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Cascina Occupata Ponchio a rischio sgombero

Ieri il consiglio comunale di Bergamo ha messo ai voti lo sgombero e la svendita della Cascina Ponchia Occupata. La mozione è stata presentata dal consigliere Di Gregorio di Forza Italia e in seguito approvata con 21 voti favorevoli e 14 contrari. La Cascina era stata occupata due mesi fa dal Kollettivo Autonomo Popolare, il quale le ha ridato vita e l’ha resa un centro di socialità e d’aggregazione.

Riportiamo l’articolo sui fatti di BgReport :

Un acceso consiglio comunale ha visto ieri sera discutere i consiglieri per più di tre ore. Argomento del contendere è stata la proposta di delibera presentata dal consigliere Di Gregorio di Forza Italia presentata dal consigliere  che prevede lo sgombero  della cascina Ponchia occupata a Monterosso. La delibera è stata approvata con 21 voti favorevoli e 14 contrari. Ma l’amministrazione ha dovuto far fronte a numerosissime critiche pervenute sia riguardo alla chiusura nei confronti degli attivisti di cascina Ponchia, che  in merito alle alienazioni e alle politiche abitative in generale.

La cascina, occupata da quasi due mesi dal Kollettivo Autonomo Popolare, è diventata un luogo di socialità fuori dalle logiche del profitto, in costante relazione con le esigenze del quartiere.

L’intervento del consigliere Marchesi (PD) ha denunciato la mancanza di spazi sociali a Monterosso, e ha sottolineato come siano molte le realtà sociali che ne avrebbero bisogno. Inoltre ha ricordato che la giunta sembra non interessarsi alle questioni legate alla socialità, riducendo l’orario di apertura dello spazio sociale Mafalda a sole 8 ore settimanali. Marchesi ha definito l’alienazione come una soluzione priva di progettualità e ha definito cascina Ponchia come l’ultimo spazio comunale per rispondere alle esigenze del quartiere.

Successivamente sono intervenuti il capogruppo della Lega Nord, Ribolla, che ha parlato di un centinaio di alloggi comunali vuoti in città, nemmeno la metà del dato reale e il consigliere di Forza Italia Di Gregorio che ha ricordato che dalle alienazioni si ricaveranno introiti e che il patto di stabilità impone alcune scelte. Di Gregorio ha inoltre detto che il ricavo finanzierà generiche opere pubbliche.

A dare spazio alla voce dei ragazzi del collettivo, presenti in gran numero in aula insieme a rappresentanti di gruppi che si occupano di diritto alla casa, è stato il consigliere di SEL, Amorino, che ha letto il comunicato portatoconsegnato in sala consiliare dai ragazzi. Il comunicato si sofferma su come la cascina sia un bene comune e sottolinea che l’occupazione sta ridando una nuova funzione sociale all’immobile, grazie alle numerose attività che stanno prendendo piede. Durante la lettura si è ricordato anche come le due aste precedenti fossero andate deserte e il consigliere ha suggerito che si potrebbe concedere al collettivo lo spazio in comodato d’uso.

Gli interventi si sono susseguiti e minoranza e opposizione si sono confrontate con asprezza. Se il centro destra rivendicava l’alienazione come necessaria per esigenze di cassa, il centro sinistra replicava che quello spazio è una risorsa strategica per il quartiere.

Se da un lato, la giunta insiste compatta sul fatto che lo sgombero deve precedere qualsiasi incontro con i giovani occupanti, dall’altro l’opposizione caldeggia un incontro tra amministrazione e occupanti, che preceda l’eventuale sgombero.

Il centro sinistra infatti auspica una soluzione che responsabilizzi gli occupanti e individui luoghi idonei per proseguire le attività. Infatti le lodi alle attività svolte all’interno della Kascina sono state unanimi. Qualcuno ha osato di più, dicendo che questo è un laboratorio, la realizzazione di un mix abitativo e intergenerazionale: di questo concreto laboratorio la città ha bisogno, non di aleatori inglesismi troppo di moda come smart-city. La consigliera d’opposizione Tognon ha rinfacciato alla Giunta che versa in difficoltà economiche, di non aver esitatao a sperperare denaro pubblico in altre circostanze, ricordando i 30mila euro spesi per la realizzazione del sito per Bergamo capitale della cultura.

I soldi della vendita di Cascina Ponchia sarebbero destinati in parte a provvedere alla manutenzione straordinaria degli alloggi comunali a canone sociale. Ma tra l’opposizione, che quando era al governo della città nulla ha fatto per sistemarli, lo scetticismo regna sovrano: perché la giunta Tentorio, a tre mesi dalla scadenza del mandato, dovrebbe preoccuparsi degli alloggi che aveva dimenticato per 5 anni? E perché se la preoccupazione per la questione abitativa fosse reale, la stessa giunta ha scelto di vendere 187 alloggi?

