La barbarie comincia da uno

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André Prudhommeaux

 

I giornali rigurgitano di dettagli sulle macabre scoperte fatte dagli Alleati nei campi di concentramento tedeschi. D’altronde non c’è dubbio che era ancora peggio di quanto potessero temere i più pessimisti. Nel lungo elenco di massacri che accompagna la storia universale, i dirigenti del Terzo Reich cancellano persino i ricordi più sinistri, sia per numero di vittime sia per novità di procedimenti messi in atto per sterminarle.

Ma nello stupore inorridito testimoniato dal mondo civile non c’è qualche cosa, se non di simulato, perlomeno di tardivo? Fino a che punto gli orrori constatati sono stati una sorpresa?

Perché le cifre allucinanti presentate non cambierebbero nulla qualora fosse dimostrato che i nazisti, ben prima di operare sulle masse profonde dei deportati di tutti i paesi, già sperimentavano sui loro avversari tedeschi o ebrei le fantasie sadiche a lungo descritte dappertutto. Tutti coloro che si sono interessati dopo il 1933 agli avvenimenti in Germania conoscono da tempo i lugubri echi di nomi come Dachau o Oranienburg, che il grande pubblico apprende solo oggi. La guerra non ha fatto che consentire l’estensione e l’industrializzazione di un sistema che aveva già mostrato di cosa fosse capace quando Hitler e i suoi non erano ancora partiti alla conquista del mondo!

Le infamie oggi disvelate erano già praticate – su scala minore, certo, ma comunque ampiamente – mentre la gran parte degli «indignati» e dei «colpiti dall’orrore» di adesso avrebbero preferito ignorarle, quando non diventarne gli apologeti!

Gli sfortunati francesi scampati ai macelli hitleriani vorranno prendere atto che il loro fin troppo celebre compatriota Schneider, che tutte le acque lustrali della Resistenza non riusciranno mai a lavare, forse non è privo di responsabilità nei trattamenti disumani che essi subirono a Buchenwald, a Mathausen, in cento luoghi di crimine e di morte, essendo stato appurato che egli facilitò l’avvento del Führer attraverso grasse sovvenzioni versate tramite la Skoda?

Noi anarchici sembriamo essere rimasti meno sorpresi rispetto all’uomo comune in merito alle mostruosità che può commettere un carnefice, quale che sia, contro esseri indifesi che uno Stato assassino consegna alla sadica rabbia dei boia col pretesto della vendetta sociale o patriottica. Il fatto è che la storia del nostro movimento ci ha insegnato parecchio a questo proposito. E, in secondo luogo, non c’è bisogno di sovrapporre i Pelio sulle Ossa di cadaveri per far sentire la nostra protesta. Per noi, la barbarie comincia da uno.

La barbarie nazista è solo il caso più perfetto e più esteso di un fenomeno purtroppo universale. L’innovazione dei pazzi sanguinari del Terzo Reich consiste soprattutto nell’aver operato su quantità umane maggiori e nell’aver preso a prestito nuove tecniche di annientamento dall’industria moderna o dalla «scienza». Ai capricci individuali e alle ferocie elementari, antichi come il mondo, dei guardiani più scatenati, hanno aggiunto le infinite risorse dei chimici e dei vivisettori.

Le SS – un personale altamente qualificato in cui abbiamo visto, senza stupore, un maresciallo sovietico pretendere di separare il grano buono da quello cattivo – hanno così trovato considerevoli rinforzi in diversi paesi occupati. Occorre sottolinearlo per mostrare quanto sia azzardato tentare di stabilire una gerarchia morale delle razze. Darnand non vale più di Himmler e il verminaio miliziano ha potuto nascere al sole di Francia con la stessa facilità con cui si sarebbe realizzato in Turingia o in Pomerania.

 

[Le Réveil anarchiste, maggio 1945]

 

http://finimondo.org/node/1316