Riflessioni su Azione e Anarchia – it/en/fr/sh – 2012

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Due compagni sono tuttora in carcere accusati di aver tolto il piacere di camminare (almeno per un po’) all’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, una persona che ha fatto della produzione, commercio, e sperimentazione di armi la propria vita.

 

Senza voler entrare nella dinamica innocenti-colpevoli, non possiamo che sentirci al fianco dei compagni, portando loro tutta la vicinanza possibile.

D’altra parte, a chiunque abbia premuto il grilletto, vogliamo dire che, funzionale o meno “all’insurrezione”, la sua azione non ci ha per nulla danneggiato, anzi!

Molti, quel 7 maggio, hanno sorriso proprio di gusto!

Una reazione che appare aberrante solo se si ragiona con il filtro creato da decenni di retorica di regime sulla violenza rivoluzionaria.

Un lavoro che lo Stato ha svolto in maniera eccellente, almeno a giudicare dalla freddezza con cui è stata espressa la solidarietà ai compagni arrestati da parte della “galassia anarchica”.

E allora, se si vuole davvero agire da rivoluzionari, è giunto il momento di rompere con questi sedimenti di ideologia del potere, scrollarsi di dosso il timore e la repulsione instillati nei confronti dell’uso della forza e mettersi a ragionare in maniera lucida, non scordando mai l’ottica insurrezionale.

Già, perché è di un atto di violenza rivoluzionaria che si sta parlando. Non sapremmo definire altrimenti un atto che, a prescindere dall’opinione che ognuno ne ha e dai suoi risultati concreti, nasce come attacco al potere nelle intenzioni degli autori stessi, e tale si rivela quantomeno nella sua tangibilità immediata (non dimentichiamo che è stato colpito un fautore concreto di guerre e massacri!).

Naturalmente, non si vogliono qui sindacare le posizioni individuali in merito a questo specifico atto di lotta armata. Ciascuno si tenga stretta la sua idea e le sue valutazioni a proposito della validità, dell’opportunità, dell’eticità del gesto.

Ma, prescindendo da ciò che si pensa di questa azione specifica, l’uso delle armi è sicuramente da contemplare in una lotta insurrezionale fatta di pratiche diverse, ognuna delle quali complementare alle altre. Non vi sarà mai un’insurrezione fatta solo con le armi, né tantomeno una portata avanti senza colpo ferire.

D’altra parte, riteniamo che la simbiosi delle varie pratiche dell’agire sia l’unico modus operandi che concilia una reale efficacia rivoluzionaria (impensabile in un contesto di idolatria di un mezzo esclusivo) con un imprescindibile sviluppo individuale oltre che collettivo.

È giusto che ogni individuo e/o ogni gruppo di affini porti avanti le sue lotte nella maniera che ritiene più adeguata alla distruzione dell’esistente ed alla costruzione di una società liberata. Ma, affinché tali lotte trovino una concretezza insurrezionale, è necessario che siano affiancate e sostenute da percorsi altrui, differenti nei metodi ma aventi i medesimi intenti rivoluzionari.

Questo è ciò che intendiamo come progettualità, quella indispensabile nelle lotte quotidiane, diversa per ogni individuo e in continua evoluzione, da contrapporre alle progettualità assolute, ovvero ai piani d’azione generali, presunti validi in ogni luogo, in ogni momento, in ogni situazione.

D’altronde, la potenzialità maggiore e più affascinante dell’anarchia è il non avere una religione da seguire, un dogma cui sottostare, un partito da votare.

Sarebbe dunque svilente che gli anarchici pensassero se stessi esattamente come li dipinge lo Stato, ovvero come un corpo unico ed uniforme, in cui le diversità d’azione e pensiero di un organo rispetto ad un presunto “giusto funzionamento generale” costituiscano un problema, che diventa cancro da stigmatizzare ed estirpare.

Fortunatamente qualcuno si è dimostrato, in questo come in altri casi, ancora allergico a queste dinamiche, perché troppo impegnato a portare avanti con amore e rabbia il percorso verso l’insurrezione, fatto tanto di azioni quanto di solidarietà attiva ai compagni colpiti dalla repressione.

Quella solidarietà che ci fa sentire così vicini Alfredo e Nicola.

Quella solidarietà che trasforma ogni loro giorno di carcere in un apporto all’insurrezione più di quanto si possa immaginare.

