Julie Lévesque Global Research, 1 febbraio 2014
“Una delle tendenze più diffuse nella cultura occidentale del 21.mo secolo è diventata un po’ un’ossessione negli USA. Si chiama “storia di Hollywood”, dove le macchine degli studi aziendali di Los Angeles spendono centinaia di milioni di dollari per adottare e tagliare su misura la Storia secondo il paradigma politico prevalente.” (Patrick Henningsen, Storia di Hollywood: “Dark Zero Trenta” Sponsorizzato dalla CIA, Oscar per il “Miglior Film di Propaganda”)
Black Hawk Dawn, Zero Dark Thirty e Argo sono solo alcune delle grandi recenti produzioni che mostrano come l’industria del cinema di oggi promuova la politica estera degli Stati Uniti. Ma il film viene utilizzato nella propaganda fin dall’inizio del 20.mo secolo e la collaborazione di Hollywood con dipartimento della Difesa, CIA e altre agenzie governative non è una tendenza moderna. Con l’assegnazione dell’Oscar del miglior film ad Argo di Ben Affleck, da parte di Michelle Obama, l’industria mostra quanto sia vicina a Washington. Secondo Soraya Sepahpour-Ulrich, Argo è un film di propaganda che nasconde la brutta verità sulla crisi degli ostaggi iraniana ed è volto a preparare il pubblico statunitense allo scontro con l’Iran: “Gli osservatori della politica estera sanno da tempo che Hollywood riflette e promuove le politiche statunitensi (a sua volta, determinate da Israele e dai suoi sostenitori). Tale fatto fu reso pubblico quando Michelle Obama annunciò l’Oscar per “Argo”, film anti-iraniano assai propagandistico. Tra scintillio ed eccitazione, Hollywood e Casa Bianca rivelano il loro patto e mandano un messaggio in tempo per i prossimi colloqui sul programma nucleare iraniano (…) Hollywood ha una lunga tradizione nel promuovere la politica degli Stati Uniti. Nel 1917, quando gli Stati Uniti entrarono nella Prima Guerra Mondiale, il Comitato per la pubblica informazione (CPI) del presidente Woodrow Wilson arruolò l’industria cinematografica degli USA per produrre film di propaganda a sostegno della ‘causa’. George Creel, presidente della CPI, credeva che i film avessero un ruolo nel “portare il Vangelo dell’americanismo in ogni angolo del globo.” Il patto si fece più stretto durante la seconda guerra mondiale (…) il contributo di Hollywood fu la propaganda. Dopo la guerra, Washington ricambiò utilizzando sussidi e disposizioni speciali del Piano Marshall, e il suo peso per eliminare le resistenze all’apertura dei mercati cinematografici europei (…) Hollywood e la Casa Bianca hanno accolto con entusiasmo “Argo” e il suo messaggio propagandistico, senza vergogna e nascondendo deliberatamente un aspetto cruciale di tale evento “storico”. Lo scintillio seppellisce il fatto fin troppo importante che gli studenti iraniani che assaltarono l’ambasciata statunitense di Teheran, svelarono al mondo gli oscuri segreti d’Israele. I documenti classificati “SECRET” rivelarono le attività della Lakam. Nata nel 1960, la Lakam era la rete israeliana dedita allo spionaggio economico negli Stati Uniti, alla “raccolta di intelligence scientifica negli Stati Uniti per l’industria della difesa di Israele’“. (Soraya Sepahpour-Ulrich, L’Oscar di Hollywood ad “Argo”: ed i vincitori sono… il Pentagono e la lobby israeliana)
Per un vero resoconto della crisi degli ostaggi in Iran, un’operazione segreta della CIA, Global Research consiglia di leggere l’articolo di Harry V. Martin del 1995: La vera storia degli ostaggi iraniano dal dossier di Fara Mansoor: “Fara Mansoor è un esiliato. Non infranse nessuna legge negli Stati Uniti. Il suo crimine è la verità. Cosa dice e i documenti che porta equivalgono alla sua condanna a morte, Mansoor è un iraniano che faceva parte della “dirigenza” dell’Iran molto prima della cattura degli ostaggi del 1979. I dati di Mansoor effettivamente svelarono la teoria dell’”October Surprise” con cui la squadra di Ronald Reagan e George Bush pagarono gli iraniani per non liberare i 52 ostaggi statunitensi fino a dopo le elezioni presidenziali del novembre 1980 (…) Con migliaia di documenti a sostegno, Mansoor dice che la “crisi degli ostaggi” fu uno “strumento di gestione” politico creato dalla fazione pro-Bush della CIA, e usato in alleanza con i fondamentalisti islamici di Khomeini.” Lo scopo era duplice:
– Tenere l’Iran, intatto e senza comunisti, sotto il pieno controllo di Khomeini.
