INDEBOLITO L’IMPIANTO REPRESSIVO NEI CONFRONTI DEL MOVIMENTO NO MUOS

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Ormai da un po’ di tempo, dalle sedi giudiziarie giungono segnali positivi per i No MUOS.

Gli attivisti che ormai da anni si battono contro l’installazione delle parabole della marina militare USA all’interno della sughereta di Niscemi, subiscono in modo continuo e incessante atti repressivi sia da un punto di vista penale che amministrativo. Arresti, fogli di via, sanzioni per blocchi stradali, denunce, misure cautelari, perquisizioni.

Gli attivisti hanno sempre denunciato che si trattasse di una repressione non finalizzata a reprimere condotte riconducibili a fatti reati o comunque sanzionabili, ma a indebolire e dividere il fronte degli oppositori.

Proprio in questi giorni, dalle sedi giudiziarie sembra giungere la conferma di quanto affermato dagli attivisti.

Infatti, alcuni provvedimenti repressivi, sono stati annullati in sede giudiziaria, facendo emergere l’abnormità e la sproporzionalità di cui erano caratterizzati.

Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta ha annullato le ordinanze di misure cautelari che da fine luglio hanno impedito l’accesso a Niscemi a 29 attivisti indagati per fatti risalenti alla manifestazione del 9 agosto del 2013. Il Tar di Palermo ha annullato il foglio di via emesso nei confronti di un attivista che era stato arrestato l’aprile scorso per essersi arrampicato su una delle antenne della base condannando alle spese il Ministero dell’Interno e la Questura di Caltanissetta.

I NO MUOS sono stati sanzionati anche mentre impedivano l’ingresso degli operai in un cantiere abusivo, in quanto privo delle autorizzazioni durante i mesi in cui la Regione Siciliana aveva revocato le autorizzazioni. E nel frattempo le forze dell’ordine consentivano la prosecuzione di lavori illegittimi ai quali partecipava, una ditta priva di certificazione antimafia!

Altri segnali positivi giungono dal TAR di Palermo, dove è stato depositato il supplemento di perizia del Prof. D’Amore (nominato verificatore dallo stesso TAR) nella quale, esaminati gli studi sul MUOS prodotti dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ENAV se ne evidenziano da un lato la superficialità e gli errori che destano serie preoccupazioni sia per la tutela della salute degli abitanti delle zone attraversate dalle onde elettromagnetiche che per la sicurezza dei voli aerei degli aeroporti di Comiso, Sigonella e Catania. Dall’altro lato il verificatore evidenzia come lo stesso Istituto Superiore di Sanità sottolineasse nel proprio studio, condivisibili elementi di preoccupazione che non sono stati colti dalla Regione Siciliana che, proprio sullo studio dell’ISS, aveva fondato la revoca delle revoche delle autorizzazioni del 24 luglio 2013, grazie alla quale i lavori sono stati oggi completati.

Quest’ultimo elemento ha portato alle denunce formulate dall’Associazione Antimafie Rita Atria, contro il dirigente regionale Gullo, firmatario della “revoca” che avrebbe richiamato in motivazione solo alcune parti dello Studio dell’ISS e contro il sottosegretario di stato alla difesa Alfano che avrebbe falsamente affermato innanzi al Parlamento che lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità fosse ampiamente tranquillizzante rispetto ai rischi per la salute.

Al riguardo va ricordato che i No MUOS, con l’appoggio del gruppo interparlamentare dei “Parlamentari per la Pace”, avevano portato alla camera e al senato la questione dell’illegittimità dei trattati con i quali sono state istituite le servitù militari perché non approvati e ratificati ai sensi degli artt. 80 e 87 della Costituzione e contrari ai principi sanciti dall’art. 11, I e II comma della stessa Costituzione. Tesi sostenuta e condivisa anche in ambito accademico dai maggiori studiosi della materia.

È la prima e più eclatante violazione di legge riguardo a un’opera che naviga su un mare d’illegittimità, a partire da quella delle autorizzazioni ambientali giustamente annullate dalla Regione a marzo 2013; alla mancanza di concessioni edilizie; alla violazione delle norme ambientali e paesistiche. Illegittimità che si traducono direttamente in danno alla salute e all’economia in quelle zone già pesantemente danneggiate dal vicino polo petrolchimico di Gela.

Alla luce di tutto ciò, appare quanto meno grottesco sapere da una relazione del Prefetto di Caltanissetta, che in 16 mesi di contestazione al MUOS, il ministero dell’interno abbia schierato ben settemila uomini per garantire l’ordine pubblico messo a repentaglio dagli attivisti, in un territorio attanagliato da sempre da problemi ben più gravi come la mafia e a fronte della realizzazione di un’opera illegale e devastante per la Sicilia e per tutte le vittime delle guerre che servirà a fare.

Per i comitati No MUOS, quindi, era ora che la magistratura aprisse gli occhi sulla legittimità della loro protesta. Ora chiedono che li apra anche sulle responsabilità di chi ha consentito questo scempio e di chi si è prodigato anche a proteggere l’esecuzione di un’opera illecita accanendosi contro chi si oppone a tutto ciò, lottando dal basso e difendendo il territorio e i diritti.

INDEBOLITO L’IMPIANTO REPRESSIVO NEI CONFRONTI DEL MOVIMENTO NO MUOS