A presto liberi, sempre più vicini al ribaltamento dell’esistente!

Individualità anarchiche del lecchese

Informa-azione.

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Italy – Considerations on Action and Anarchy

 

We receive and transmit the following communiqué written by some comrades in solidarity with Nicola and Alfredo, along with the proposal of spreading and discussing it.

Two comrades are still being held captive with the charge of having deprived an Ansaldo manager of the pleasure of walking (at least for a while). This person has made weapon production and trade the reason of his life.

Without dwelling on the dynamic guilty-not guilty we are on the side of the comrades and give them all our solidarity.

To those who pulled the trigger – an action that may or may not be ‘functional to insurrection’ – we want to say that their action didn’t harm us, quite the opposite!

Many were very much pleased on the day of May 7!

One can only consider this action abhorrent if one thinks through the filter created by decades of propaganda regime on revolutionary violence, a task that the State fulfilled in an excellent manner if we consider how coldly the “anarchist galaxy” expressed solidarity to the arrested comrades.

Therefore, if we want to act as revolutionaries it is high time we broke these sediments of power ideology, shed away the instilled fear and repulsion for the use of violence and started reasoning lucidly by taking revolutionary perspectives into account.

In fact, here we are talking about an act of revolutionary violence. We couldn’t define otherwise an act carried out as an attack on power regardless of the opinions one might have on it or the results it produced. And this is precisely an attack on power at least in its actual consequences (let’s not forget that its target is a person directly responsible for wars and massacres).

We have no intention to comment on individual positions regarding this specific action of armed struggle. Each keeps their ideas and considerations as concerns the validity, opportunity and ethics involved in this action.

However, regardless of what one might think of this specific action, the use of weapons is certainly to be taken into account in an insurrectional struggle made of different practices, which complement one another. There can never be an insurrection made only of weapons; nor can there be one made without a shot being fired.

On the other hand we believe that symbiosis of the different practices of action is the only way to compound real revolutionary efficiency (which cannot occur if a unique instrument of attack is the only one taken into consideration) with indispensable individual and collective development.

It is right that each individual and/or affinity group carry out their struggle in the way they think the most appropriate for the destruction of the existent and for the construction of a free society. But for the struggle to have insurrectional outcomes it is necessary that it is backed and supported by other comrades’ practices, which may be different as for the methods but which have the same revolutionary goals.

This is what we mean when we say projectuality, which is indispensable to the struggle, different for each individual and in constant development, and which is also opposed to absolute projectualities, i.e. to general plans of action applied to all situations, in all places and at all times.

After all, the greatest and most fascinating aspect of anarchy is that of refusing all dogmas and parties.

It would be vilifying if anarchists considered themselves in the way the State describes them, i.e. as a unique and undiversified body where differences of thought and action represent a problem for the ‘general functioning of the whole’, a cancer to be eradicated and stigmatized.

Luckily in this case and in many others someone has refused this concept and has chosen the path to insurrection with love and anger, a path made of actions as well as active solidarity with the comrades hit by repression.

The same solidarity that makes us feel so close to Nicola and Alfredo and turns every day they spend in jail into a contribution to insurrection, more than one can ever think.

Free soon, even closer to the destruction of the existent!

Anarchist individualities from Lucca

From informa-azione.info

Translation act for freedom now/B.pd

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Réflexions sur l’action et l’anarchie

Un texte en solidarité avec Nicola et Alfredo, accusés de la jambisation d’Adinolfi

Deux compagnons sont encore en prison, accusés d’avoir enlevé le plaisir de marcher (au moins pendant un peu de temps) à l’administrateur délégué d’Ansaldo Nucleare, une personne qui a dédié sa vie à la production, au commerce et à l’expérimentation des armes.

 

Sans vouloir entrer dans la dynamique innocents-coupables, nous ne pouvons que nous sentir aux côtés des compagnons, en leur faisant percevoir autant de proximité que possible.
D’autre part, à quiconque aurait appuyé sur la gâchette nous voulons dire que, utile ou non « pour l’insurrection », cette action ne nous a fait aucun tort, bien au contraire !