Ma tra alibi, propaganda e discorsi elettorali ieri in Consiglio comunale si è registrata semplicemente la diatriba tra due schieramenti politici che si candidano nuovamente a governare questa città fra pochi mesi. Nella concretezza amministrativa le differenze tra i due schieramenti si sono dimostrate ben poca cosa, soprattutto se paragonate alle divergenze emerse ieri in Consiglio. Forse nel centro sinistra sta cambiando qualcosa o forse le elezioni iniziano a essere veramente vicine.

La difficoltà delle forze politiche nel riconoscere forme di aggregazione spontanee e dal basso si è manifestata anche ieri. L’eterna avversione alle pratiche dell’autogestione si è coniugata con il paternalismo di chi è più preoccupato di fissare vincoli invece di valorizzare esperienze, che non hanno bisogno di nient’altro che spazi per svilupparsi. L’elogio per le reti sociali informali stride col contemporaneo invito agli occupanti a formalizzare la loro esistenza in associazione. Soprattutto se questi vincoli vengono imposti sotto il ricatto dello sgombero.

Fatto sta che ieri è stato scelto di cancellare un’esperienza di autogestione all’interno di uno spazio comunale che, chi ha amministrato questa città, ha tenuto vuoto da anni. Sono bastati due mesi di attività per rendere evidente a tutti l’inerzia delle istituzioni e le potenzialità che gli spazi potrebbero avere nelle mani di chi non ha alternative.

Intervista a cura di Radio Onda d’Urto a Jacopo del Kollettivo Autonomo Popolare

Bergamo: rinasce la Kascina autogestita popolare

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E’ stata occupata nel pomeriggio di oggi la cascina Ponchia di Monterosso. Si tratta della terza occupazione in poche settimane del gruppo Kollettivo autonomo popolare, che rivendica la necessità di riqualificare spazi e renderli fruibili per la collettività.

La cascina di 781 mq era stata oggetto nel 2009 di un bando comunale per la realizzazione di un progetto di housing sociale. Il bando di gara prevedeva la realizzazione di  5 alloggi a canone calmierato e 4 a canone sociale, uno spazio comune di aggregazione per anziani e spazi dedicati agli orti.

Secondo la giunta Tentorio  gli alloggi sarebbero stati destinati a padri separati in difficoltà economiche, dato che “il sostegno ai padri separati o divorziati, soprattutto quelli con figli, è inserito nelle linee programmatiche di questa amministrazione“. Ma tutto è rimasto sulla carta, i cittadini hanno visto sfumare anche questo progetto e i genitori in difficoltà rimangono tali. Nulla si è concretizzato e la cascina è rimasta nell’identico stato di abbandono.

Poi il cambio di indirizzo da parte dell’amministrazione di centro-destra: la cascina Ponchia è stata inserita tra i beni all’interno del piano di alienazioni, insieme a 186 alloggi di edilizia popolare.

Perfino la Terza Circoscrizione espresse a giugno scorso un unanime dissenso nei confronti della scelta della giunta Tentorio: i consiglieri espressero parere “decisamente contrario” in relazione all’alienazione di cascina Ponchia  perchè la ritiengono “una risorsa potenzialmente utile per il territorio“. Il parere della circoscrizione non scalfì le linee della giunta.

La scelta di svendere parte del patrimonio cittadino non convince molti in città. Casa Suardi era stata stralciata dal piano alienazioni per le pressioni dei comitati, ma in generale la svendita  sembra rispondere a logiche di cassa immediate, impoverendo la collettività di beni importanti, senza preoccuparsi delle prospettive a lungo termine.

Il progetto di riqualificazione della cascina Ponchia sembra però più un escamotage per non perdere i finanziamenti della regione Lombardia. Nel 2012 infatti la Regione stanziò un contributo di 1 milione e 700 mila euro per il recupero del civico 33 di via Quarenghi. La giunta Tentorio, e in particolare l’assessore ai Lavori pubblici Saltarelli, disse però che era stato deciso di realizzare solo 24 alloggi a fronte dei 44 previsti. Ma come fare a non perdere il finanziamento? Spostandolo su un’altra opera. L’assessore D’Aloia dichiarava all’Eco di Bergamo il 2 agosto 2012: “Con questa operazione non perdiamo neanche un euro. Anche in termini di saldo di appartamenti ci guadagnamo. Inoltre, trattandosi di project financing, il Comune dovrà impegnare solo 50 mila euro di oneri di natura fiscale”.

Sarà, ma ad ora questa storia sembra aver preso un’altra piega.

Ascolta l’intervista a cura di Radio Onda d’Urto

Da Bgreport