Apprendiamo dai quotidiani di oggi della promozione a Questore del vicario della Questura di Torino Salvatore Sanna. Una promozione, un salto di carriera e forse una possibile destinazione dove esercitare le sue funzioni per un funzionario delle forze dell’ordine molto conosciuto in Valle di Susa.
Nel 2005 al Seghino guidava le truppe che passarono quel ponte solo con l’inganno e si fece notare a Mompantero quando, tenendo a bada sindaci e cittadini, disse loro: “oggi lo stato siamo noi”.
Ma lo ricordiamo ancora di più “cavalcare” la ruspa delle forze dell’ordine per sgomberare il presidio di Venaus, dove al grido di “schiacciateli tutti”, passoò sopra la barricata eretta dal lato “passeggeri”.
C’è da notare che il premio va ad un agente che ha comandato un’azione di polizia fortemente contestata da tutti, sulla quale vi è ancora il peso della sentenza di archiviazione formulata per le forze dell’ordine che lascia l’amaro in bocca, ma che da anche alcune piccole soddisfazioni. (Leggi Sgombero del presidio di Venaus: archiviate le responsabilità , il comunicato del Movimento e la sentenza). Ad esempio il neo questore Sanna, dal decreto di archiviazione, ha deciso che:
- lo sgombero era stato pianificato qualche ora prima in una riunione avvenuta presso l’aula magna del locale Reparto Mobile , e sebbene l’ordine era di limitare le manganellate, questo non valeva per gli esponenti dei centri sociali presenti, che anzi dovevano avere trattamento diverso;
- le violenze avvennero per opera di agenti di polizia e dirigenti della Questura di Torino, che però non possono essere individuati come responsabili perché bardati da caschi e passamontagna i primi, reticenti e menzogneri i secondi;
- feriti di quella notte non hanno mentito e le percosse sono tutte ascrivibili all’azione di polizia, perché ” alla luce dell’estensione delle violenze non può non evocarsi, di uno scarso livello di professionalità, tecnica e/o sotto il profilo della cultura democratica, del personale operante.”
- Le forze di polizia, riconosciute nella catena di comando, hanno mentito su molti aspetti, coprendosi a vicenda, il Gip non è stato in grado di capire chi ha mentito di più, ma nella motivazione dà certezze in merito.
Infine il Gip Cibinel conclude così, scrivendo “alla luce dell’estensione delle violenze non può non evocarsi, di uno scarso livello di professionalità, tecnica e/o sotto il profilo della cultura democratica, del personale operante”;
e ancora:
- nell’interesse generale, si faticherebbe a scegliere se preferire una categoria di funzionari tanto sprovveduti, quali nel complesso di presentano, escludendo tutti di avere visto ciò che almeno qualcuno tra loro e almeno in parte avrebbe dovuto vedere, ma che non mentono all’autorità giudiziaria, o una categoria di funzionari che mentono all’autorità giudiziaria, ma che nel caso dell’operazione di cui si tratta, pur non essendo stati in grado di governare le forze comandate in modo da impedire eccessi di violenza, di questi si erano resi conto e avevano almeno tentato di controllarli.
In tutti questi anni si è sempre contraddistinto per essere in prima fila nelle azioni che contano, in carriera ha coordinato le scorte dopo la strage di Capaci e al G8 di Genova, a Torino ha diretto il commissariato di Mirafiori, e nell’ultimo primo maggio torinese era tra i più esagitati nell’effettuare fermi senza alcuna motivazione visto chei fermati sono stati rilasciati al termine del corteo.
Ancora una volta, sull’onda di quanto avvenuto per il G8 Genovese dove i responsabili della mattanza alla scuola Diaz sono stati tutti promossi, ecco che anche qui, nella Valle di Susa, gli uomini più fedeli non si dimenticano mai.
Noi ce lo ricordiamo così, cavalcare senza paura la ruspa del piacere, come una canzone del movimento notav recita:
Han la divisa scura e una speranza in cuor:
mandarti giù in galera a colpi di baston.
Alle tre e mezza và la ruspa del potere
e nell’oscurità c’è Sanna e vuol godere.
Venaus: archiviate le responsabilità delle forze dell’ordine
Anche l’ultimo degli esposti fatto in merito alle violenze delle forze dell’ordine è stato archiviato dalla magistratura. Nessun responsabile individuato. E’ questa la motivazione cardine della sentenza emessa dal giudice per le indagini preliminari Dante Cibinel che scrive: non è stato possibile individuare «i singoli» poliziotti o carabinieri che la notte del 6 dicembre di quattro anni fa agirono con violenza nello sgombero de1 presidio di Venaus provocando 19 feriti ricoverati o medicati all’ospedale di Susa. Il Gip in sostanza ha accolto in tutto e per tutto le motivazioni che ha sostanziato la procura di Torino escludendo che le «condotte dei singoli» fossero da ricondurre a un disegno preordinato; vi fosse stato un «omesso controllo» da parte di funzionari e ufficiali responsabili dell’operazione, ascrivibile a rilievi penali. In sostanza, lo sgombero fu violento ma siccome non è stato possibile gli agenti che hanno lo eseguito perché coperti da caschi, passamontagna o foulard, non è stato nessuno. Le responsabilità poi non possono essere ascritte a chi dirigeva l’operazione, quindi cade tutto nel nulla; violenza sì, ma senza responsabile e quindi, secondo la magistratura, non è successo nulla.
