Lettera dal carcere di Pescara

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Cari compagni, […] maggiore forza alla nostra protesta è arrivata quando siamo riusciti a far pubblicare sul giornale locale, quello che stavamo facendo. Considerando il tipo di lager e i suoi “componenti” è andata benino! Vi invio copia originale (riportata di seguito): “Un clangore, ogni 2-3 ore, per cinque, sei volte al giorno… Dal 5 aprile scorso infatti gli ospiti del carcere hanno indetta una protesta, che è partita a livello nazionale… con pause che arrivano a circa tre ore, si mettono a battere, con degli oggetti metallici, come bombolette del gas, sulle inferriate delle celle. Un frastuono ritmato, che dura, a volte anche un quarto d’ora, messo in atto per richiamare l’attenzione sulla discussione relativa al condono”…

Pescara 1° maggio 2014

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[…] Fra mezzo secolo, o forse più, si parlerà del carcere come di una gramigna, come noi oggi parliamo dei patiboli di una volta, del bagno penale e dei braccetti della morte.

Questa predizione la possiamo formulare con tanta sicurezza in quanto si è già evidentemente posizionati su quella linea di rottura che, per molti, pone il carcere dal lato “dell’intollerabile”; la prigione oggi è abominevole, come ieri lo era la “catena”. In questa prospettiva la questione non è sapere cosa fare del carcere, come migliorarlo, oppure come adeguare l’ordine penitenziario alle norme generali dello stato di diritto, si tratta invece di domandarsi come SBARAZZARSENE. Non si tratta di sciocchezze, cari compagni/e, ricordando il grande e irriducibile Alexandre Jakob “Abbasso le prigioni, tutte le prigioni!” Quando prendiamo posizione sulle carceri rimettiamo in gioco le scelte etiche che lo Stato (il sovrano moderno) ha fatto per noi, per non parlare del trattamento psichiatrico a base di psicofarmaci, a cui ho visto sottoporre molti bravi ragazzi, raddoppiando così la loro carcerazione. Lo sciopero a cui noi abbiamo aderito deve essere solo la punta dell’iceberg, possiamo fare di più… la lotta è la nostra unica salvezza; non lasciarsi imbambolare da false promesse dei nostri schifosissimi politici (che tra l’altro rubano più di noi) ma “loro” non pagano mai! Mentre un padre di famiglia che “evade” la legge per sfamare i propri piccoli, resta in un lager a marcire per anni !!!Chi non ha il necessario per vivere non deve riconoscere né rispettare la proprietà degli altri: i principi del contratto sociale sono violati a suo sfavore (come scrive Johan Gottlieb Fiche). Se sul cammino dobbiamo correre, non possiamo farlo sorretti e intralciati da un falso sentimentalismo improduttivo senza ostacolare ciò che si vuole condurre a termine dell’energica RIVOLTA! Le prigioni una protezione sociale? Quale mente MOSTRUOSA potrebbe anche solo concepire un’idea così assurda? Come dire che la salute possa essere promossa dal contagio!!! Certo!non tutti possono capire ed accettare questi concetti, anche perché noi tutti sappiamo che negli ultimi anni, i lager dove ci rinchiudono spesso sono pieni di “individui” che tutto sono tranne che carcerati, uno tra tutti dove sono rinchiuso io… Questi “elementi” sicuramente riferiranno agli “omini blu” le nostre intenzioni di rivolta e ribellione, ma non dobbiamo lasciarci fermare né avere paura, già lo stato “padrone” ci sottopone ad un ricatto morale ultraperfido – i famosi 45/75 giorni… Noi dobbiamo essere uniti e pronti per la prossima lotta!!! Ricordate che prima di essere rinchiusi in questi lager, noi tutti siamo passati in una stanza dove c’è scritto: “La legge è uguale per tutti” ed “è amministrata nel nome del POPOLO”, ma quale elezione popolare ha messo quei giudici, lì pronti a giudicarci? Non ricordo di aver mai votati questa cosa!!!
Ora vi lascio augurando una presta libertà a tutti. Un saluto a pugno chiuso, Ivano.
Pescara 4 maggio 2014
Ivano Matticoli, via S. Donato, 2 – 65129 Pescara

dal num. 91 di Olga