– Destabilizzare l’amministrazione Carter e portare George Bush alla Casa Bianca”. (Harry V. Martin, The Real Hostage Crisis Iran: A CIA Covert Op)
Zero Dark Thirty è un altro grande film propagandistico che ha suscitato indignazione all’inizio di quest’anno. Sfrutta gli orribili eventi dell’11 settembre per presentare le torture come un male efficace e necessario: “Zero Trenta Dark è inquietante per due ragioni. In primo luogo, lascia lo spettatore con l’impressione errata che la tortura abbia aiutato la CIA a trovare il nascondiglio di bin Ladin in Pakistan. In secondo luogo, ignora l’illegalità e l’immoralità della tortura come strumento d’indagine. Il thriller si apre con le parole “Basato su resoconti di prima mano su eventi reali”. Dopo aver mostrato i filmati dei terribili attacchi dell’11/9, passa a una lunga e impressionante rappresentazione delle torture. Il detenuto “Ammar” viene sottoposto a waterboarding, posizioni di stress, privazione del sonno e confinato in una piccola scatola. Rispondendo alle torture, divulga il nome del corriere che porta infine la CIA alla posizione e all’assassinio di bin Ladin. Sarà buon teatro, ma è impreciso e fuorviante”. (Marjorie Cohn, “Zero Dark Thirty: Torturare i fatti”)
All’inizio di quest’anno i Golden Globe hanno spinto alcuni analisti a criticare l’oscura “celebrazione dello Stato di polizia” di Hollywood sostenendo che il vero vincitore del Golden Globe è il complesso militare-industriale: “Homeland ha avuto miglior serie tv, e migliori attore e attrice televisivi. È uno spettacolo molto divertente che in realtà ritrae alcuni dei difetti del sistema MIIC. Argo ha avuto miglior film e miglior regista. Glorifica la CIA e Ben Affleck ha assai elogiato la CIA. La migliore attrice è Jessica Chastain, per l’infame film che propaganda la tortura”.
Il Complesso Militare Industriale d’Intelligence ha un ruolo sempre più pervasivo nella nostra vita. Nei prossimi anni vedremo film sull’uso dei droni di forze di polizia e spionaggio negli Stati Uniti. Già vediamo filmati che mostrano come le spie possono violare ogni aspetto della nostra privacy, gli aspetti più intimi della nostra vita. Con film e serie TV che celebrano queste estensioni cancerose dello Stato di polizia, Hollywood e i grandi studi banalizzano le idee che ci presentano, mentendo al pubblico creando storie fasulle per coprire ciò che accade realmente. (Rob Kall citato sul Washington Blog, The CIA and Other Government Agencies Dominate Movies and Television)
Tali collegamenti problematici di Hollywood furono esaminati in un articolo approfondito di Global Research del gennaio 2009: Lights, Camera… Covert Action: The Deep Politics of Hollywood. L’articolo elenca un gran numero di film in parte sceneggiati a scopo propagandistico da dipartimento della Difesa, CIA e altre agenzie governative. E’ interessante notare che quest’anno, il regista premio Oscar Ben Affleck abbia collaborato con la CIA nel 2002 recitando in The Sum of All Fears. “Gli autori Matthew Alford e Robbie Graham spiegano che rispetto alla CIA, il dipartimento della Difesa “ha un rapporto ‘aperto’ ma appena pubblicizzato con la Tinsel Town”, che “pur moralmente discutibile e poco pubblicizzato, almeno avviene in ambito pubblico.” Alford e Graham citano un rapporto del 1991 della CIA che rivela l’influenza tentacolare dell’agenzia non solo nel cinema ma anche nei media, dove “intrattiene rapporti con giornalisti di ogni importante radio, giornale, settimanale e rete televisiva della nazione”. Non fu che nel 1996 che la CIA annunciò che “sarebbe ora di collaborare apertamente nelle produzioni hollywoodiane, presumibilmente con una stretta ‘consulenza’”: “La decisione dell’Agenzia di lavorare pubblicamente con Hollywood fu preceduta dalla “Relazione della task force sulla Grande Apertura della CIA” del 1991, redatta