LIBERARE TUTTI VUOL DIRE LOTTARE ANCORA

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Nelle ultime settimane a Saronno abbiamo assistito ad un rapido evolversi della situazione riguardo la casa occupata di via Don Monza. Dapprima, martedì 12 novembre, un tentativo andato a vuoto di togliere l’acqua alla casa, grazie alla risposta di occupanti e solidali, poi, venerdì 15 novembre, l’effettivo taglio dell’acqua con il solito ingente dispiegamento di forze dell’ordine, con un ruolo sempre crescente della Polizia Locale e ovviamente con la supervisione di Carabinieri e Digos di Varese. Durante queste giornate sono state organizzate diverse forme di protesta, dal semplice volantinaggio ad azioni simboliche come per esempio andare nei bagni del comune a riempire delle taniche d’acqua, per sottolineare come questa amministrazione di sinistri abbia ben chiaro che l’acqua è un bene del Comune. Venerdì 15, in seguito al taglio dell’acqua gli abitanti e alcuni solidali si recano in Comune per replicare la protesta, all’ingresso trovano schierata la Polizia Locale che li aggredisce immediatamente con calci e pugni. La domenica seguente nella piazza centrale di Saronno viene organizzato un partecipatissimo presidio, vissuto in maniera attiva da molti saronnesi che si sono fermati a chiedere e discutere.

 Dopo le dichiarazioni del sindaco riguardo un immediato sgombero della casa abbiamo presidiato ogni mattina per due settimane la casa di via Don Monza, gli sgomberi per chi non si accorda con questure e caserme sono sempre a sorpresa, avere invece informazioni di questo tipo ci sembrava un’occasione da non perdere. Ad oggi lo sgombero non è ancora avvenuto, ma gli sviluppi sembrano non fermarsi. In questi giorni il sindaco Porro ha detto pubblicamente che non parlerà più delle occupazioni per lasciare maggior spazio d’azione alle forze dell’ordine, come dire: lo sgombero annunciato e le conseguenti mobilitazioni mattutine si son fatte sentire e hanno avuto il loro peso sul rinvio dello sgombero.

Sono partite per i fatti sopra accennati numerose denunce, le più disparate, dal furto di acqua (?!) alla resistenza e ingiurie nei confronti degli sgherri della Polizia Locale, per arrivare a manifestazione non autorizzata per il presidio, uno dei tanti che abbiamo organizzato senza autorizzazione in questi anni, ma che forse per significatività, vista anche l’adesione di una fetta dell’associazionismo saronnese, come per esempio il Comitato Acqua Bene Comune, ha dato più fastidio degli altri. Proprio in risposta a questo attacco alla nostra presenza nelle piazze e nelle strade abbiamo indetto per questo sabato un altro presidio, simile a quello di due settimane fa, con l’accompagnamento musicale di Alessio Lega. Il presidio è riuscito forse ancora meglio del precedente. A fine presidio Toffo si è recato in caserma per le firme cui è sottoposto come misura cautelare in seguito agli arresti per gli scontri in Statale in difesa della Ex-Cuem occupata. Un quarto d’ora dopo passando per caso davanti alla caserma lo abbiamo visto uscire a bordo di una volante e accompagnato in maniera coatta a casa dei genitori dove è stato rimesso ai domiciliari con tutte le restrizioni. L’inasprimento della cautelare è stato giustificato dal PM di Milano come conseguenza di alcuni ritardi nelle firme e di reati che avrebbe accumulato in queste settimane di mobilitazione in difesa della casa occupata, reati creati ad hoc dalla Polizia Locale di Saronno che in questa faccenda si è distinta per infamia.

 

L’utilizzo dell’inasprimento della cautelare per togliere persone attive nelle lotte o nelle situazioni di rottura sembra essere una pratica sempre più utilizzata dal potere. Mediante l’accumulazione di denunce varie ed eventuali, molte delle quali hanno in effetti dell’assurdo, riescono a delineare un profilo caratteriale il quale poi diventa di per sé una prova di colpevolezza, senza bisogno di attendere gli ormai biblici tempi della (in)giustizia italiana, troppo intasata per garantire l’immediato allontanamento degli indesiderabili. E’ successo per Toffo ed è successo anche per Giobbe, nostro amico e compagno della provincia di Varese, arrestato in quanto attivo nella lotta No Tav. Sempre in provincia di Varese stiamo vivendo il processo a Busto per la lotta in solidarietà ai lavoratori delle cooperative della Bennet di Origgio, i cui imputati rientrano tutti tra i solidali, come a voler da parte loro dividere la lotta, punire in maniera esemplare chi interviene per portare solidarietà.

 

La strategia del potere sembra sempre più orientata verso l’allontanamento o l’incarcerazione delle persone che prendono parte in maniera attiva alle tensioni che vengono emergendo in diverse zone d’Italia, è successo per la lotta contro gli sfratti a Torino, è successo per i recenti arresti di Mattia, Claudio, Niccolo e Chiara ai quali è stato affibbiato il pesante appellativo di terroristi, termine il cui uso mira proprio a separare e allontanare certe pratiche dalla quotidianità di una lotta, come se fossero proprie di alcune grigie persone rinchiuse in scantinati a creare miscele esplosive. Opporsi al Tav significa anche impedire che quelle maledette macchine facciano il loro sporco lavoro, significa anche capire che attaccando questi quattro compagni attaccano una intera valle e una pratica, quella del sabotaggio, rivendicata più volte dall’intero movimento.
L’attacco non è rivolto solo ai singoli arrestati, l’attacco è rivolto a tutti quanti.

 

giovedì 12 dicembre alle 9 in Largo Cairoli spezzone contro la repressione al corteo studentesco a Milano per Piazza Fontana

 

lunedì 16 dicembre alle 10 presidio solidale al processo a Busto per le lotte dei lavoratori delle cooperative alla Bennet di Origgio

 

sabato 21 dicembre corteo a Saronno – giù le mani dalle lotte e dai compagni

 

 

 

Anarchiche e anarchici di Saronno

Collettivo La Fenice