LA COSTITUENTE

IMG_8111

Auro d’Arcola

L’inesorabile offensiva persistente della reazione statale e capitalista, ha posto a repentaglio anche la posizione dei mestieranti più palesi del socialismo politico e sindacale. — Poiché le forze bianche costituitesi in Partito col duplice organismo politico e sindacale, tendono con ogni mezzo legale ed extralegale, blando, insidioso e violento, ad assorbire e svuotare i quadri dei rossi e metterli fuori gioco dal conteso terreno del predominio sulle masse.

Gli anfibi del confederalismo social-democratico che sentono scosso il loro prestigio, che vedono distrutte o espropriate le loro molteplici istituzioni e con esse le comode sinecure, che vedono violate e calpestate le stamburate conquiste parlamentari e corporativiste, vilipese le magnificate guarentigie dello «Stato liberale…» e quel ch’è peggio, che sentono la tremenda minaccia alle reni che intima: «o la borsa o la vita» — cercano con la consumata abilità propria dei conformisti una via di scampo purchessia onde ingraziarsi il nemico travolgente e mantenersi in equilibrio…
Ora è la volta di Lodovico Calda, versipelle matricolato e tipico esponente di quel funzionarismo sindacale parassitario che ha fatto delle Camere del Lavoro tante succursali di prefettura e della Confederazione industriale al servizio del governo e del capitalismo e che infine ha trascinato il proletariato di passo in passo nel baratro mostruoso delle odierne sventure.
L’emerito funzionario social-democratico, dunque, nella sua qualità di segretario delle Organizzazioni Portuarie e nel nome di questo, con un ordine del giorno ove si espongono diversi «considerando» fra i quali alcuni con cui si ripudia il Socialismo, l’Alleanza del Lavoro, la lotta di classe ed il «patto di alleanza» col Partito Socialista… invoca e propone la «Costituente Operaia» per la creazione del famoso «Partito del Lavoro», o meglio dell’organismo che raduni e comprenda tutte le organizzazioni operaie italiane senza distinzione di colore…, mediante la proclamazione di un nuovo Statuto, la rinnovazione e ampliamento degli organi direttivi!…
Frammassoni o popolari, socialisti e fascisti, repubblicani, comunisti e sindacalisti… già tutti in un bel fascio sindacale unitario… «senza colore» o di «tricolore»!
«Ma che roba è questa?» — si domanderanno i proletari sbalorditi! «Viste le cose come stanno» — spiega Lodovico Calda — ogni espediente che valga a salvare… l’epa e il foraggio al polluto funzionarismo sindacale è lecito.
Quindi ben venga il famigerato «labourismo» antiproletario, il nefasto «gompersismo» trafficante, lo «Stato grigio» del Lavoro, sotto i felicissimi auspici del grigio e nefasto Lodovico Calda.
Peccato che la lardosa pappagorgia del funzionario genovese non abbia apertamente invocato anche la fusione della Confederazione degli industriali nell’«Organismo Sindacale Unitario»!!! Per quali ragioni dovrebbe essa restarne esclusa? Per salvare le apparenze e il camufflage della vecchia, stolida commedia con cui i pastori sindacali possano perpetuare insieme ai capitalisti la tosatura dello smunto gregge lavoratore?
Ma per non vederla ed intenderla oramai i lavoratori bisognerebbe che fossero dei ben duri montoni.
Noi invece «viste le cose come stanno» — a differenza di tutti i Lodovico Calda del burocratismo sindacale — invitiamo i lavoratori a liberarsi una volta per sempre dai ceppi di tutte le organizzazioni e dal conseguente pungiglione vampiro di tutti i funzionari e mestieranti; per fare da se stessi.
È ben ora che abbiano imparato duramente a loro spese, che allo sfruttamento padronale cui sono soggetti, si aggiunge lo sfruttamento non lieve degli intermediari, funzionari ed organizzatori di professione che si sono moltiplicati in un vero esercito con il maggiore sviluppo degli organismi sindacali operai.
Senza pertanto ottenere da questi, le classi lavoratrici, la loro emancipazione e liberazione dal giogo capitalista; ma cadendo nelle vane, illusorie, pervertitrici insidie del riformismo salariale, politico economico, che maggiormente le asservisce.
Non dimentichino gli operai che «l’emancipazione dei lavoratori deve esser opera dei lavoratori stessi», il che significa non dover attendersi il bene e la redenzione dalle promesse degli altri, siano essi capi organizzatori o parlamentari; ma conquistarsi l’uno e l’altra con le proprie forze.
Nel mutuo sforzo, nella lotta diuturna e diretta dei proletari faticanti, organizzati naturalmente sui posti di lavoro, liberatisi da tutti i capitani di professione e da tutte le pastoie dei gerarchismi sindacali del funzionarismo operaio di ogni colore, contro l’usurpazione e l’oppressione dello Stato e del capitale; è unicamente possibile la salvezza del mondo del lavoro.

Auro d’Arcola