Carcere – Comunicato dei detenuti del carcere di Ivrea sul suicidio di un loro compagno

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Riceviamo e diffondiamo un comunicato redatto da alcuni detenuti del carcere di Ivrea in merito al “primo suicidio del 2014 nelle carceri italiane” e alle condizioni detentive a cui sono costretti.

5 gennaio 2014

Si voleva comunicare e fare sapere la realtà che si vive nel carcere di Ivrea. Il giorno 3 gennaio 2014, al primo piano – lato sinistro, un nostro compagno si è impiccato nella cella. Solo noi detenuti e compagni siamo intervenuti a tirarlo giù e spezzare la corda che lo ha ucciso, abbiamo cercato di farlo riprendere facendogli il massaggio cardiaco e gettargli acqua in faccia. Un ragazzo marocchino gli ha fatto pure la respirazione bocca a bocca e le guardie guardavano dalla rotonda senza fare nulla, abbiamo persino preso la barella per portarlo in infermeria. Mentre ci aiutavamo per salvare il nostro compagno e lo portavamo in infermeria, le guardie hanno spinto il ragazzo marocchino che stava aiutando e lui ha dovuto reagire per non essere picchiato. Dopo aver portato il nostro compagno in infermeria ci hanno chiuso nelle celle senza farci sapere niente del nostro compagno: per sapere qualcosa, noi detenuti abbiamo dovuto fare casino e bruciare tutto quello che ci capitava nelle mani. E il giornale dice grazie alle guardie… tutte cazzate. Al nostro compagno non hanno fatto entrare neanche la moglie al colloquio per dieci minuti di ritardo. A un altro detenuto avevano tolto i colloqui solo perché passato “appellante”, voleva darsi fuoco e parlare con la direttrice, ma niente da fare. Qui le guardie lo istigavano a fare il gesto di bruciarsi, dicendogli ridendo “che cazzo me ne frega di te, bruciati pure”; queste le risposte date dalle guardie al detenuto. Se stai male e accendi la luce rossa messa fuori dalla cella, arrivano dopo un’ora ma solo perché si inizia a fare casino, se no non vengono. La direttrice non si vede mai. Il mangiare: un mestolo a testa… A Natale i volontari volevano dare il panettone, ma la direttrice ha risposto di no perché c’era troppo lavoro da fare, aprire il panettone, tagliare a fette il panettone e si sporcava troppo.
Le lenzuola vengono cambiate dopo un mese se va bene. Il nostro menu di Natale: un mestolo di pasta e fagioli e due pezzetti di spezzatino con insalata la sera.
La domenica sera il carrello non passa: chi non ha niente non può cucinarsi nulla.
La carta igienica: due rotoli a detenuto ogni 25 giorni.
Andando avanti così i morti non sono finiti se qualcuno non si decide a fare qualcosa.
Chi può cucinare cucina nel bagno, dove si dovrebbero fare solo i bisogni, non cucinare.
Siamo in due in una cella di 2×3 metri. Questo carcere è una mina che può esplodere da un momento all’altro. La guardia grida dalla rotonda al suo collega “apri le bestie che vanno a fare un’ora d’aria”.
Bella comunicazione ha fatto il Tg3 quando è morto il nostro compagno, morto detenuto di Ivrea a 42 anni, ma quello che è morto non era una bestia, era un uomo e aveva pure un nome; l’hanno detto talmente veloce che chi lo ha sentito è stato fortunato. CronacaQui dice che hanno fatto tutto le guardie…visto in che mondo viviamo?
L’opinione pubblica non sa queste cose, ecco perché qui si muore per qualche guardia; non siamo ascoltati da nessuno, tieni oggi, tieni domani, poi alla fine si muore.
Un grido di aiuto e un affettuoso saluto dai detenuti del carcere di Ivrea.

Seguono le firme dei detenuti

 

http://informa-azione.info/carcere_comunicato_dei_detenuti_del_carcere_di_ivrea_sul_suicidio_di_un_loro_compagno