Lettera arrivata a varie realtà dalla FAI informale (2007) it/es

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Le informazioni qui pubblicate hanno il solo scopo di fornire uno sguardo sulle lotte antiautoritarie, libertarie, animaliste ed ecologiste in giro per il mondo, non siamo in grado di verificarne l’autenticità o la completezza, non necessariamente rispecchiano il pensiero politico dei gestori del sito e non intendono incitare all’emulazione.

Riteniamo che ogni individuo possa essere in grado di elaborare queste notizie, non sempre facili da reperire, per costruire un proprio pensiero critico sull’eterogenea realtà delle lotte e darvi il proprio contributo.

Riceviamo e pubblichiamo.

La lettera si può leggere in formato PDF

Una riflessione di Gabriel Pombo da Silva

Carissimi compagni di “Paperopoli” riuniti in casa di “Paperino”: mi sono arrivate le vostre lettere ( la assemblea registrata) che ho letto con molta attenzione per interessarmi al contenuto delle vostre riflessioni e per di più perchè simpatizzo e mi identifico sia nel progetto della F.A.I. (ovviamente informale) come con tutte e ciascuna delle azioni che avete portato a termine.
(…)
Il motivo di scrivervi queste lettere non è per darvi consigli di alcun tipo, perchè un qualcosa che è di troppo in questo mondo sono i consiglieri, “teorici” e “cervellini” di tutti i colori e condizioni… no, voglio solo inviarvi da questo campo di sterminio una parola di dolcezza sovversiva, alito rivoluzionario e complicità ribelle;sia dal mio compagno Jose come mio…e di passaggio commentare alcune delle cose (riflessioni) sulle quali avete dibattuto nella assemblea.
(…)
Effettivamente l’attacco serve per evidenziare la vulnerabilità dello stato come dell’ idea stato composta da simboli, cose e persone perchè qualcos’ altro che è di troppo sono mediatori e riformatori di uno e dell’ altro.
Sulle critiche che alcuni compagni vi hanno fatto in relazione alla possibilità di “ferire” o “uccidere” delle “persone innocenti”(1) (mettiamo per caso il postino o la segretaria) penso che sia più una questione sul metodo tecnico utilizzato (il pacco esplosivo) che la metodologia (attacco armato) di per se…
Suppongo che sia ciascun gruppo che debba decidere quale mezzo è il piu’ adeguato in funzione di quello che ha deciso di portare a termine… Non c’è dubbio che se si decide di attaccare un servo dello stato si devono studiare i suoi movimenti, abitudini e luoghi che frequenta per risparmiarsi in questo modo sgradevoli sorprese. Una volta in possesso delle informazioni si possono valutare i metodi per l’attacco.
Tutte le valutazioni (oggettive-soggettive-morali-etc) son opera unica ed esclusiva di quei compagni decisi a portare a termine l’azione (non a caso se un giorno cadono in mano degli opressori saranno loro e solo loro quelli che soffriranno il peso delle leggi e le conseguenze dei loro atti).
Personalmente (frutto delle mie esperienze) sono convinto che il fatto di identificarsi (o no) con le azioni armate è piu una questione del “grado di coscienza individuale” degli oppressi, che degli oppressi di per se. Con questo voglio dire che non tutti quelli che sono oppressi si sentono identificati con la risposta di contestare la forza con la forza. E’ sempre stato così,e non esiste idea o movimento che lo cambierà.
(…)
…e non sono un teorico, compagni, ma un oppresso innamorato della libertà (e delle libertà) che tenta di contagiare a tutti gli oppressi la passione per la vita degna… e in 22 anni e sei (sette) mesi che sono incarcerato (e per questo torturato fino a limiti inimaginabili da altri “oppressi”) ho constatato che il fatto di essere oppressi non corrisponde con il desiderio radicale di finire con tutto quello che ci opprime… C’è bisogno di avere “amor proprio”, dignità, coscienza, odio e intelligenza per desiderare affrontare il nemico con tutte le conseguenze…
Ignoro che cosa è “il sociale” e dubito che le opinioni di questi “enti imprecisi” come “oppressi”, “movimenti”,”soggetti” possano influire in qualche modo sullle mie idee e azioni…Mi stavo domandando se accuseranno pure me di pensare e attuare in modo “avanguardistico” giacchè il mio odio di classe non è “riproducibile” per gli altri “oppressi”
Considerazioni “onaniste” a parte voglio dirvi che il vostro progetto di organizzazione informale e insurrezionale ha dimostrato chiaramente: a)Che è cresciuto quanto meno quantitativamente e non solo nella penisola italica ( riferendomi alla adesione di nuovi gruppi alla F.A.I.) e si può vedere chiaramente nella azioni di altri gruppi che l’essenziale della proposizione (l’attacco diffuso, la organizzazione informale, etc) si è estesa ed è stata assimilita come propria da altri compagni (e non starò a valutare se sono “oppressi” o del “movimento”) anche quando non hanno fatto uso del acronimo F.A.I. (per la consolazione dei Faisti sia italiani che spagnoli); b) Che ha dimostrato che l’attacco è possibile e riproducibile per tutti quelli che si sono stancati di aspettare non si sà bene cosa e hanno deciso di passare oggi e adesso all’ attacco senza delegare la gestione ad “elite” o “specialisti”…
Infine voglio dirvi che tutti i progetti con queste caratteristiche necessitano di tempo per il loro svolgimento ed evoluzione (senza menzionare la sua comprensione “sociale”)…e son dell’ idea che per poter valutare obbiettivamente (e non per feticismo) il raggiungimento di questo progetto sia conveniente l’acronimo F.A.I.

