Tag Archives: André Prudhommeaux

17 juin 1953 : Les journées de Berlin-Est racontées par des anarchistes qui y prirent part

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André Prudhommeaux

Pour comprendre les événements de juin, il faut savoir ce que c’est que la vie normale en zone russe. La disette est permanente. Alors qu’à Berlin-Ouest on vit sans cartes et que les magasins regorgent de provisions, Berlin-Est, bien que relié à la partie la plus agricole de l’Allemagne, a toujours des cartes spéciales pour les enfants, les non-travailleurs, les travailleurs légers, les travailleurs de force, les intellectuels n° 1, les intellectuels n° 2, etc… Pour les militants des cadres du Parti, il y a des attributions spéciales ; pour l’homme ordinaire, non seulement les rations sont maigres, mais le plus souvent on ne peut les toucher, parce qu’il n’y a plus rien à acheter.
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Rivoluzione sociale o dittatura militare

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André Prudhommeaux
I nostri tiranni si atteggiano a liberatori. La parola «libertà» non ha dunque perduto il suo valore emotivo, nonostante le scrollate di spalle degli scettici, le vuote dichiarazioni dei retori e malgrado tutti i delitti liberticidi commessi, fino sui suoi altari in onore della dea. Gli stessi che si sono vantati di farla finita con questa «grue metafisica», di torcere il collo a questa «sgualdrina grondante sangue» o perfino di «calpestare il suo cadavere putrefatto» sono ben felici, quando l’occasione si presenta, di chiamarla alla riscossa, o per lo meno di agitare a loro volta, per i bisogni della loro cattiva causa, il suo grande nome religioso, «libertà nazionale», «libertà di Stato», «libertà di culto», «libertà di lavoro», «libertà dei mari»; «libertà» di pensare in mucchio, «libertà di sfruttare», «libertà d’opprimere», e per conseguenza «libertà» di non essere liberi (perché la bestia è schiava del gregge e il padrone è prigioniero dello schiavo)!… qual magnifico programma per un partito, per tutti i partiti, per i partiti delle libertà, che tutte si riassumono così bene nel motto: «piazza libertà» cioè «levati di là perché mi ci metta io».

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Rivoluzione sociale o dittatura militare

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André Prudhommeaux
I nostri tiranni si atteggiano a liberatori. La parola «libertà» non ha dunque perduto il suo valore emotivo, nonostante le scrollate di spalle degli scettici, le vuote dichiarazioni dei retori e malgrado tutti i delitti liberticidi commessi, fino sui suoi altari in onore della dea. Gli stessi che si sono vantati di farla finita con questa «grue metafisica», di torcere il collo a questa «sgualdrina grondante sangue» o perfino di «calpestare il suo cadavere putrefatto» sono ben felici, quando l’occasione si presenta, di chiamarla alla riscossa, o per lo meno di agitare a loro volta, per i bisogni della loro cattiva causa, il suo grande nome religioso, «libertà nazionale», «libertà di Stato», «libertà di culto», «libertà di lavoro», «libertà dei mari»; «libertà» di pensare in mucchio, «libertà di sfruttare», «libertà d’opprimere», e per conseguenza «libertà» di non essere liberi (perché la bestia è schiava del gregge e il padrone è prigioniero dello schiavo)!… qual magnifico programma per un partito, per tutti i partiti, per i partiti delle libertà, che tutte si riassumono così bene nel motto: «piazza libertà» cioè «levati di là perché mi ci metta io».

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La barbarie comincia da uno

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André Prudhommeaux

 

I giornali rigurgitano di dettagli sulle macabre scoperte fatte dagli Alleati nei campi di concentramento tedeschi. D’altronde non c’è dubbio che era ancora peggio di quanto potessero temere i più pessimisti. Nel lungo elenco di massacri che accompagna la storia universale, i dirigenti del Terzo Reich cancellano persino i ricordi più sinistri, sia per numero di vittime sia per novità di procedimenti messi in atto per sterminarle.
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