Lettere dal Carcere (Maurizio Alfieri) Corrispondenze Galeotte (Radio Cane)

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Lettera di Maurizio Alfieri (28.03.2013)

Lettera di Maurizio Alfieri

Carissimi/e compagni/e, famigliari, amici e solidali di nostro fratello Stefano,
inizio questa mia abbracciandovi tutti/e al mio cuore con eterno bene, sperando che tutti/e stiate bene di salute, lo stesso posso dirvi di me, sempre a testa alta, contro le prevaricazioni e le ritorsioni di qualche “benpensante aguzzino”, che mi danno la possibilità di vivere con molti agi e tutti i comfort, che mi danno l’opportunità di rigenerare l’anima e lo spirito, quello spirito ribelle che le mura non potranno mai rinchiudere, quelle “catene” che si sciolgono come neve al sole, “grazie di cuore”, gliene sono grato.


Voglio spiegarvi qualcosa sul mio povero papà, che io ho sempre amato e amo, anche se adesso non c’è più.
Mio papà lavorava 20 ore al giorno per permettere a tutti i suoi figli (sei, tre maschi e tre femmine) di poter mangiare, di trovare sempre un piatto caldo a tavola, di poterci comprare un cappotto o un paio di scarpe una volta all’anno, soprattutto per me, che ero il più piccolo e desiderava che io studiassi, solo che l’ho fatto fino alla 5° elementare, perché avevo capito la “schiavitù del lavoro”, che gli oppressi e i poveri rimanevano sempre tali, che la casta appartiene a pochi (e sono felice di non farne parte, sono apolitico).
Mio padre è stato un partigiano, ha combattuto per la libertà di tutti/e, per il suo popolo, la sua terra, contro il fascismo e nazismo. È stato prigioniero in un campo di concentramento, mi raccontava che mangiavano i topi, le bucce delle patate, e che a volte erano fortunati a trovare la barbabietola che nasceva sotto lo sterco…
Finita la guerra, mio papà ha dovuto rimboccarsi le maniche, lavorava come ferroviere, la notte faceva il garagista. Così nel 1969, quando io avevo sei anni, è immigrato con la valigia di cartone a Milano. Dormivamo tre fratelli in un letto, io ero il più coccolato, la bistecca la davano sempre a me, perché dovevo crescere, mia madre era sempre premurosa e amorevole, al pomeriggio pane e nutella con la banana (“ha potassio e ne hai bisogno per crescere”, diceva così). Mia mamma doveva accudire i figli, e lavorava in casa cucendo oppure facendo quei lavoretti che una volta ti spedivano a casa per assemblare tutti i pezzi.
Ho avuto due genitori onesti, lavoratori, e sempre pronti ad aiutare anche il vicino di casa. Infatti al funerale di mia mamma l’anno scorso c’era una signora che a Milano è arrivata con sei figli, senza marito (dalla Calabria), Franca, e mia mamma cucinava anche per i suoi figli e mandava me la sera a prenderli per portarli a casa mia e farli mangiare. Franca abita al piano terra nel palazzo dove abito io, noi all’ottavo piano (case popolari).
A vedere Franca che piangeva, dicendo di aver perso una mamma, per me è stata una tristezza, invece quei bastardi del D.A.P. non mi permettevano di vederla, capito!!! Vorrei averli nelle mie mani, guardarli negli occhi, potergli dire cosa penso di loro, che sono essere infami, indegni di avere figli, indegni di essere e definirsi essere umani.
Un giorno mio padre ebbe un ictus ed ischemia, restò paralizzato; era il 1993, io ero uscito dopo 7 anni di prigione avendone fatti 2 e mezzo poco prima, perché ero uscito per decorrenza termini (sempre per banche).
Dopo due mesi di ospedale, decidemmo che mio papà dovevamo portalo a casa, perché mia mamma dall’ospedale non voleva muoversi, così lo portammo a casa, con tutto l’amore del mondo. Subito però mi accorsi che mia mamma era anziana e che non poteva accudire da sola mio papà, che aveva bisogno di essere pulito, lavato e tutte le cure che gli servivano (abbandonato dal governo come fanno con tutti/e).
Mia madre pensionata, mio padre in quello stato, così, con tutti i problemi, ho ripreso la strada degli espropri verso le banche per permettere una vita normale ai miei genitori. Sono felice di aver fatto quello che ho fatto, lo rifarei, gli metterei due badanti a mia mamma e mio papà.
