ancora morti in Palestina

Palestina. Video: polizia israeliana uccide 22enne in Galilea

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=Viit3QvQXU0

All’alba di oggi durante un arresto vicino Nazareth, Khair al-Din Rouf Hamdan è stato colpito al petto da distanza ravvicinata. Ieri a Gerusalemme oltre 30 feriti in scontri per il Giorno della Rabbia.

Il video girato da una telecamera di sicurezza mostra l’intera sequenza: un giovane palestinese colpisce il furgone della polizia, poi si allontana. I poliziotti scendono e aprono il fuoco da pochissimi metri, alla schiena, mentre se ne andava. Così è morto Khair al-Din Rouf Hamdan, 22 anni, residente nel villaggio di Kafr Kana, in Galilea, nord dell’attuale Stato di Israele.

Ancora vivo, agonizzante, Hamdan è stato trascinato nell’auto della polizia e da lì è stato portato in ospedale, dove è deceduto. È successo tutto all’alba di oggi, durante un’operazione militare israeliana per arrestare il cugino del giovane. Secondo la polizia, Hamdan aveva in mano un coltello e avrebbe cercato di accoltellare un poliziotto. Ma nel video si vede bene che il ragazzo stava andando via e non stava tentando di colpire uno dei militari.

Subito dopo la notizia della morte, i residenti del villaggio di Kafr Kana sono scesi in strada per protestare, hanno innalzato barricate e dato fuoco a dei copertoni. La polizia ha disperso la folla con lacrimogeni e bombe sonore.

Ieri in tutta la Palestina storica è stato giorno di forti tensioni. Le fazioni palestinesi di Hamas e Jihad Islamica avevano chiamato alla Giornata della Rabbia e la gente è scesa in strada a Gerusalemme e in Cisgiordania in solidarietà con la Moschea di Al-Aqsa, da settimane target delle autorità israeliane e di gruppi di estremisti ebrei.

Negli scontri di ieri a Gerusalemme Est sono stati almeno 30 i manifestanti palestinesi feriti. Le proteste si sono concentrate nel campo profughi di Shuafat, dove risiedeva il palestinese che con l’auto ha ucciso due pedoni alla fermata del tram mercoledì scorso. La polizia ha disperso la folla di manifestanti che aveva cominciato le proteste di fronte alla casa di al-Akkari (di cui Netanyahu ha personalmente ordinato la demolizione), con gas lacrimogeni e proiettili di gomma.

Secondo il portavoce di Fatah a Shuafat, Thaer Fasfous, un manifestante è stato colpito alla testa con un proiettile e altri 30 con pallottole di gomma. Proteste anche a Ras al-Amoud, Wadi al-Joz e al-Musrara dove 1.300 poliziotti sono stati dispiegati dalle autorità israeliane.

Manifestazioni anche in Cisgiordania: duri scontri al campo profughi di Aida a Betlemme e alle porte di Ramallah.

da Nena News

 

Gerusalemme. Palestinese trovato impiccato su un autobus, scoppiano scontri

Nessuna calma per Gerusalemme. Seppure il segretario di Stato Usa Kerry la scorsa settimana, dopo incontri con il presidente dell’Anp Abbas e il re giordano Abdallah, avesse parlato del “chiaro intento” delle parti a fermare l’escalation di tensioni nella Città Santa, l’abbassamento dei toni non pare una priorità né a livello politico né per le strade.

Ieri pomeriggio un palestinese ha accoltellato un israeliano di 32 anni con un cacciavite. La polizia israeliana ha catturato due palestinesi dopo aver perquisito case e auto e compiuto raid vicino la Porta di Damasco.

In serata è stato ritrovato all’interno di un autobus della compagnia israeliana Egged il corpo senza vita di un autista palestinese di 32 anni, residente nel quartiere di al-Tur, a Gerusalemme Est. Yusuf Hasan al-Ramouni è stato trovato impiccato ad una sbarra all’interno dell’autobus, fermo alla stazione dei bus di Har Hotzvim. I colleghi lo hanno subito portato all’ospedale Hadassah, ma al-Ramouni era già morto.

La famiglia ha scattato alcune foto del corpo, convinta che si tratti di omicidio: ci sono tumefazioni non solo sul collo, ma anche sull’addome e sul volto, il possibile segno di un pestaggio. Per la polizia si tratta di suicidio, un’opzione subito scartata dai palestinesi che hanno dichiarato per oggi uno sciopero. Oggi si svolgerà l’autopsia sul corpo del giovane, che lascia moglie e due figli.

Subito dopo l’annuncio della morte di al-Ramouni, scontri sono scoppiati nel quartiere dove risiedeva, a Al-Tur, e a Ras al-Amud e Abu Dis, quartiere di Gerusalemme Est, oggi in Cisgiordania perché tagliato via dalla città con la costruzione del muro. La polizia israeliana ha represso le manifestazioni con il lancio di lacrimogeni e granate stordenti. La gente di Gerusalemme ne è certa: al-Ramouni è stato ucciso da un gruppo di coloni, picchiato e poi impiccato. I segni sul corpo raccontano di un pestaggio, quelli sul collo di uno strangolamento.

La morte sospetta del giovane autista non riporterà certo la calma a Gerusalemme, dove si fa sempre più violenta la repressione israeliana dell’identità palestinese. Dopo aver riaperto la Spianata delle Moschee ai fedeli di ogni età, lo scorso venerdì, su pressioni statunitensi (con Kerry in Giordania a tentare di negoziare un accordo sulla moschea di Al-Aqsa), ieri le autorità israeliane hanno di nuovo ristretto gli accessi.

Ad infiammare le tensioni è soprattutto il governo israeliano. Se alcuni parlamentari sono entrati nella Spianata delle Moschee nei giorni scorsi per rivendicare la natura ebraica del sito religioso, insieme a gruppi di coloni estremisti, ieri è stato il ministro degli Esteri Lieberman, il falco di Netanyahu, a lanciare l’ennesima provocazione alla popolazione palestinese e anche alla comunità internazionale.

“Una cosa deve essere chiara: non accetteremo mai la definizione di costruzione a Gerusalemme come attività coloniale”, ha detto Lieberman ieri durante una conferenza stampa con il ministro degli Esteri tedesco. E ha aggiunto quanto sul campo viene fatto quotidianamente, ultimo in ordine di tempo il via libera ad altre 200 unità abitative per coloni nell’insediamento di Ramot: “Non accetteremo alcuna limitazione delle costruzioni nelle aree ebraiche a Gerusalemme”.

Al governo ultranazionalista guidato da Netanyahu le critiche internazionali fanno il solletico: la Casa Bianca può continuare a parlare di “inequivoca opposizione” all’espansione coloniale a Gerusalemme, Bruxelles proseguire nel mantra “la colonizzazione accende le tensioni e minaccia la pace”. Ma al di là delle parole, nessuno si muove e Tel Aviv gode dell’impunità necessaria per proseguire nel suo progetto: allargare al massimo i propri confini, mangiare terre e creare fatti sul terreno che nel futuro renderanno impossibile la creazione di uno Stato di Palestina.

E mentre a Gerusalemme si continua a costruire, dalla Cisgiordania arriva l’ennesima notizia di demolizioni: dopo un raid dell’esercito a Qalqiliya, le autorità israeliane hanno consegnato a cinque famiglie ordini di demolizione delle loro abitazioni. Decine di persone rischiano di restare senza un tetto sulla testa.

da Nena News