Harry Goni (Enrico Arrigoni)
Ogni vittoria duratura è il risultato di uno sforzo continuato, di una convinzione profonda nella bontà e necessità della meta da raggiungere, di una persistenza e volontà inalterabili di fronte alle difficoltà e magari agli insuccessi che ogni opera da realizzare porta con sé.
Ma perché il trionfo non accompagna immediatamente l’azione, si deve per questo rinunciare a perseguire il nostro scopo? Giammai! Se siamo convinti della bontà d’una cosa, più difficoltà incontreremo che si frapporranno alla sua realizzazione e più energia, più ostinazione dobbiamo usare per farla trionfare. Le opposizioni, le difficoltà non possono servire che da stimolo alla nostra volontà di realizzazione. Coloro che perdono rapidamente la fiducia, che si scoraggiano alle prime opposizioni, non possiedono tempra da lottatore, non porteranno a compimento alcuna opera.
Voi vi spaventate e vi perdete d’animo perchè siete soli o in pochi a volere una cosa? Perdete la fiducia nel compito stesso che volete eseguire solo perché vi vedete abbandonati o non trovate attorno a voi, immediatamente, quei sostegni ed incoraggiamenti che vi attendevate? Ebbene, lasciate che ve lo dica: non arriverete mai alla vostra meta per opera vostra. Starei per dire che non arriverete mai ad alcuna meta.
Eppure, se siete anarchici, non dovreste spaventarvi della solitudine. Da quando è nato il movimento anarchico ci siamo trovati quasi sempre soli, perduti in un mare d’indifferenza ed ostilità, a volere l’anarchia. Fummo soli ieri, soli siamo ancor oggi. E quando sembrava d’essere in molti a volere l’anarchia, forse proprio allora eravamo ancor meno a sapere ciò che essa significasse realmente. Poiché l’anarchismo non è e non sarà mai un movimento di massa, finché le masse non cambieranno totalmente il loro cervello. Ma le masse non potranno trasformarsi intellettualmente, divenire più libere nei loro giudizi, finché saranno guidate da demagoghi incoscienti gli uni, troppo furbi gli altri, la cui mentalità non è superiore a quella della massa stessa, e ben inferiore in sincerità, nobiltà, ed anche disinteresse.
Il gregarismo, il concetto di massa si può applicare al nostro stesso movimento. All’udire ognuno di noi, non v’è uno che non sia libero e indipendente… Pura illusione, perché in realtà la maggior parte degli anarchici si lascia influenzare, dominare da poche personalità nel nostro movimento, e spesse volte (la storia è di ogni giorno) turlupinare da qualche furbacchione che, disgraziatamente, non fa mai difetto nemmeno fra di noi.
Voi direte: siamo vittime della nostra buona fede e del nostro spirito di solidarietà verso coloro che sono o crediamo siano vittime del nemico.
Vada pure per la buona fede; ma in quanto al vostro spirito di solidarietà, permettetemi di dubitare un tantino. Se non volete permettere il mio dubbio, permettetemi per lo meno di chiedervi: perché la vostra solidarietà non è uguale per tutte le vittime nostre, umili e celebri? Perchè per queste ultime vi lasciate togliere anche la camicia, per le prime grugnite tanto quando dovete dare qualcosa? La ragione è semplice: massa! Sono i lumi che più brillano che attirano la vostra attenzione, che vi abbagliano, e nel dare sperate di brillare un pochettino anche voi della loro luce, o per lo meno sperate di attirare su di voi l’altrui benigna attenzione. Non volete che vi si chiami massa, ma della massa, oltre alla buona fede, avete pure l’ambizione di strisciare attorno alle personalità, farle testimoni di tutto il vostro servilismo, circolare nel circolo della loro celebrità. La loro celebrità è fatta naturalmente della vostra imbecillità.
Poiché la sfacciataggine non è un onore per nessuno, la cultura è frutto delle circostanze, e l’intelligenza è puramente un dono della natura. Voi potete nascere una persona intelligente, come potete nascere un idiota. Le circostanze ambientali correggeranno questo difetto della natura; ma in molti casi faranno di un intelligente un idiota, e di un somaro un uomo colto. Non vi è, perciò, alcuna ragione perché vi mettiate in ginocchio innanzi alle persone intelligenti o ai ciarlatani, e disprezziate gli umili o i poveri ignoranti. Facendo ciò non fate altro che dimostrare il vostro servilismo e, a vostro turno, la vostra ignoranza. Con tale stoffa umana è ben difficile fare di voi una personalità libera.
Non vi piace che ve lo dicano? Ma raddrizzate la schiena, allora, e nessuno oserà mai più prendervi né per uno schiavo né per un somaro.
L’intelligenza non si adora né le si innalzano incensi. Si fa di tutto per comprenderne gli insegnamenti, imitarla e sforzarsi di superarla con tutta la volontà: è il cammino verso la creazione della vostra personalità. Al ciarlatanismo si fa il vuoto attorno e lo si soffoca se tenta di sorgere anche in noi, perchè in ognuno di noi vi è nascosto un ciarlatano in erba: è il cammino della vostra dignità e del vostro proprio rispetto. Il servilismo, se non volesse uscire dal vostro corpo, potete metterlo in un sacco ed affondarlo nel fiume, o condurlo (voglio dire il vostro corpo) nella stalla, che quello è il suo posto; il cammino dell’essere umano conduce altrove.
Osate, quindi, essere individui! Il cammino verso l’anarchia consiste nell’uccidere in voi il servo. Fino ad ora anche la massa anarchica segue una manciata di personalità, dice quello che dicono, fa quello che le dicono di fare ed impreca contro coloro che cercano di distruggere questa sua sottomissione. In realtà la massa anarchica ha paura che le celebrità e le persone cosiddette intellettuali la chiamino ignorante. Perché ogni disobbedienza, ogni specie di riserva, ragionamento non conforme, critica verso di loro, gli intellettuali la prendono come una offesa personale, una mancanza di rispetto alla loro autorità intellettuale, e non è raro vederli perdere il controllo di se stessi, andare su tutte le furie e chiamarvi ignorantoni. E non si può dar loro tutti i torti se si applica al presente stato della massa anarchica, nella quale, per non offendere nessuno, vogliamo includere pure noialtri.
Vogliamo, forse, disonorare l’intelligenza? Tutt’altro, crediamo noi! Rifiutandoci di essere gli schiavi di qualcuno, le rendiamo il massimo degli onori.
Infatti, non possiamo onorarla, l’intelligenza, se non distruggendo in noi ogni servilismo e facendo di noi degli esseri umani con dignità e carattere propri.
[Eresia, n. 7, dicembre 1928]