Extendiendo los lazos solidarios. Escrito de Algunxs procesadxs por el Caso Bombas en solidaridad con Francisco y Monica (es/it)

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El 13 de noviembre son detenidxs por las fuerzas represivas del Estado Español, nuestrxs compañerxs Mónica y Francisco, acusadxs del atentado explosivo a la Basílica del Pilar en España.

Ante esta situación se desata un huracán de grandilocuentes declaraciones entre personeros de ambos gobiernos, felicitaciones de resucitados fiscalitos y reciclados ministros del Interior.

Mónica y Francisco fueron detenidxs en Agosto de 2010 en el llamado Caso Bombas. Ambxs enfrentaron con dignidad y rebeldía el proceso en su contra, más de 9 meses de prisión en regímenes de alta y máxima seguridad, se negaron a los chantajes de la fiscalía, llevaron adelante junto al resto de lxs imputadxs una huelga de hambre de más de 65 días y enfrentaron uno de los juicios más largos, saliendo absuelxs y con las convicciones intactas.

El sustento policial y mediático de la acusación que hoy enfrentan lxs compañerxs se basa en el fichaje jurídico del proceso Caso Bombas, razzia que se desató contra espacios, entornos e individualidades ácratas.

Ahora los poderosos pretenden resucitar el cadáver del caso bombas, amenazando abrir nuevos procesos contra nosotrxs, ante esto somos clarxs: rechazamos la acusación, pero no negaremos quienes somos, nuestras ideas, nuestros vínculos, nuestro pasado, presente y futuro de lucha.

No existió ni existe asociación ilícita terrorista anárquica, no existen líderes informales, centros de poder ni el financiamiento terrorista. Estos delirios investigativos solo intentan encasillarnos en lógicas de organización y de vida que en la práctica negamos. Despreciamos los métodos del poder y ante esto el Estado nos identifica como lxs sospechosxs de siempre y lxs eternos culpables.

Más allá de las volteretas de jueces, ministros del interior, fiscales y periodistas, nos mantenemos firmes en la convicción de que el proceso judicial iniciado en 2010 era una infamia que buscó ilegalizar relaciones de amistad, persiguió espacios, apuntó posiciones de vida y pasados y presentes de lucha.

La complicidad del Estado Español con el Estado Chileno deja ver el rostro terrorista de cualquier estructura de poder, que mantiene su dominación en base a la vigilancia y al miedo.

Hacemos un enérgico llamado a solidarizar con Mónica y Francisco, en tanto compañerxs anárquicxs, más allá de cualquier dictamen judicial, como así mismo expresamos solidaridad con el resto de lxs secuestradxs por los Estados a lo largo y ancho del mundo.

A pesar de las distancias geográficas que hoy nos separan, nos mantiene unidxs la convicciòn de lucha contra el poder. Es necesario acercar realidades y potenciar la solidaridad para romper el aislamiento y el miedo.

Monica y Francisco son nuestrxs compañerxs y lxs defendemos de las campañas mediáticas y policiales llevadas a cabo por ambos Estados.

Porque todos los Estados son terroristas y toda cárcel un centro de exterminio.

Solidaridad revolucionaria más allá de todas las fronteras.

Algunxs procesadxs por el Caso Bombas

13 de noviembre de 2013

http://publicacionrefractario.wordpress.com/2013/11/15/extendiendo-los-lazos-solidarios-escrito-de-algunxs-procesadxs-por-el-caso-bombas-en-solidaridad-con-francisco-y-monica/#more-5071

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Cile: Scritto di alcuni processati per il “Caso Bombas”

Il 13 novembre sono stati detenuti dalle forze repressive dello Stato spagnolo, i nostri compagni Monica e Francisco, accusati della bomba alla Basilica del Pilar in Spagna.

 

 

Questa situazione ha scatenato un uragano di dichiarazioni tra le autorità di entrambi i governi, congratulazioni anche da parte del resuscitato e riciclato Ministro degli Interni.

 

 

Monica e Francisco sono stati arrestati nel mese di agosto 2010 per il cosiddetto “Caso Bombas”. Entrambe hanno affrontato il processo con dignità e ribellione, più di 9 mesi di prigione in regime di elevata e massima sicurezza, si rifiutarono al ricatto dell’accusa, portarono avanti con il resto degli imputati uno sciopero della fame per 65 giorni e affrontarono un giudizio più lungo, rimanendo forti e con idee intatte.

 

Il “Caso Bombas”, raid scatenato contro gli spazi, ambienti e individui anarchici, è la base su cui poggiano le accuse contro i compagni da parte di polizia e stampa.

 

Ora i potenti cercano di riesumare il cadavere del “Caso Bombas”, minacciando di aprire un nuovo procedimento contro di noi, contro questo siamo chiari: respingiamo le accuse, ma senza abbandonare le nostre idee, le nostre relazioni, il nostro passato, presente e futuro di lotta.

 

Non è mai esistita nessuna associazione illecita terrorista anarchica, non esistono leader informali, centri di potere o di finanziamento terrorista. Questi deliri investigativi hanno solo l’intento di incasellarci in una logica di organizzazione e della vita che in pratica neghiamo. Noi disprezziamo i metodi di potere e per questo lo Stato ci identifica come i soliti sospettati ed i colpevoli eterni.

 

Al di là delle acrobazie dei giudici, ministri di interni, di pubblici ministeri e giornalisti, restiamo fermi nella convinzione che il processo giudiziario avviato nel 2010 è stato un infame mezzo che cercava di rendere illegale relazioni amichevoli, perseguitò gli spazi, rese noto posizioni di vita, passato e presente di lotta.

 

La complicità dello Stato spagnolo con il governo cileno rivela il volto terrorista di qualsiasi struttura di potere che mantiene la sua posizione dominante sulla base della sorveglianza e della paura.

Facciamo un forte appello alla solidarietà con Monica e Francisco, compagni anárquicxs, di là di ogni accusa, come allo stesso modo esprimiamo solidarietà con il resto dei detenuti da parte degli Stati di tutto il mondo.

 

Nonostante le distanze geografiche che ci separano oggi, manteniamo unita la convinzione di combattere il potere. È necessario guardare in faccia alla realtà e aumentare la solidarietà per rompere l’isolamento e la paura.

 

Monica e Francisco sono i nostri compagni e li difendiamo dalla campagna mediatica e della polizia condotta da entrambi gli stati.

Poiché tutti gli stati sono terroristi e tutte le carceri sono centri di sterminio.

Solidarietà rivoluzionaria oltre ogni frontiera.

 

Alcuni processati per il “Caso Bombas”

13 Novembre 2013

 

fonte

 

http://radioazione.noblogs.org/?p=4289