuta con le sue lettere, quando era in esilio.
Conosce Emma Goldman e con lei conclude che la richiesta di uguaglianza è una “stupidaggine se porta le donne a governare”. Quindi per questo non la vediamo più partecipare alle lotte delle donne che in quel periodo sono impegnate ad ottenere gli stessi diritti degli uomini. “State tranquilli noi non siamo tanto stupidi perchè questo significherebbe perpetuare l’autorità… I vostri titoli, bah, non ci piacciono gli stracci, fatene quel che volete, sono troppo rappezzati, troppo striminziti….quel che vogliamo è la scienza e la libertà….. tenete questi abiti smessi, non ne vogliamo”.