E voglio terminare queste considerazioni (che io considero sempre inecessarie) con le parole saggie del compagno E.Malatesta…
(…)

“Tra gli anarchici ci sono i rivoluzionari che credono che sia necessario abbattere con la forza la forza che mantiene l’ordine presente, per creare l’ambiente nel quale sia possibile la libera evoluzione degli individui e delle collettività; e ci sono educazionisti che pensano che si possa arrivare ad una trasformazione sociale solo modificando prima gli individui per mezzo dell’ educazione e la propaganda.
Esistono partitocratici della non-violenza, o della resistenza passiva, che rinunciano alla violenza anche se è per rifiutare altra violenza,i quali si dividonono a loro volta, in cio che rispetta l’ esistenza (!!naturaleza!!!!),in ciò che può raggiungere e nei limiti della violenza lecita.Per di più ci sono discordanze rispetto alla attitudine degli anarchici rispetto ai movimenti sindacali, dissensi sulla organizzazione propria degli anarchici, differenze permanenti od occasionali sulle relazioni tra anarchici e altri partiti sovversivi. Giustamente son queste e altre questioni simili quelle che richiedono il tentativo di intendersi; o se sembra che l’intendersi non sia possibile, bisogna imparare a tollerarsi, lavorare insieme quando si è d’accordo, e quando no, lasciare che ciascuno faccia quello che voglia senza ostacolarsi l’un l’altro.
Perchè, in verità, se si prendono in considerazione tutti i fattori, nessuno ha ragione…”
Errico Malatesta

(…)

Amen…sentitevi abbracciati dai vostri compagni.
per la estensione della rivolta, per l’anarchia!!!!
viva la F.A.I.

(1) sulle persone “innocenti o colpevoli” meriterebbe scrivere un tomo a fascicoli…è assurdo!!

Gabriel Pombo da Silva, Aachen (Germania), 28.01.07.

Il testo originale

Queridos compañeros de “Paperopoli” reunidos en casa de “Paperino”: me llegaron vuestras letras (la asamblea grabada) las cuales leí con suma atención por interesarme el contenido de vuestras reflexiones y por que además simpatizo y me identifico tanto con el proyecto de la F.A.I. (obviamente informal) como con
todas y cada una de las acciones que habéis llevado a cabo. (…)

El motivo de escribiros estas letras no es desde luego para daros “consejos” de tipo alguno por que lo
que sobra en este mundo son “consejeros”, “teóricos” y “cerebritos” de todo color y condición… No, sólo
quiero enviaros desde este campo de exterminio unos palabras de ternura subversiva, aliento revolucionario
y complicidad rebelde; tanto de mi compañero José como mios… Y de paso comentar algunas de las cosas
(reflexiones) sobre las que habéis debatido en la asamblea. (…)

Efectivamente el ataque sirve para evidenciar la vulnerabilidad tanta del estado como de la idea estado
compuesta por símbolos, cosas y personas por que lo que también sobran son mediadores y reformadores de lo uno y lo otro.
Sobre las críticas que algunos compañeros os han vertido en relación a la posibilidad de “herir” o “matar” a “personas inocentes”(1) (pongamos por caso el cartero o secretaria) pienso que eso es más una
cuestión del medio técnico utilizado (el paquete explosivo) que la metodología (ataque armado) en si…
Supongo que debe ser cada grupo el que debe decidir que medio es el más adecuado en función de aquello que ha decidido llevar a cabo… No cabe duda que si se decide atacar a un siervo del estado se debe estudiar los movimientos, costumbres y lugares que frecuenta para ahorrarse de este modo sorpresas desagradables.
Una vez en poder de la información se pueden valorar los medios para el ataque.
Todas las valoraciones (objetivas-subjetivas-morales-etc) son obra única y exclusiva de aquellos compañeros decididos a llevar a cabo la acción (no en vano si algún día caen en manos de los opresores serán ellos y sólo ellos quienes sufrirán el peso de las leyes y las consecuencias de sus actos).
Personalmente (fruto de mis experiencias) estoy convencido que el hecho de identificarse (o no) con
las acciones armadas es más una cuestión del “grado de consciencia individual” de los oprimidos que de los
oprimidos en si mismo. Con esto quiero decir que no todos los que son oprimidos se sienten identificados
con ma respuesta de contestar a la fuerza con la fuerza. Siempre ha sido asi y eso no existe idea o
movimiento que lo vaya a cambiar. (…)

