Big Data, la nuova frontiera

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Con il termine Big Data ci si riferisce ad enormi quantità di dati che quotidianamente la popolazione mondiale produce attraverso, per esempio, l’uso del web, delle carte di credito, ma anche dei servizi pubblici (sanità, scuola, previdenza sociale …). Confindustria parla chiaro rispetto ai Big Data. Attraverso “Il Sole 24 Ore” ne sottolinea l’enorme potenziale economico e caldeggia l’apertura dei database delle varie agenzie della pubblica amministrazione.

Fino ad ora nei movimenti si è parlato di protezione dei dati evidenziando i rischi per la privacy, i possibili usi repressivi sugli attivisti oppure del marketing aggressivo costruito sui profili degli utenti del web. Molte altre applicazioni esistono su di una scala di intere popolazioni: l’impiego dei Big Data permette, per esempio, di prevedere la diffusione delle epidemie, di studiare dinamiche sociali complesse, di prevedere l’andamento delle borse, di confezionare mutui e strumenti finanziari o di direzionare gli investimenti e la produzione di grandi aziende. Ovviamente i governi e i loro apparati li vorrebbero utilizzare per sondare il malcontento e neutralizzare ogni possibile sollevazione – in qualche caso cercando di sviluppare veri e propri modelli per “predire il futuro” a partire dall’analisi di queste grandi moli di dati.

Sono quindi diversi gli interessi nell’applicazione delle analisi sui Big Data. La disponibilità di informazioni e modelli permetterà a chi riveste ruoli dirigenziali di operare scelte sempre più efficaci per gli investimenti di capitale, ma anche per tagli e riorganizzazioni nelle filiere produttive o nei servizi. Cominciando una riflessione a questo proposito, il commento di Jacopo ai microfoni di Radio Blackout:

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http://radioblackout.org/2014/01/big-data-la-nuova-frontiera/