Questo mondo carcerario che ci impedisce di respirare
Due settimane fa, un uomo viene ritrovato morto in circostanze sospette, nel proprio letto, in una cella, rinchiuso nella prigione per stranieri clandestini di Bruges. Vivere dietro le sbarre, morire dietro le sbarre, è necessario che distruggiamo il mondo che crea tutto ciò.
L’aria che respiriamo è inquinata… Questo inquinamento è il fetore dell’economia, delle uniformi, il puzzo della detenzione, dell’oppressione quotidiana, dell’accettazione e della depressione. E questa atmosfera provoca disturbi respiratori: aggressioni polmonari, bronchiti croniche, una sorta di allergia al mondo che ci schiaccia: stress.
Distruggere ciò che ci distrugge per prendere aria
Ci dicono che quando si è malati bisogna farsi visitare da un dottore, mandar giù dei farmaci per calmare il dolore, e rassegnarsi a vivere con la malattia. Ma in ogni caso, se le cause restano intatte, ogni volta i sintomi si ripresenteranno.
Esistono alcuni rimedi che nessun dottore prescriverà mai. Demolire le gabbie, segare le sbarre, ecco alcune medicine che fanno bene! Come quei cinque uomini evasi dai centri per stranieri di Merksplaset di Steenokkerzeel. A Vottem, dove qualcuno tenta di incendiare la propria cella. E più di recente, un prigioniero riesce a scappare dal carcere di Lantin con la complicità di altri detenuti solidali.
A Bruges, in seguito alla morte sospetta di quell’uomo, tutti i detenuti entrano in sciopero della fame, e altri seguiranno nei centri chiusi di Vottem e Steenokkerzeel. Alcune manifestazioni di solidarietà avranno luogo davanti a queste due prigioni per stranieri e i secondini si faranno insultare dai manifestanti durante il turno di guardia.
Il fuoco che dà ossigeno
Nel corso degli anni, le carceri e i centri per clandestini in Belgio hanno conosciuto ribellioni e rivolte: intere ali sono state rese inservibili dal fuoco. Anche all’esterno, sommosse e attacchi solidali hanno dato ossigeno a tutti coloro che non intendono accettare questo sequestro permanente.
Lo Stato reagisce e costruisce zone d’isolamento nelle carceri, come i QHS (Quartieri d’alta sicurezza) a Bruges e Lantin. Questi due luoghi incredibilmente crudeli sono stati devastati a più riprese, ma ogni volta ricostruiti. Anche nei campi di deportazione i rivoltosi vengono messi in isolamento, trasferiti o espulsi al più presto, per impedire il contagio dell’agitazione. Sono tutte armi nelle mani del sistema penitenziario, che mirano a rendere docili i detenuti recalcitranti a bastonate per terrorizzare tutti. Con la stessa logica lo Stato progetta 9 nuove prigioni in Belgio.
Lo Stato cerca dunque di mozzarci il fiato una volta per tutte. Ma qualcuno non si fa convincere e passa all’offensiva. Nel pensare alla nuova prigione di Marche-en-Famenne, supersicura, non dimentichiamo in particolare il tentativo di sabotaggio del cantiere del 2012, quando sei bombe incendiarie sono state piazzate nelle gru. E ancora, poco dopo l’apertura della stessa nel novembre 2013, i vetri dell’ufficio dei morbosi architetti che hanno disegnato quella galera andati in frantumi. È come prendere una boccata d’aria fresca.
Respirazione contro rassegnazione
Se il potere ci vuole docili, espulsi o rinchiusi, sta a noi allenarci e prepararci alla battaglia. Se vuole che Bruxelles sia ripulita e resa sicura per renderla più gradevole agli eurocrati, ai diplomatici, ai ricchi e agli uomini d’affari, sta a noi restarne degni, conservare la nostra dignità e ostacolarne l’avanzata. Abituiamo i nostri polmoni a respirare liberamente.
Sabotare le retate, lottare contro la costruzione della più grande prigione della storia belga a Bruxelles, passare all’offensiva… Tutto questo è possibile, organizzandosi in piccoli gruppi d’affinità, con un minimo di agilità, di determinazione e d’immaginazione. Riconoscendosi inoltre tra rivoltosi assetati di libertà. Respiriamo a fondo e facciamo più rumore possibile, mettiamo tutto sossopra!
Gli obiettivi si possono trovare dappertutto. Le imprese che speculano sulla detenzione (Sodexo, Fabricom,…) o quelle che costruiscono nuove carceri (BAM, Valens, BESIX, Willemen, DENYS,…), ma anche i cantieri destinati al comfort e al profitto dei ricchi, oltre ai luoghi di lavoro degli amabili signori e signore che prendono decisioni e concepiscono progetti per affinare lo sfruttamento, l’annientamento e l’espulsione degli indesiderabili (l’ Ufficio per stranieri, la Régie des bâtiments, l’UE, il ministero di Giustizia, l’ONEM e tanti altri).
Non dimentichiamolo mai: qualsiasi atto ispirato dal desiderio di libertà parla al cuore di chi cerca la medesima cosa. Siamo solidali, fino a mozzare loro il respiro, fino a quando saremo liberi, liberi come l’aria.
[Hors Service, n. 43, 20/1/14]
Per dare un’idea dell’ostilità diffusa e allargata presente oggi in tutto il territorio belga contro le prigioni, di seguito riportiamo molto in sintesi alcune notizie su qualche avvenimento delle ultime settimane.