Lo Stato abbandona tutti, erano solo bravi a venire a casa a cercare il voto quando c’erano le elezioni, e una volta al sindaco per poco non andavo in comune a buttarlo giù dalla finestra, se si permetteva ancora a chiedere il voto a mia madre, invece di interessarsi dei problemi sociali che affliggevano gli anziani e non solo.
Tornando alla scuola, dato che ho scritto di avere solo la 5° elementare, la terza media l’ho conseguita al Beccaria (carcere minorile). Dal Beccaria sono evaso. Ero dentro per una rapina in gioielleria da 800 milioni di lire: era il 1977, erano tanti soldi all’epoca, ma in carcere aiutavo tutti. Sono evaso per aiutare mio fratello che avevano arrestato in Grecia, ad Atene; era a “Comotint”, rischiava la pena di morte, fu arrestato per hascisch, c’erano i colonnelli, solo pagando 200 milioni siamo riusciti a tirarlo fuori. Ero scappato per rapinare e salvare la vita a mio fratello.
In carcere poi ho fatto due anni di ragioneria e due anni di geometri, però ho letto molti libri: L’interpretazione dei sogni di Freud, Carl Gustav Jung, Avere o essere e L’arte di amare di Erich Fromm, Siddhartha di Hermann Hesse, poi libri sul fascismo, sui medici del Terzo Reich e tanti altri. Soprattutto ho fatto tanta ginnastica e la faccio ogni mattina, ogni giorno, escluso la domenica, per quello sono in forma. … Io i bulli non posso vederli, mi sono sfidato tante volte con le mani, e qualche volta anche con altro, parlo sempre di carcere. Posso dire che quando in carcere c’erano gli omicidi e gli accoltellamenti ero sempre rispettato e benvoluto dai più pericolosi, perché non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno, mi facevo, e mi faccio, voler bene da tutti. Anche durante le rapine mi definivano il rapinatore galantuomo; infatti mi hanno arrestato in una banca per aver soccorso una donna che era svenuta vedendo il mio coimputato che maltrattava il direttore. Così per far rinvenire la signora con un bicchier d’acqua sono arrivati i carabinieri perché era scattato l’allarme. All’inizio ero riuscito a ingannarli perché avevo una tuta da elettricista, parrucca e baffi finti: gli avevo detto che sicuramente era scattato l’allarme perché eravamo intenti ad aggiustarlo, si erano allontanati, ma per chiamare il mio coimputato e non lasciarlo solo, perché era sceso nel caveau, ho perso tempo. Così dalla centrale gli hanno detto: “Deficienti, guardate che c’è l’allarme e quello che vi ha parlato sicuramente è il rapinatore!!!”. Appena li ho visti ritornare ho preso la scopa in mano e facevo finta di pulire nella banca, solo che mentre controllavano le targhe e i blocchetti delle macchine sono arrivati alla nostra moto (quel “deficiente” del mio coimputato, per impennare la moto al mattino, aveva fatto cadere il blocchetto dell’accensione, per cui si accendeva solo con il cacciavite). Così hanno spianato le armi, ed io ho bloccato tutte le porte della banca, ci siamo arresi con l’intervento di un capitano dei carabinieri, perché se uscivamo ci facevano come un “colapasta”, così abbiamo optato per una resa condizionata (6 giugno 1994). La mia è una storia lunga e… molto, molto movimentata…

Avete visto ieri a Ferrara il sit-in contro Federico Aldrovandi!!! Fatto ripugnante e infame. Oggi ho scritto ai compagni di Torino e detto che tutti/e noi dobbiamo organizzare una manifestazione a sostegno della povera madre di Federico, che infami poliziotti hanno oltraggiato, con quel presidio sotto l’ufficio dove lavorava. E dite su Internet che alla mamma del caro fratello Federico va tutto il mio affetto e la mia vicinanza al suo dolore, e che auguro a quei poliziotti che in carcere qualcuno li ripaghi con calci in faccia e un pestaggio come hanno fatto con il povero Federico, perché solo dei vigliacchi oltraggiano il dolore di una mamma (schifosi-luridi-infami-vermi)…
Vi chiedo di mettere su inform-azione il mio dolore alla sua cara mamma, oppure tutta la mia lettera, come volete.

