Queste parole sono indirizzate a te, a te che sei detenuto nelle galere di Stato come a te che sei sempre più recluso in questa città di Bruxelles che stanno trasformando in una prigione a cielo aperto.
Guardati attorno, ma osserva coi tuoi occhi, non con quelli dei politici, degli sbirri o dei capi.
Nel corso degli anni, numerose sono le sommosse che hanno scosso l’inferno carcerario. Da questi luoghi in cui lo Stato deposita quelli che disturbano, che non marciano al passo, che sono dichiarati «indesiderabili» in questa società basata sul potere e sul denaro, si sono levate grida di rivolta e di vita. Per urlare alto e forte che le sbarre uccidono, che le celle distruggono l’essere umano, che una società che rinchiude per proteggersi è essa stessa un grande carcere. Lo Stato risponde oggi a queste grida con maggiore repressione, con celle d’isolamento, con regimi duri, con la costruzione di nuove prigioni per schiacciare gli slanci generosi di rivolta e di solidarietà.
Anche all’esterno ci sono state rivolte che hanno scosso il giogo della normalità, azioni varie e diffuse contro tutto ciò che sfrutta e rinchiude. Per affermare che questa società ci disgusta, che non vogliamo saperne dell’esistenza da schiavi abbrutiti che ci offre e ci impone, che non resteremo a braccia conserte mentre la polizia assassina e tortura, mentre l’economia capitalista spinge i nostri simili sull’orlo del baratro, della depressione e del suicidio, mentre la macchina sociale lava la nostra mente per farci diventare bravi cittadini obbedienti e spenti. Ogni sabotaggio, ogni sommossa, ogni attacco sono altrettante grida di vita contro un mondo che ci vuole tutti morti o schiavi dell’autorità.
Ed oggi, lo Stato trasforma i quartieri popolari in residenze per la classe media e i borghesi progettando loft, centri commerciali e negozi di lusso; costruisce e pianifica per accontentare eurocrati, imprenditori e rappresentanti internazionali; vuole ricoprire l’intera città con un fitto reticolo di videosorveglianza, mentre i trasporti pubblici assomigliano sempre più ai check point delle zone di guerra; dà un giro di vite a tutto per complicare la sopravvivenza e investe massicciamente in polizia e sicurezza.
Lo Stato costruisce decine di nuove carceri in ogni angolo del Belgio, e intende costruire una maxi-prigione a Bruxelles. Ma il suo progetto ancora più ambizioso consiste nel trasformare tutti i potenziali focolai di resistenza in altrettanti corridoi del grande campo di concentramento a cielo aperto che sta per diventare Bruxelles, e per estensione tutta la società.
Osserva ora all’interno di te stesso. Ciò che lo Stato vuole annientare si trova là, al tuo interno. È la capacità di riflettere da solo, di pensare e sognare nuovi mondi che non siano prigioni di denaro e potere. È la tua capacità di agire, di non restare sulla difensiva e lamentarti, ma di attaccare. Altri moti nel mondo intero, dalla Tunisia all’Egitto, dalla Siria alla Turchia, dalla Bosnia fino al Brasile, hanno eliminato forse l’ostacolo principale: l’errore di credere che non possiamo fare niente.
Sbarazziamoci perciò della rassegnazione che ci schiaccia, interrompiamo il normale corso del lavoro, del controllo, degli obblighi imposti dal sistema e scegliamo il tempo e lo spazio per immaginare la nostra evasione.
I battiti del tuo cuore si fanno più accelerati. Il sangue scorre in modo intrepido nelle tue vene. I tuoi occhi distinguono chiaramente i contorni del nemico, questo mostro fatto di prigioni, sbirri, capitalisti, cantieri, banche, istituzioni. Le mani ti prudono e afferrano il sasso, la bottiglia piena di benzina, il grilletto dell’arma, la mano del tuo complice. È l’adrenalina dell’evasione, il sogno di libertà.
Per coordinare le lotte all’interno e all’esterno delle mura
La sola evasione possibile è la rivolta!
Viva l’insurrezione
Intanto, dal lato dei rivoltosi…
Metà giugno 2014. Nel carcere di Bruges, un attacco mirato ricorda ai secondini che le loro uniformi attireranno sempre la rabbia di chi non è disposto a subire le umiliazioni e la privazione della libertà. Con armi improvvisate, calze armate di pietre, i detenuti li mandano all’ospedale. A Merksplas, nel campo di deportazione, due prigionieri evadono colpendo un guardiano per prendergli le chiavi.
Inizio giugno 2014. Il cantiere della nuova prigione psichiatrica ad Anversa viene attaccato. Nel corso della notte, tre gru mobili e un pesante generatore elettrico sono incendiati. Quel cantiere è d’altronde realizzato dalla stessa impresa di costruzione, Denys, che conta di costruire la maxi-prigione a Bruxelles. Gli uffici degli architetti a Ixelles che disegnano la maxi-prigione, la ditta Buro II & Archi+I, erano già stati colpiti con escrementi.
Fine maggio 2014. Un camioncino utilizzato dal deputato della N-VA Ben Weyts per la sua campagna elettorale è incendiato durante la notte. Il veicolo e tutto il materiale di propaganda vanno in fumo; era posteggiato all’uscita del Ring di Bruxelles, all’altezza di Beersel.
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[Volantino distribuito a Bruxelles, giugno 2014]