Beaucoup, ce 7 mai, ont arboré un sourire, celui du plaisir.
Une réaction qui paraît aberrante si l’on ne raisonne qu’à travers le filtre créé par plusieurs décennies de rhétorique du pouvoir à propos de la violence révolutionnaire.
Un travail que l’Etat a excellemment accompli, au moins au vu de la frilosité avec laquelle la solidarité venant de la « galaxie anarchiste » s’est exprimée avec les compagnons arrêtés.
Et alors, si l’on souhaite véritablement agir en révolutionnaires, le moment est venu de rompre avec ces sédiments d’idéologie du pouvoir, de se débarrasser de la peur et de la répulsion instillées autour de l’usage de la force et de se mettre à raisonner de façon lucide, sans jamais oublier l’optique insurrectionnelle.
Parce que c’est d’un acte de violence révolutionnaire dont on parle. Nous ne saurions pas définir autrement un acte qui, en faisant abstraction de l’opinion que chacun en a et de ses résultats concrets, naît dans les intentions des auteurs eux-mêmes comme attaque au pouvoir, et cela se révèle immédiatement de manière tangible (n’oublions pas que celui qui a été frappé est clairement un fauteur de guerre et de massacres !).
Naturellement, il ne s’agit pas ici de critiquer les positions individuelles par rapport à cet acte particulier de lutte armée. Que chacun garde son idée et ses appréciations à propos de la validité, de l’opportunité, de l’éthique du geste.

Mais, au-delà de ce qu’on pense de cette action spécifique, l’usage des armes est assurément à tempérer dans une lutte insurrectionnelle faite de pratiques diverses, chacune étant complémentaire des autres. Il n’y aura jamais d’insurrection faite par le seul usage des armes, il n’y en aura pas plus sans avoir à croiser le fer.
D’autre part, nous retenons que la symbiose des diverses pratiques qui composent l’agir est le seul modus operandi qui concilie une réelle efficacité révolutionnaire (impensable dans un contexte d’idolâtrie d’un moyen exclusif) avec l’indispensable développement individuel et aussi collectif.
Il est juste que chaque individu et/ou chaque groupe affinitaire porte en avant ses luttes de la façon qu’il juge la plus adéquate pour la destruction de l’existant et la construction d’une société libérée. Mais, afin que ces luttes trouvent un caractère concrètement insurrectionnel, il est nécessaire qu’elles soient épaulées et appuyées par d’autres parcours, différents par leurs méthodes, mais allant dans le même sens révolutionnaire.
C’est cela que nous entendons par projectualité, indispensable dans les luttes quotidiennes, différente pour chaque individu et en continuelle évolution, en opposition avec une projectualité absolue, c’est-à-dire aux plans d’action généraux, présumés valables en tout lieu, à tout moment, dans chaque situation.

D’ailleurs, la plus grande et la plus fascinante potentialité de l’anarchie est de ne pas avoir de religion à suivre, de dogme sous lequel plier, de parti pour lequel voter.
Il serait donc avilissant que les anarchistes se pensent eux-mêmes exactement comme l’Etat les dépeint, c’est-à-dire comme un corps unique et uniforme, dans lequel la diversité d’action et de pensée d’un organe vis-à-vis d’un présumé « fonctionnement général correct » constituent un problème, qui devient un cancer à stigmatiser et à extirper.
Heureusement qu’on trouve encore, dans ce cas comme dans d’autres, des personnes qui se montrent allergiques à ces logiques, étant trop occupées à porter en avant, avec amour et rage, un parcours vers l’insurrection, tout autant fait d’actions que de solidarité active pour les compagnons frappés par la répression.

Cette solidarité qui nous fait nous sentir si proches de Nicola et Alfredo.
Cette solidarité qui transforme, plus que l’on peut l’imaginer, chaque jour où ils sont incarcérés en apport à l’insurrection.
Bientôt libres, toujours plus proches du renversement de l’existant !

Des individualités anarchistes de la région de Lecco.

Le 6 décembre 2012.

Traduit de l’italien par nos soins depuis Informa-azione.

http://www.non-fides.fr/?Reflexions-sur-l-action-et-l

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Razmatranja o akciji i anarhiji

Tekst solidarnosti s Nicolom i Alfredom, uz poziv na njegovo širenje i raspravu.

Dva druga su još uvijek u zatvoru, pod optužbom da su oduzeli radost hodanja (barem privremeno) predsjedniku upravnog vijeća poduzeća Ansaldo Nucleare, osobi kojoj je smisao života proizvodnja, trgovina i eksperimentiranje oružjem.