Con questa mia rabbia per l’ennesimo omicidio di Stato, concludo questa mia abbracciandovi tutti/e al mio cuore, famigliari, amici, compagni e solidali di nostro fratello Stefano Frapporti, che aguzzini infami hanno strappato all’amore e all’affetto dei suoi cari e di tutti/e noi.

Terni, 28 marzo 2013

Con la rabbia nel cuore, un abbraccio ribelle
V.V.B. Maurizio (a-cerchiata)

Telegramma scritto dopo il presidio del 30 marzo

Oggi le mie emozioni sono indescrivibili
Ringrazio tutti/e fratelli, sorelle, compagni/e e solidali per il presidio, da Rovereto, a Roma, Trento, Milano, Torino, etc. Per ringraziare tutti/e ho scritto ad Ampi Orizzonti e al circolo Siete la mia energia, la mia forza spirituale, la mia voglia di rivalsa Il mio cuore vi accompagnerà nel vostro ritorno a casa
Ovunque sarò con voi ribelle e fiero di esserci
V.V.B. Eternamente e fraternamente
Maurizio       

Per scrivere a Maurizio Alfieri l’indirizzo è:
Maurizio Alfieri
Casa Circondariale Di Terni
Strada Delle Campore, 32 – 05100 Terni (TR)

Informa-Azione

 

Maurizio Alfieri: ignobili condizioni nel carcere di Terni

Riceviamo e diffondiamo alcuni aggiornamenti sul prigioniero in lotta Maurizio Alfieri, recentemente trasferito da Saluzzo a Terni:

Maurizio Alfieri: ignobili condizioni nel carcere di Terni

Maurizio Alfieri ha scritto dal carcere di Terni questo telegramma al circolo “Cabana” di Rovereto:
“Sono isolato, senza TV, senza coperta di casa e non posso usare altre per allergie e asma, la finestra chiusa a chiave, senza caloriferi, siamo peggio degli animali, avvisati i compagni/e per un presidio, radio Onda Rossa per parlare sempre di Terni e su internet, 15 giorni fa è morto impiccato un ragazzo per come ci fanno vivere.
Sono ancora senza vestiario, non sono al 14 bis ma qui trattano peggio di un lager senza diritti, neanche al passeggio la domenica pazzesco…
Un abbraccio a tutti/e e V.V.B. Maurizio”.
In altre lettere Maurizio scrive di essere ancora senza vestiario, senza prodotti per l’igiene e senza TV, nonostante non sia al 14 bis, e che quello di Terni è il carcere peggiore in cui sia mai stato, dove si congela per il freddo e dove il “passeggio” consiste in 4 metri per 2.
Ha anche spedito una dettagliata denuncia delle ignobili condizioni detentive e degli atti di autolesionismo da parte di prigionieri al magistrato di sorveglianza di Terni, Fabio Gianfilippi, chiedendo anche di essere trasferito.
Non ha dubbi che il trasferimento a Terni sia stato una rappresaglia per il comunicato sottoscritto da 245 prigionieri di Saluzzo (dice che altre 100 firme dovevano arrivare dall’AS). E aggiunge di essere davvero incazzato.
Maurizio ribadisce l’importanza per lui e gli altri detenuti di Terni di un presidio sotto il carcere e di iniziative solidali a Roma e non solo.
Doverose, aggiungiamo noi, visto quanto Maurizio si è battuto ed esposto finora.

P.S. Nell’ultima lettera (14 febbraio) Maurizio scrive che gli hanno applicato il 14 bis sulla base di 22 rapporti disciplinari. “Sono dei terroristi legalizzati”.
Dice che se non verrà trasferito, comincerà uno sciopero della fame ad oltranza.  