Y no soy un teórico compañeros sino un oprimido enamorado de la libertad (y libertades) que intenta
contagiar al conjunto de oprimidos la pasión por le vida digna… Y en 22 años y seis (siete) meses que
llevo encarcelado (y por ello torturado hasta límites inimaginables por “otros” “oprimidos”) he constatado
que el hecho de ser oprimido no trae parejo con si mismo el deseo radical de acabar con todo lo que nos
oprime… Se precisa tener “amor propio”, dignidad, conciencia, odio e inteligencia para desear enfrentarse al enemigo con todas las consecuencias…
Ignoro que cosa es “lo social” y dudo que las opiniones de estos “entes imprecisos” como “oprimidos”, “movimientos”, “sujetos” vayan a influir en modo alguno sobre mis ideas y acciones… Me estaba
preguntando si también a mi me van a “acusar” de pensar y actuar de forma “vanguardista” ya que mi odio
de clase no es “reproducible” por los demás “oprimidos” …
Consideraciones “onanistas” a un lado quiero deciros que vuestro proyecto de organización informal e
insurreccional ha demostrado claramente:
a) Que ha crecido cuanto menos cuantitativemente y no sólo en la
Península Itálica (refiriéndome a la adesión de nuevos grupos a lma F.A.I.) pues se puede ver claramente en
las acciones de otros grupos que lo esencial de la proposición (el ataque difuse, la organización informal, etc) se ha extendido y asimilado como propios por otros compañeros (y no voy a entrar a volarar si son “oprimidos” o “del movimiento”) aun cuando no han hecho uso del acrónimo F.A.I. (para consuelo de los “Faistas” tanto italianos como hispánicos);
b) Que ha demostrado que el ataque es posible y reproducuble por todos aquellos que se han
cansado de esperar no se sabe muy bien qué cosa y han decidido pasar hoy y ahora al ataque no delegando su gestion a “élites” y “especialistas” …
Por último quiero decir que todo proyecto de estas carcterísticas requieren de tiempo para su desarrollo
y evolución (sin mencionar su comprension “social”)…
Y desde luego soy partidario de que para poder valorar objettivamente (y no por fetichísmo) el alcance de
este proyecto sería conveniente el acrónimo del F.A.I. …
Y Quiero terminar estas consideraciones (que yo siempre considero innecesarias) con unas palabras
sabias del compañero E. Malatesta… (…)

“Entre los anarquistas hay los revolucionarios que cree que es necesario abatir por la fuerza a la fuerza
que mantiene el orden presente, para crear el ambiente en el cual sea posible la libre evolución de los
individuos y las collectividades; y hay educacionistas que piensan que sólo se puede llegar a la
transformación social modificando antes a los individuos por medio de la educación y la propaganda.
Existen partidarios de la no violencia, o de la resistencia pasiva, que rehuyen la violencia aunque
sea para rechazar la violencia, los cualen se dividen a su vez, en lo que respecta a la naturaleza, alcances
y limites de la violencia licita. Además, hay discordancia respecto a la actitud de los anarquistas
frente al movimiento sindical, disenso sobre la organización propia de los anarquistas, diferencias
permanentes o ocasionales sobre las relaciones entre los anarquistas y los otros partidos subversivos.
Justamente son éstas y otras cuestiones semejantes las que requieren que tratemos de entendernos; o si, según parece el entendimiento no es posible, hay que aprender a tolerarse, trabajar juntos cuando se está
de acuerdo, y cuando no, dejar que nada uno haga lo que le parezca sin obstaculizarse unos a otros.
Porque, en verdad, si se toman en cuenta todos los factores, nadie siempre tiene razon…”
Errico Malatesta (…)

Amén… Sentiros abrazados por vuestros compañeros.
Por la extensión de la Revuelta, por la Anarquia!!!
Viva la F.A.I.

(1) Sobre personas “inocentes o culpables” merece escribirse un tomo por fascículos … Es absurdo!!

Gabriel Pombo da Silva, Aachen (Alemania), 28.01.07.

http://www.informa-azione.info/lettera_arrivata_a_varie_realta_dalla_fai_informale