La notte tra il 5 e il 6 dicembre 2005 furono impiegati in cinquecento fra poliziotti e carabinieri, oltrechè due ruspe che dopo aver sfondato una barricata, al comando del dirigente di allora, Sanna, eseguirono il resto dell’operazione di sgombero, mettendo in atto un vero e proprio rastrellamento nei terreni occupati dai resistenti, un centinaio, aggredendo chi dormiva nelle tende, manganellando chi tentò di resistere, e altri fatti che sono ben documentati dalle foto e dalle testimonianze di questi anni.
Quella notte a Venaus avvenne un’ aggressione ai danni del movimento no tav, con il tentativo esplicito di spazzare via il popolo no tav, riunito in battaglia per difendere la propria terra. L’allora governo Berlusconi, con ministro dell’interno Pisanu e ai lavori pubblici Lunardi, decise di forzare la mano per avere la meglio.
L’operazione cadde in un nulla di fatto perché da quella sera avvenne quello che il potere non si aspettava, giungendo alla riconquista dei terreni di Venaus, facendo battere in ritirata le forze dell’ordine che li avevano occupati.Nelle sentenze del tribunale ancora una volta non vi è la verità, il potere si assolve attraverso le sue strutture, ma cosa e come avvenne lo sgombero è chiaro a tutti. Probabilmente non serve neanche dare un nome a chi vi partecipò, perché chiunque, in divisa quella notte, avrebbe fatto lo stesso.
Sono significativi i commenti sulla sentenza, che sostengono che in fondo non è successo più di tanto e che 19 feriti sono poi una cifra di poco conto.Cosa che può essere vera se ormai il metro di paragone della magistratura e dei mass media è Genova nel 2001, ma la storia parla chiaro.
COMUNICATOLe violenze perpetrate dalla polizia durante lo sgombero del presidio di Venaus nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2005 non avranno mai un responsabile. E’ quanto apprendiamo dalla sentenza depositata dal Gip Dante Cibinel, che sebbene abbia sentenziato in tal modo, ha dato motivazioni del tutto contrarie, ascrivibile alla realtà dei fatti che intendiamo valorizzare e rendere note. Quello che si evince è che probabilmente esiste un ordine inviolabile che fa si che lo stato si debba assolvere per forza, lo abbiamo visto purtroppo in tanti casi della nostra Repubblica, e quello di Venaus ormai si annovera tra questi. Ma questa volta, nonostante il risultato dica archiviazione, le motivazioni della sentenza dicono cose ben precise:
-quella notte a Venaus avvennero violenze da parte delle forze dell’ordine, non commisurate alla resistenza dei presidianti, diffuse su tutto il territorio di quella che definimmo Libera Repubblica di Venaus.
-le violenze avvennero per opera di agenti di polizia e dirigenti della Questura di Torino, che però non possono essere individuati come responsabili perché bardati da caschi e passamontagna i primi, reticenti e menzogneri i secondi
-lo sgombero era stato pianificato qualche ora prima in una riunione avvenuta presso l’aula magna del locale Reparto Mobile , e sebbene l’ordine era di limitare le manganellate, questo non valeva per gli esponenti dei centri sociali presenti, che anzi dovevano avere trattamento diverso, e tenere in allerta gli agenti, allora si pronti a usare gli sfollagenti
-i feriti di quella notte non hanno mentito e le percosse sono tutte ascrivibili all’azione di polizia, perché ” alla luce dell’estensione delle violenze non può non evocarsi, di uno scarso livello di professionalità, tecnica e/o sotto il profilo della cultura democratica, del personale operante.”
– Le forze di polizia, riconosciute nella catena di comando, hanno mentito su molti aspetti, coprendosi a vicenda, il Gip non è stato in grado di capire chi ha mentito di più, ma nella motivazione dà certezze in merito.
Infine il Gip Cibinel conclude così, scrivendo “alla luce dell’estensione delle violenze non può non evocarsi, di uno scarso livello di professionalità, tecnica e/o sotto il profilo della cultura democratica, del personale operante”; e ancora: –nell’interesse generale, si faticherebbe a scegliere se preferire una categoria di funzionari tanto sprovveduti, quali nel complesso di presentano, escludendo tutti di avere visto ciò che almeno qualcuno tra loro e almeno in parte avrebbe dovuto vedere, ma che non mentono all’autorità giudiziaria, o una categoria di funzionari che mentono all’autorità giudiziaria, ma che nel caso dell’operazione di cui si tratta, pur non essendo stati in grado di governare le forze comandate in modo da impedire eccessi di violenza, di questi si erano resi conto e avevano almeno tentato di controllarli.In conclusione tutti sanno cosa è successo quella di notte di Venaus, per noi e per chi con noi partecipò al corteo dell’ 8 dicembre quando riconquistammo quei terreni era chiarissimo, la sentenza dice che lo è anche per lo stato solo che non può dire chi è il colpevole.
Probabilmente non serve neanche dare un nome a chi vi partecipò, perché chiunque, in divisa quella notte, è coinvolto.
Grave rimane infine il voler ridimensionare un fatto che non può essere trattato come un a semplice operazione di polizia, a meno che il metro di paragone non sia sempre l’operazione di ordine pubblico di Genova 2001 durante e dopo le manifestazioni contro il G8.
Se non sarà impresso nei libri dei tribunali, si può star certi che la verità starà in quelli di storia raccontata ormai in mole pubblicazioni, in innumerevoli filmati e nei racconti che in molti tramanderemo.Alleghiamo le motivazioni della sentenza invitando ad una lettura attenta e completa e ad una divulgazione capillare della stessa sia attraverso il web, sia distribuendola materialmente alla gente.Venaus, 5 luglio 2009 Il Movimento NO TAV–e la sentenza (pdf)