RAVACHOL, Le mie impressioni sulla Corte di Assise della Loira, sedute del 22 e 23 giugno 1892

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Trovo questa messa in scena caotica e ridicola. Perché tutti quegli uomini che devono prendere una parte attiva al dibattito si parano, gli uni con toghe rosse, gli altri con toghe nere piene di fronzoli? È forse per parlare con i pregiudicati e lasciar credere che il travestimento rende più intelligenti o più temibili?

Perché esigere, quando la Corte fa il suo ingresso, che tutti gli astanti siano in piedi?
Penso che il rispetto ha significato solo nel caso in cui è liberamente espresso.
Il Procuratore della repubblica ha detto il vero, nella sua requisitoria, quando ha detto che ero risoluto a distruggere tutti gli ostacoli che si opponevano al compimento dei miei progetti; ma si sbaglia quando dice che avevo ancora del denaro; non sono i pochi franchi che mi restavano che potevano farmi sperare dei giorni migliori. Non volevo nemmeno aspettare di essere completamente senza risorse e cadere per l’inedia, le cose che avevo già rubato mi avevano reso poco poiché non le avevo vendute tutte.
Quanto al rimprovero di essere un operaio abbastanza mediocre, non posso farci niente se la natura non mi ha dato qualità migliori per questo.
Dove si sbaglia ancora è quando dice che non ho dato prova di coraggio.
Non avevo affatto l’intenzione di posare, volevo semplicemente riuscire il resto importava poco. Tuttavia rischiai parecchio di farmi prendere recandomi molte volte, durante dodici o quindici giorni, a svaligiare la casa di Loy. Sapevo bene che poteva costarmi caro essermi introdotto in una casa, scassinare e sottrarre un mucchio di cose.
Per la violazione della sepoltura del barone di Rochetaillée, non mi credevo esente da ogni pericolo; prima di decidermi, ho fatto le seguenti riflessioni: un cadavere in putrefazione deve produrre dei gas che, non trovando una via di uscita, devono accumularsi in gran quantità, dunque potrebbe esservi il pericolo di rimanere asfissiato o fortemente stordito nel momento in cui avrei praticato un’apertura per scoprire il cadavere; avevo anche preso la precauzione di munirmi di un poco di aceto. A dire il vero, sapevo che il cadavere era stato imbalsamato, ma non ero certo che questo potesse completamente impedire la formazione di gas, in quanto non avevo alcuna nozione in merito.
A proposito della morte e del furto dell’eremita, comprendevo perfettamente che, mentre mi trovavo presso di lui, poteva venire qualcuno a cercarlo, qualcuno che, restando sorpreso della sua brusca assenza, potesse supporre che gli fosse capitato qualcosa, che fosse malato o qualche altra cosa, ed entrando in casa sua, sorprendermi; e poi, ritornarvi tre volte in tre giorni diveniva molto pericoloso, malgrado le precauzioni che prendevo.
Non parlerò di quello che ho fatto a Parigi che è stato molto pericoloso e senza alcun profitto personale.
Ho anche detto, che in virtù dei miei principi, poiché si aveva il diritto di prendere il denaro a chi lo aveva, e poiché io ero divenuto a mia volta borghese, si avrebbe il diritto di prenderlo anche a me come io lo avevo preso all’eremita.
Risposi sì, si ha il diritto di prendermelo dato che si può avere il benessere solo a condizione di possedere; ma bisogna assolutamente riconoscersi in questi stessi principi, poiché colui che, riconoscendo che la società va bene, agisse così, non potrebbe giustificarsi e sarebbe in contraddizione con se stesso.
Ciò che mi ha sorpreso è stato quando ha detto che, tagliandomi la testa, non si avrebbe il rammarico di far scorrere il sangue francese.
Mi dispiace scrivere che un uomo istruito limita alle frontiere la sua umanità! Per me, io non riconosco frontiere: tutte le nazioni sono sorelle e penso che i loro figli debbano amarsi un po’ più di quanto non lo abbiano fatto fino ad oggi, grazie alla propaganda portata avanti per impedirlo.
Che siamo nati sotto il bel cielo d’Italia, nelle fredde contrade della Germania, nelle gelate regioni della Russia sotto il nebbioso cielo dell’Inghilterra o nel suolo della repubblica francese, mi sembra che siamo tutti fratelli, qualunque siano le leggi che ci amministrano. L’umanità non ha che una vera patria: l’Universo!
Kœgnistein, detto Ravachol