Da oltre 20 anni in Valle di Susa è presente la lotta contro il TAV e un Movimento ampiamente radicato nel territorio, che la organizza e finora è riuscito a bloccare questa “grande opera”.
La lotta contro la linea ferroviaria di alta velocità in Valle di Susa è portata avanti in maniera determinata e in varie forme. Una lotta veramente autonoma e condotta in termini altamente conflittuali, una lotta slegata dai vari centri istituzionali e di mediazione con il potere e, per questo suo carattere decisamente antagonista, a più riprese pesantemente attaccata e criminalizzata (sono circa 600 gli inquisiti a vario titolo nell’ambito della lotta NO TAV). In una fase di conclamata crisi, il sistema capitalistico per sopravvivere deve per forza produrre sempre più sfruttamento, oppressione, guerra e repressione, quest’ultima sempre più estesa anche contro chi “semplicemente” lotta per difendere condizioni di vita diventate sempre più inaccettabili e insostenibili. Tuttavia, quando le lotte si sviluppano e arrivano a certi livelli di conflittualità, la controparte utilizza inevitabilmente lo strumento della repressione più dura e il carcere, punta massima della repressione borghese, luogo dove si esercita il massimo della violenza e della discriminazione di classe.
Così, il 9/12/2013 gli inquisitori di turno Padalino e Rinaudo della Procura di Torino, eredi del boia Caselli, hanno evidentemente fatto un ulteriore deciso “passo in avanti” repressivo nei confronti della lotta NO TAV, arrestando tre compagni e una compagna, con l’accusa di aver partecipato nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 a un’azione di sabotaggio contro il cantiere di Chiomonte, formulando contro di loro la pesante accusa di “terrorismo” in base, tra l’altro, alla norma liberticida dell’articolo 270 sexies C.P. contenuta nel “Pacchetto antiterrorismo Pisanu”, approvato nel 2005 sull’onda dei fatti avvenuti a Madrid nel 2004 e a Londra nel 2005. Quindi, dopo l’art. 270 del codice fascista Rocco e l’applicazione massiccia dell’art. 270 bis negli anni ‘70 e ’80 contro il movimento il movimento rivoluzionario, passando per le altre fattispecie di reato specifico di “terrorismo” (art. 270 ter…ecc.), si è arrivati al 270 sexies C.P., con il quale lo Stato intende reprimere certi tipi di lotte definendole “terroriste”, per colpirle pesantemente sul piano penale.
La lotta NO TAV è attaccata duramente dalla repressione statale perché non è solo lotta contro un’infrastruttura inutile e dannosa per l’ambiente e la società, ma anche lotta contro il capitale, perché il TAV lo vogliono solo i capitalisti. La lotta NO TAV esprime, per la sua natura conflittuale, il vero concetto di resistenza: ossia il principio di resistere in qualunque modo e in qualunque forma, anche quella più radicale, alla vera violenza dello Stato che vuole far prevalere, invece, gli interessi dei vari capitalisti di turno. I quattro compagni arrestati il 9/12/2013 rappresentano perfettamente il vero principio di una lotta di resistenza e per questo sono in carcere sottoposti al regime differenziato di alta sorveglianza, ovviamente in condizioni estremamente vessatorie, al fine di “logorarli” per incrinarne l’autodeterminazione e la ferrea volontà di lotta. E’ chiaro come lo Stato, di fronte all’aggravarsi della crisi, deve gestire contraddizioni sociali sempre più emergenti, prevalentemente con la repressione e il carcere, per colpire chiunque è ritenuto incompatibile con questo sistema, chiunque si ribella, lotta in maniera determinata e organizzata, porta avanti un antagonismo con una prospettiva rivoluzionaria. Una vera resistenza popolare, allo stato attuale, deve essere misurata inevitabilmente anche sulla sua capacità di far fronte alla repressione e alla violenza degli apparati dello Stato. Quindi non c’è una lotta popolare in grado di resistere fino in fondo, senza una lotta anche contro la repressione e il carcere.
Il Movimento NO TAV ha sempre risposto compatto alle operazioni repressive, promuovendo la solidarietà e continuando a mantenere nelle “proprie mani” la lotta. Anche di fronte a questo ennesimo attacco repressivo lo si vede unito nel respingere e rigettare le accuse di “terrorismo” verso lo Stato e rilanciare la lotta e la resistenza contro il TAV e in tutti i territori, convocando a livello nazionale il 22 febbraio 2014 una:
GIORNATA DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA
Diffondere gli insegnamenti della lotta NO TAV in ogni lotta!
Solidarietà e libertà per Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò! Solidarietà a tutti gli inquisiti NO TAV!
Ora e sempre Resistenza!