Presidio in solidarietà con la resistenza di Kobane (Lecce)

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Sabato 15 novembre – dalle 17.00
Presidio in solidarietà con la resistenza curda
LECCE – Via Vittorio Emanuele II
(angolo con Corte dei Cicala)

Con Kobane che resiste

Da settimane nella regione del Rojava (nord Siria) donne e uomini in armi delle comunità autorganizzate curde stanno resistendo all’aggressione dei miliziani di Isis.

Dal 2011 la Siria è dilaniata dalla guerra civile. Il conflitto armato, che vede coinvolti più fronti, è stato scatenato principalmente da Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita e Israele, che hanno manovrato sottobanco con lo scopo di destrutturate lo stato siriano (uno dei pochi in Medioriente non allineato all’egemonia americana e dei suoi alleati), e favorire l’insediamento di un regime a loro favorevole.
In quest’ottica Stati Uniti, Turchia e Arabia Saudita hanno foraggiato con armi, finanziamenti e vie di transito i cosiddetti ribelli siriani, comprese le formazioni combattenti islamiche e le bande di Isis che ora (forse) sono sfuggite loro di mano mettendosi in proprio.
Da agosto 2014, giornali e televisioni di casa nostra (senza indagare le vere cause) iniziano a riportare con maggior frequenza le notizie di massacri e angherie di ogni tipo dispiegate da Isis, anche in nord Iraq, contro minoranze religiose, oppositori, curdi… Costruendo, ancora una volta, una narrazione degli avvenimenti idonea a giustificare l’intervento militare occidentale che, lungi dall’avere “motivazioni umanitarie”, cela interessi geo-strategici ben precisi.
Molto terra-terra, in quell’area geografica si trovano i 2/3 delle riserve petrolifere mondiali e il 43% di quelle di gas.
Gli Stati Uniti, a partire dall’occupazione dell’Iraq del 2003, non cessano di coltivare la politica di ampliamento della propria egemonia e dominio su quei territori, anche nell’ottica di competizione economica con Russia e Cina (chi controlla le fonti energetiche controlla anche i flussi di distribuzione).

Quindi, dopo aver finanziato la crescita di movimenti jihadisti per combattere il regime siriano, ora Washington punta a presentarsi come l’unica forza in grado di fermare il mostro Isis, e usarlo per dare la spallata finale alla Siria di Assad. Intanto i suoi bombardieri riducono in macerie le infrastrutture petrolifere per privare la Siria della capacità di raffinazione per quando la “pace” sarà tornata.
Isis si riversa contro il territorio del Kurdistan siriano (la regione del Rojava) dove i curdi da due anni stanno sperimentando nuove forme sociali, fuori dalle mire delle potenze capitaliste e al di là delle barriere nazionali, etniche, religiose. Un esperimento avversato tanto dalla Turchia che sul suo territorio ha sempre represso le istanze di liberazione dei curdi e ne teme il contagio oltre le frontiere, quanto dal regime di Assad.

Kobane è attualmente sotto assedio. Anche le forze occidentali, nonostante la propaganda di facciata, sono sostanzialmente indifferenti per la sorte della popolazione curda, che però tenacemente resiste, combattendo strada per strada, uomini e donne, sul principio dell’autorganizzazione, del protagonismo di base e dell’uguaglianza di genere.
La resistenza curda nel Rojava è un esperimento di autodeterminazione, un progetto emancipatorio che non va lasciato nell’isolamento e nel silenzio.

Kobane ovunque

Per contatti: sottosopra@autistici.org