Cuneo – Per farcela pagare: sulla sentenza di primo grado per gli scontri contro sede Casapound

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Per farcela pagare

Un breve aggiornamento in merito alla sentenza di primo grado del processo per gli scontri in occasione dell’apertura delle sede di Casa Pound a Cuneo. In previsione di produrre, appena possibile, un testo che analizzi gli elementi più interessanti emersi dall’intera vicenda, pensiamo opportuno anticipare alcune considerazioni rispetto alla sentenza in sé, che ricordiamo ha portato alla condanna di tutti e 16 gli imputati a pene che variano da 1 anno (trasformati in 2 anni di libertà vigilata) ai 2 anni e 6 mesi di carcere (altri 3 imputati avevano scelto in udienza preliminare di patteggiare una condanna a 18 mesi e un risarcimento simbolico alle parti lese di poche migliaia di Euro). Pene accompagnate da varie decine di migliaia di Euro tra risarcimenti a sbirri e fascisti e spese processuali. Certo, le pene detentive sono risultate decisamente ridimensionate rispetto a quanto chiesto dal Pm Francesca Nanni: forse anche al collegio giudicante è risultato un po’ esagerato pretendere fino a 7 anni e mezzo di galera per una mezz’oretta di tafferugli, ma non si può dire che ci siano andati leggeri, specialmente in quanto ai risarcimenti, dettaglio di cui vorremmo parlare in questo aggiornamento. Lasciando a parte i risarcimenti con cui le varie divise sperano di arrotondare lo stipendio, pure per l’immagine di Casa Pound i giudici della “Città Culla della Resistenza” hanno ritenuto si debba provvedere con un gruzzolo da 6.500 Euro.

Ora, per estorcerci tutti questi soldi (di cui ancora non abbiamo fatto bene i conti, ma dovrebbero ammontare più o meno a 100.000 Euro), la sentenza ricorre ad una serie di clausole che ci dovrebbero obbligare a sborsare. Ai condannati per cui è possibile la sospensione condizionale della pena, quest’ultima è stata subordinata al pagamento dei risarcimenti entro 90 giorni, per i risarcimenti a sbirri e fasci è stato disposto il pagamento in solido (ciò significa che la parte degli insolventi viene estorta da stipendi, beni mobili ed immobili di chi eventualmente ne dispone) con clausola di “provvisoria esecutorietà”, ovvero da pagare subito, ed infine per gli avvocati delle parti lese e 2 casi di risarcimenti minori è stato disposto il pagamento provvisionale, immediato, di una parte del conto.

Insomma, vogliono proprio farcela pagare, nel vero senso della parola. Poco importa se, secondo i tempi dei loro tribunali, ancora non siamo stati condannati in maniera definitiva visto che del processo si è concluso solo il primo grado… intanto cacciate i denari e poi si vedrà!

Al di là di ogni altra considerazione teorica o pratica che ci riserviamo per il futuro, ci preme con questo aggiornamento mettere in chiaro un paio di cose:

– nessuno, tra noi imputati che abbiamo affrontato il processo rivendicando collettivamente l’importanza di combattere il fascismo, verserà di sua spontanea volontà manco un Euro nelle tasche di tribunali, fasci, divise o loro avvocati;

– per fare fronte alla loro estorsione legalizzata ci organizzeremo personalmente per condividere i disagi di chi sarà oggetto dei pignoramenti, senza chiamare le realtà antifasciste ad impegnarsi in iniziative di raccolta fondi.

Più che per chiedere soldi ci pare l’occasione per chiamare ad opere di bene che animino la lotta contro il fascismo e i suoi seguaci!

Da Cuneo, Città Medaglia d’Oro della Repressione

Alcuni imputati

 

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