“Le occasioni non ci fanno essere ciò che siamo,
ma mostrano chi siamo”
Mme de Langueville
Una volta il chiostro si apriva per le anime stanche o disgustate dagli spettacoli del mondo, oggi noi non abbiamo altro rifugio che negli ospedali o nelle carceri.
Cosa vogliono gli anarchici? L’autonomia dell’individuo, lo sviluppo della sua libera iniziativa che, soli, potranno assicurargli tutta la felicità possibile. Se l’anarchico ammette il comunismo come concezione sociale, è per sempre ragionamento, perché comprende che solo nella felicità di tutti, liberi ed autonomi come lui, troverà la sua stessa felicità.
Quando un uomo, nell’attuale società, diventa un ribelle cosciente delle proprie azioni -e così era Ravachol– è perché ha fatto nel suo cervello un lavoro di analisi doloroso le cui conclusioni sono imperative e non possono essere eluse se non per vigliaccheria. Lui solo tiene la bilancia, lui solo è giudice della ragione o del torto di odiare e di essere selvaggio, “perfino feroce”.
Giudico che gli atti di brutale rivolta siano giusti, perché svegliano la massa, la scuotono come una violenta frustata e le mostrano il lato vulnerabile della Borghesia ancora tutta tremante al momento in cui il Ribelle sale il patibolo.
Ognuno di noi ha una fisionomia e delle attitudini speciali che lo differenziano dai suoi compagni di lotta.
Così, non ci stupiamo di vedere i rivoluzionari tanto divisi nella direzione dei loro sforzi.
Ci si domanda quale sia la buona tattica: essa è ovunque proporzionale alla somma di energia che si apporta all’azione.
Ma non riconosciamo a nessuno il diritto di dire: “La nostra propaganda è l’unica buona; fuori di essa non vi è salvezza”. E’ un vecchio rimasuglio di autoritarismo nato dalla vera o falsa ragione che i libertari non debbono sopportare.
Fa ciò che credi sia meglio e fallo con amore.
A coloro che dicono: “L’odio non genera l’amore”, rispondete che è l’amore, vivo, che spesso genera l’odio.
L’odio che non si basa su una bassa invidia, ma su un sentimento generoso, è una passione sana e potentemente vitale.
Più amiamo il nostro sogno di libertà, di forza e di bellezza, e più dobbiamo odiare ciò che si oppone all’avvenire.
Nella storia del progresso umano vi è un solo partito, è il partito del movimento.
I socialisti non vogliono capire che la libertà dell’individuo è necessaria alla vera libertà del popolo.
Nella dedica del suo libro De l’autre rive, Alexandre Herzen precisa un atteggiamento veramente rivoluzionario ed efficace quando dice: “Noi non costruiamo, noi demoliamo; noi non annunciamo nuove rivelazioni, noi distruggiamo le vecchie menzogne”. Questo libro di Herzen è pieno di sprazzi e di rivelazioni, ma non vi mancano nemmeno le osservazioni mordenti: è un buon libro per il carcere; è lontano dalla strada ma ne è come un eco: “I Francesi non possono liberarsi dall’idea dell’organizzazione monarchica; essi hanno la passione della polizia e dell’autorità; ogni Francese è nel suo animo un commissario di polizia; egli ama l’allineamento e la disciplina; tutto ciò che è indipendente, individuale, lo irrita; egli comprende l’uguaglianza solamente come livellamento e si sottomette volentieri all’arbitrio della polizia purché tutti vi si sottomettano. Mettete un grado sul cappello di un Francese, diventa un oppressore, comincia ad opprimere chiunque non porti questo grado; egli esige il rispetto nei confronti dell’autorità.”
Vi è un diritto che supera tutti gli altri, è il diritto all’insurrezione.
L’uomo libero è colui agli occhi del quale i filosofi sono superstiziosi, ed i rivoluzionari, conservatori.
I liberali sono in politica della stessa odiosa razza dei protestanti.
La società moderna è come una vecchia nave che affonderà nella tempesta, per non aver voluto liberarsi del suo carico accumulato durante il viaggio nel corso dei secoli; vi sono delle cose preziose, ma che pesano troppo.
Tutti i partiti politici si sono sciupati, ecco perché noi appariamo.
L’operaio che si ubriaca almeno una volta alla settimana non fa cosa diversa di colui che cerca illusioni. Se fossi filosofo scriverei delle pagine sulla necessità di ubriacarsi per addormentare quella volontà di cambiare che fa soffrire.
Quanti esseri hanno attraversato la vita senza mai svegliarsi! E quanti altri si sono accorti che stavano vivendo solo per il monotono tic-tac degli orologi!
Tra la beatitudine dell’incoscienza e l’infelicità di sapere, io ho scelto.
Sinora i popoli hanno compreso la fratellanza solo come hanno fatto Caino ed Abele.
Che dire di questi rivoluzionari che sono solo vili ragionatori e che meditano quando occorre colpire? La sfera delle idee generali ha preso per essi il posto del mondo della contemplazione.
C’è un’asserzione di Proudhon che, al suo tempo, è stata ritenuta immorale e che oggi sarebbe immorale. Cioè che la Repubblica è fatta per gli uomini e non gli individui per la Repubblica.
L’uomo ha bisogno talvolta di credere alla potenza della sua volontà; allora entra nella lotta.
Tra gli economi di se stessi ed i prodighi di se stessi, credo che i prodighi siano i migliori calcolatori.
Più amiamo la libertà e l’uguaglianza, più dobbiamo odiare tutto quanto si oppone alla libertà e all’uguaglianza degli uomini.
E senza perderci nel misticismo, poniamo il problema sul terreno della realtà, e diciamo: E’ vero che gli uomini sono solo il prodotto delle istituzioni; ma queste istituzioni sono cose astratte che esistono solo in quanto vi sono uomini in carne ed ossa per rappresentarle. C’è quindi un solo mezzo di colpire le istituzioni: colpire gli uomini.
Una volontà che va fino al suicidio può generare atti di abnegazione definitivi e senza speranza.
Uno dei primi insegnamenti dell’anarchia è questo: “Sviluppa la tua vita in tutte le direzioni, opponi alla fittizia ricchezza dei capitalisti, la ricchezza reale degli individui possessori di intelligenza ed energia”.
Amo tutti gli uomini nella loro umanità e per ciò che essi dovrebbero essere, ma li disprezzo per quello che sono.
Inoltre ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la commedia mi diventa odiosa ed anche sbattere la porta uscendo, col rischio di turbare la tranquillità di coloro che ne sono soddisfatti.
(Grande Roquette, maggio 1894) *
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* Questi “aforismi postumi” sono stati pubblicati la prima volta da Le Libertaire (n. 28, 23-29 maggio 1896). Sono poi apparsi nel n. 7 dei Documents d’histoire (febbraio 1907) che Fortuné Henry pubblicava a Aiglemont (Ardenne).