dalla Task Force della Grande Apertura del neodirettore della CIA Robert Gates, che segretamente discusse, anche se ironicamente, se l’Agenzia dovesse essere meno reticente. La relazione riconosce che la CIA “oggi ha rapporti con giornalisti di ogni importante radio, giornale, settimanale e rete televisiva della nazione”, e gli autori della relazione notano che ciò li ha aiutati a “trasformare alcuni “fallimenti dell’intelligence” in successi dell’”intelligence”, contribuendo alla limatura di innumerevoli altre.” E continua rivelando che la CIA in passato persuase giornalisti a rinviare, modificare, tenersi o anche rigettare storie che avrebbero leso gli interessi sulla sicurezza nazionale” (…)
Il romanziere Tom Clancy ebbe un rapporto particolarmente stretto con la CIA. Nel 1984 Clancy fu invitato a Langley dopo aver scritto Caccia a Ottobre Rosso, poi ridotto in film del 1990. L’Agenzia l’invitò di nuovo quando lavorava su Giochi di potere (1992) e per l’adattamento cinematografico venne concesso l’accesso alle strutture di Langley. Di recente, The Sum of All Fears (2002) raffigura la CIA rintracciare dei terroristi che vogliono fare esplodere una bomba nucleare sul suolo statunitense. Per tale produzione, il direttore della CIA George Tenet guidò personalmente gli autori in un tour al quartier generale di Langley, la star del film Ben Affleck consultò gli analisti dell’Agenzia, e Chase Brandon ne fu un consulente. Le vere ragioni della CIA nell’adottare un ruolo “consultivo” in tali produzioni furono chiaramente rilevate dal commento solitario dell’ex Associate General Counsel della CIA, Paul Kelbaugh. Nel 2007, mentre era in un college in Virginia, Kelbaugh tenne una conferenza sul rapporto della CIA con Hollywood, in cui un giornalista locale era presente. Il giornalista (che ora vuole restare anonimo) scrisse una recensione della conferenza che riguardava la discussione di Kelbaugh sul thriller del 2003 The Recruit, interpretato da Al Pacino. La revisione rilevò, secondo Kelbaugh, che un agente della CIA era sul set per tutta la durata delle riprese con il pretesto della consulenza, ma il suo vero lavoro era deviare i realizzatori, avrebbe detto Kelbaugh secondo il giornalista (…) Kelbaugh enfaticamente negò tale dichiarazione pubblica. (Matthew Alford e Robbie Graham, Lights, Camera… Covert Action: The Deep Politics of Hollywood)
Durante la Guerra Fredda, l’agente della CIA del Psychological Strategy Board (PSB), Luigi G. Luraschi, era un dirigente della Paramount. “Aveva assicurato l’accordo di diversi direttori di casting nel presentare sottilmente ‘negri ben vestiti’ nei film, tra cui ‘un dignitoso maggiordomo negro’ che apparisse ‘come uomo libero’“. Lo scopo di tali cambiamenti era “ostacolare la capacità dei sovietici di sfruttare al meglio gli scarsi risultati del nemico nelle relazioni razziali e per dare un’impressione particolarmente anodina degli USA che all’epoca erano ancora impantanati nella segregazione razziale.” (Ibid). Le ultime produzioni cinematografiche premiate dimostrano che la visione manichea del mondo dedotta dalla politica estera degli Stati Uniti, non è cambiata dalla Guerra Fredda. L’alleanza Hollywood-CIA è viva e vegeta e ritrae ancora gli USA come “leader del mondo libero” che combattono il “male” in tutto il mondo: “L’incastro tra Hollywood e apparati di sicurezza nazionale rimane stretto come sempre, ci ha detto l’ex-agente della CIA Bob Baer. “C’è una simbiosi tra la CIA e Hollywood” (…) le affermazioni di Baer hanno un peso nelle riunioni di Sun Valley, l’annuale convegno nell’Idaho in cui diverse centinaia grandi nomi dei media statunitensi, tra cui tutti i principali studi di Hollywood, discutono delle strategie mediatiche collettive per il prossimo anno”. (Ibid).
http://aurorasito.wordpress.com/2014/02/04/propaganda-hollywood-e-cia/