Informa-Azione

solidarietà ai detenuti in lotta nel carcere di Saluzzo – Maurizio Alfieri trasferito a Terni

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nel pomeriggio di sabato 16 febbraio una cinquantina di compagni/e hanno fatto un presidio sotto il carcere di Saluzzo in solidarietà con i prigionieri in lotta (recentemente 245 detenuti hanno sottoscritto un documento contenente alcune rivendicazioni)

il presidio è stato molto caloroso, e così la risposta da dentro

per contenere la protesta la direzione carceraria nei giorni scorsi aveva fatto trasferire Maurizio Alfieri, prigioniero molto attivo nel combattere le ingiustizie interne al carcere (si veda il caso di Tolmezzo)

ora Maurizio è detenuto a Terni, per scrivergli:

MAURIZIO ALFIERI

CASA CIRCONDARIALE

STRADA DELLE CAMPORE 32 05100 TERNI

ascolta il resoconto del presidio con Mitzi redattrice di radio blackout:

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solidarietà ai detenuti in lotta nel carcere di Saluzzo – Maurizio Alfieri trasferito a Terni

 

 

Comunicato di Maurizio Alfieri sul fango di Tolmezzo

Riceviamo e diffondiamo questo comunicato di Maurizio Alfieri sulle montature nei suoi confronti ad opera di repressione e pennivendoli di regime.
Ricordiamo che il 16 febbraio si terrà a Saluzzo un presidio anticarcerario in solidarietà con Maurizio e tutti i prigionieri di Saluzzo.

Comunicato di Maurizio Alfieri

Carissimi/e compagni/e,
desidero scrivervi questo comunicato per poter esprimere innanzitutto il mio eterno bene per tutti/e voi, che lottate con ideali e principi contro le ingiustizie di fascisti pronti a reprimere con violenze e abusi tutti coloro che portano la solidarietà nelle piazze, nelle fabbriche, nelle carceri e in tutti i luoghi comuni.
Oggi da una missiva di un mio caro fratello oltre che compagno ho appreso una notizia che mi ha fatto andare su tutte le furie…
Desidero esprimere al giornalista che ha scritto l’infame e indegno articolo pubblicato sul “Gazzettino” quello che penso di lui. Premetto che per la mia buona educazione voglio riservarmi dall’esprimere epiteti verso costui, servo del sistema di cattiva informazione per fuorviare da ciò che accade nel carcere di Tolmezzo.
Questo signore si è permesso di dire che io e Valerio abbiamo sfruttato (i miei cari/e compagni/e e fratelli anarchici) per i nostri scopi!!!
Lei signor giornalista è un codardo, un vile, le povere persone come Enzo Tortora sono morte per gentaglia come lei, che per scopi di lucro scrivevano articoli falsi, così come è abituato a fare lei, non sapendo il significato di dignità e onestà.
Lei sicuramente sarà amico della direttrice e del comandante del carcere di Tolmezzo, forse la retribuiranno! Magari il direttore della sua testata le ha promesso una promozione!!!
A parer mio lei è un vero sfruttatore, non noi. Gli sfruttatori sono la feccia dell’umanità, sono i magnaccia, coloro che delle donne vorrebbero fare merce di scambio, ed io per costoro (giornalisti e magnaccia) provo disgusto, schifo e ribrezzo.
Lei signor giornalista cerchi di preoccuparsi dei pestaggi e di tutto ciò che è accaduto dentro il carcere di Tolmezzo, ma sicuramente lei sarà lo stesso giornalista che alcuni mesi fa sul “Gazzettino” parlava di Tolmezzo come di un albergo a cinque stelle!!!
Si vada a leggere le tante denunce di molti detenuti che sono stati massacrati, lei è un colluso della direttrice, si vergogni per come svolge il suo lavoro e non dimentichi tutti/e i fratelli e sorelle che sono morti nelle vostre patrie galere, dove non sono mai emerse responsabilità di terzi, ma solo omissioni e archiviazioni frettolose. Oggi io voglio dedicare un pensiero a tutti/e i fratelli e sorelle che per colpa di qualche aguzzino sono stati strappati all’affetto dei loro cari (io non vi dimenticherò mai e vi porto tutti/e nel mio cuore). Signor giornalista, non si permetta mai più di insinuare infamie, perché questo fa parte solo del suo palmares.
Un abbraccio a tutti/e i compagni/e e grazie per la tanta corrispondenza che ricevo da tutti/e voi, perché allieta le mie giornate, mi scalda il cuore e mi rende libero senza mura e senza sbarre.
Un forte abbraccio, vi voglio bene.

Saluzzo, sezione di isolamento, 30/01/13

 

Maurizio (“a” cerchiata)

P.S. Ricordatevi che rispondo a tutti/e.