 

Mada ne želimo ulaziti u dihotomiju nevini-krivi, mi smo na strani naših drugova i pružamo im svu našu solidarnost.
S druge strane, tko god je povukao okidač, želimo reći da nam njegova akcija, bila ona više ili manje učinkovita za “insurekciju”, nije naštetila, naprotiv!

Mnogi su se tada, 7. maja, zadovoljno smijali!
Navedena reakcija izgleda strašna samo ako razmišljamo kroz filtar kojeg su stvorila desetljeća retorike o revolucionarnom nasilju.
Zadatak kojeg je država sjajno odradila, ako možemo suditi po uzdržanosti kojom je “anarhistička galaksija” izrazila solidarnost sa uhapšenim drugovima.
Ako zaista želimo djelovati kao revolucionari, stigao je trenutak kad moramo odstraniti te taloge ideologije moći, otarasiti se nakalemljenih bojazni i odbojnosti prema upotrebi sile te započeti lucidno rasuđivati, ne zaboravljajući nikada ustaničko gledište.
Zato što ovdje govorimo upravo o činu revolucionarnog nasilja. Ne bi znali drugačije definirati čin koji se (usprkos našim vlastitim stavovima i njegovim konkretnim rezultatima) rađa kao napad na moć, u namjeri njegovih počinitelja. I kao takav se doima barem u njegovoj izravnoj opipljivosti (ne zaboravimo da je pogođen konkretni pristaša ratova i pokolja!).
Naravno, ne želimo ovdje raspravljati o individualnim stavovima o navedenom specifičnom činu oružane borbe. Neka se svatko drži svojih ideja i neka svatko ocjenjuje valjanost, svrsishodnost i etičnost djela.

Međutim, ako zaobiđemo vlastiti stav o ovom specifičnom djelu, trebamo svakako uzeti u obzir i upotrebu oružja u ustaničkoj borbi, sačinjenu od različitih djelovanja od kojih svaka nadopunjuje drugu. Nikada se neće dignuti ustanak samo s oružjem, kao što se neće nikada voditi bez ispaljenog metka.
S druge pak strane smatramo da je simbioza različitih tipova djelovanja jedini modus operandi koji usklađuje realnu revolucionarnu učinkovitost (nezamislivu u kontekstu idolatrije jednog jedinog sredstva) s neizostavnim individualnim, a i kolektivnim, razvojem.
Svaki pojedinac i/ili svaka grupa afiniteta treba nastaviti sa borbama na način koji smatra da je najprikladniji za uništenje postojećeg i izgradnju oslobođenog društva. No, da bi takve borbe naišle na ustaničku konkretnost, potrebno je da ih podupiru te podržavaju i djela drugih drugova, različitih metoda ali istih revolucionarnih ciljeva.
To je ono što mi nazivamo projektualnost, koja je neizostavna u svakidašnjim borbama, drugačija za svakog pojedinca i u neprekidnom razvoju. Ona je oprečna apsolutnoj projektualnosti, to jest općim planovima djelovanja, koji su navodno valjani za svaku priliku, za svaki trenutak i za svako područje.

Uostalom, najveća i najprivlačnija prednost anarhije je što nema religije koju treba slijediti, dogme kojoj se treba podvrći, stranke za koju treba glasati.
Bilo bi, dakle, zaista razočaravajuće kad bi anarhisti sami sebe poimali baš kao što ih opisuje država, to jest kao jedno i jednoobrazno tijelo, u kojem različita djelovanja i razmišljanja jednog organa u odnosu na tobožnje “valjano funkcioniranje cjeline” predstavljaju problem, rastući karcinom kojeg treba stigmatizirati i ukloniti.
Na sreću, netko se pokazao, u ovom kao i u drugim slučajevima, alergičan na ove dinamike, zato što je zauzet krčeći put, ljubavlju i bijesom, prema ustanku. Put koji je sastavljen u istom omjeru od akcije i aktivne solidarnosti prema drugovima pogođenih represijom.

Zbog takve se solidarnosti osjećamo vrlo bliski s Alfredom i Nicolom.
Takva solidarnost pretvara svaki njihov zatvorenički dan u doprinos ustanku i više nego što možemo zamisliti.
Ubrzo slobodni, sve bliži preokretu postojećeg!

Anarhistički pojedinci iz grada Lecce, Italija.

Izvor: InformaAzione (objavljeno 6.12.2012.)

http://www.non-fides.fr/?Razmatranja-o-akciji-i-anarhiji