Nota aggiunta da Maurizio

Esimo da ogni responsabilità qualsiasi compagno/a per i fatti di Tolmezzo. Come risulta da tutti gli atti non c’è stato nessun coinvolgimento di qualsiasi persona e compagni/e, per cui nessuno si può permettere come il giornalista di insinuare anche il minimo coinvolgimento dei presidi del 10/09/12 e del 24/11/12.
Desidero inoltre dire a costui o costoro che non devono insinuare nulla verso i presidi di solidarietà contro i pestaggi e gli abusi che avvenivano e avvengono a Tolmezzo.

Doverosi saluti,
Maurizio Alfieri

Per scrivergli:
Maurizio Alfieri
Casa circondariale – Casa di reclusione di Saluzzo
Regione Bronda, 19/b Località Cascina Felicina
12037 –   Saluzzo (CN)

Fonte: Informa-Azione

Maurizio Alfieri tra lettere ed evasioni: un prigioniero scomodo

Come in un romanzo d’avventura, oggi i carabinieri dei Ros annunciano di aver sventato un’evasione dal carcere di Tolmezzo; una fuga che avrebbe visto protagonista Maurizio Alfieri insieme ad un altro detenuto. Non sappiamo se si tratti di una provocazione della direzione del carcere, della solita montatura dei Ros o se Maurizio abbia creduto con convinzione alla fuga, aspirazione legittima di ogni prigioniero.

Comunque sia, rendiamo pubblica la sua ultima lettera dal carcere che dimostra il suo carattere forte ed appassionato (lettera giunta il 21 gennaio all’Infoshop Senza Pazienza di Torino).

 

Saluzzo – 10-01-2013

Cari compagni/e,

con immensa gioia ho ricevuto la vostra missiva dove ho trovato poster e altro materiale molto bello. Ho provveduto ad affiggere in cella i poster per dire chiaramente ai secondini che io sono con voi.

Appena giunto a Saluzzo ho subito chiesto se c’erano compagni prigionieri, dato che avevo saputo che alcuni compagni erano qui, invece per fortuna non c’era più nessuno recluso; so che c’era Giorgio R. qui in cella dove mi trovo io, ho anche letto il suo articolo oltre ad aver saputo che anche lui qui ha lottato contro gli abusi, le prevaricazioni e quant’altro, così come faccio io da quasi 19 anni.

Sono contento di aver saputo che anche Maurizio Ferrari è uscito da Ferrara, ci eravamo scritti prima che lui partisse per il processo, avevo provveduto a fargli recapitare ambasciate in isolamento da cari amici, chiedendo se gli servivano sciarpe, orologi etc ma anche e soprattutto per dire che se avesse avuto problemi con gli sbirri in isolamento di mobilitarsi nelle sezioni. Se potete far recapitare i miei saluti a Maurizio ve ne sono grato perché so che è ai domiciliari.

Cari compagni/e, condivido le vostre lotte contro chi deturpa l’ambiente, distrugge il nostro habitat, espropria e saccheggia i beni altrui, con le loro lobby, banche e politici pronti ad arricchirsi fra loro, corrotti e privi di sentimenti, che pensano solo a mettere alla fame il loro popolo, non gli interessa il futuro delle nuove generazioni, questo è stato dimostrato dall’ultimo incontro tra Monti e Hollande che hanno pensato solo ad investire (rubare) 2.5 miliardi di euro (vigliacchi…).

Sappiate che nelle vostre lotte io sarò sempre con voi, il regime pensa solo a militarizzare, a reprimere con la violenza i diritti di tutti/e ma come tutti i regimi totalitari dovrà abdicare alle ingiustizie perché il popolo è pronto alla ribellione di massa. Cito una mia massima: ‘Si vis pacem, para bellum’ (se vuoi la pace prepara la guerra).

Quando potete inviatemi poster, opuscoli e tutto ciò che possa servire per ‘convertire’ e rendere partecipe chiunque abbracci la nostra fede di No Tav.

Termino inviando un abbraccio fraterno a tutti/e i compagni/e della valle che resiste.

Fraternamente,

Maurizio

N.B. Qui a Saluzzo i nuovi giunti non hanno neanche i piatti per poter mangiare, stracci, scope e nulla per l’igiene della cella, neanche per l’igiene personale, vengono lesi tutti i diritti, prima che di detenuti di esseri umani. Questo viene garantito da uno stato corrotto, inizierò a raccogliere firme e adesioni per dare inizio ad una mobilitazione di tutti i compagni e vi terrò informato.

 

 

Maurizio Alfieri, un prigioniero ‘scomodo’

Diventato prigioniero “scomodo” per l’amministrazione carceraria di Tolmezzo, Maurizio Alfieri viene nuovamente trasferito perché continua a battersi contro le angherie e le violenze perpetrate dalle guardie, senza piegarsi a ricatti e/o sanzioni disciplinari. Non solo un trasferimento da carcere a carcere ma da sezione di isolamento a sezione di isolamento, con destinazione Saluzzo; carcere attorno al quale si era creato, fino alla scarcerazione del prigioniero No Tav Giorgio Rossetto lì detenuto, un coordinamento (NoISOL) contro le condizioni di segregazione dei prigionieri di quella sezione.

Maurizio Alfieri da anni lotta contro il silenzio e la censura che circondano i pestaggi e le quotidiane torture somministrate dalle guardie, complici capi e direttrice, del carcere di Tolmezzo. All’interno del carcere Maurizio ha raccolto diverse testimonianze dei pestaggi di detenuti della sezione di isolamento, denunciando le brutalità al magistrato di sorveglianza e alla procura di Udine, i quali continuano a non prendere nessun provvedimento contro le violenze perpetrate nel carcere di Tolmezzo.

La mattina del 18 dicembre 2012 Maurizio viene accompagnato dalla guardie in matricola, passa poi alcune ore in una cella vuota. Dopo un po’ il comandante Raffaele Barbieri arriva con un coltello di ghisa nero lungo circa 30 centimetri e accusa Maurizio, sulla base di una dichiarazione scritta da un delatore, di averlo nascosto nella sua cella. Con questo pretesto fasullo Maurizio viene trasferito senza nemmeno poter raccogliere le proprie cose dalla sua cella (vestiti, fornello, radio, buste, francobolli ecc). Gli viene confermato il trasferimento nel carcere di Trani ma quando le porte del cellulare sul quale era trasportato si aprono, Maurizio si trova nel carcere di Saluzzo. Immediatamente messo in isolamento, Maurizio può contare sulla solidarietà degli altri detenuti, che si ricordano del compagno No tav Giorgio Rossetto che era stato lì e del presidio in sostegno ai detenuti svoltosi all’esterno del carcere.

Ad oggi Maurizio deve scontare dieci sanzioni disciplinari di 15 giorni di isolamento ciascuna, espressione della rappresaglia e delle ritorsioni nei suoi confronti da parte della direzione del carcere di Tolmezzo per tutte le denunce e le lotte da lui fatte.

Per scrivergli:

Maurizio Alfieri

via Regione Bronta, 19 bis
12037 Saluzzo (CN)

 

 

Corrispondenze galeotte: VVB, Maurizio Alfieri

(Radio Cane)

Un nome,  fino a poco tempo fa ignoto ai più. Un uomo, con la sua storia, le sue certezze, il suo divenire. Una vita, che parla, o potrebbe parlare, a tutti e ciascuno.Decine di lettere, migliaia di parole, incroci che si moltiplicano. Maurizio Alfieri, rapinatore e ribelle, amico e compagno/corrispondente. A lui diamo volentieri le nostre voci…

AGGIORNAMENTO (Febbraio 2014)

Sabato 8 febbraio a Trieste, presidio in solidarietà a Maurizio Alfieri e Valerio Crivello, davanti al tribunale in via Coroneo 20, dalle ore 09.30.

Attualmente Maurizio è stato trasferiti

 

 

Corrispondenze galeotte: VVB, Maurizio Alfieri

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Un nome,  fino a poco tempo fa ignoto ai più. Un uomo, con la sua storia, le sue certezze, il suo divenire. Una vita, che parla, o potrebbe parlare, a tutti e ciascuno.Decine di lettere, migliaia di parole, incroci che si moltiplicano. Maurizio Alfieri, rapinatore e ribelle, amico e compagno/corrispondente. A lui diamo volentieri le nostre voci…

AGGIORNAMENTO (Febbraio 2014)

Sabato 8 febbraio a Trieste, presidio in solidarietà a Maurizio Alfieri e Valerio Crivello, davanti al tribunale in via Coroneo 20, dalle ore 09.30.

Attualmente Maurizio è stato trasferito al carcere di Ferrara.

Per scrivergli: Maurizio Alfieri, via Arginone 327, 44122, Ferrara.