Un messaggio di Jeff “Free” Luers sul resistere in tempi di repressione.
Mi ricordo del ’98 quando un amico ed io cominciammo la difesa di Fall Creek, eravamo soli in quella foresta senza support, senza un’altra piattaforma sugli alberi. Guardavamo dal nostro posto alto nella volta come gli alberi venivano abbattuti uno dietro l’altro per far posto ad una strada.
Ni ricordo di aver versato il caffe’ mentre guardavo; il mio amico, la persona piu’ pratica e cinica che abbia mai incontrato pronuncio’ allora le uniche parole dolci che gli abbia sentito dire:”alcuni cadranno perche’ altri siano salvati”.
Piangevo in una silenziosa protesta per cio’ che stavo testimoniando, sotto i boscaioli scherzavano e ridevano, presi la mia atrezzatura e un coltello, la mia intenzione era di scendere e di interrompere il lavoro in un modo o nell’altro. Il mio amico mi fermo’, non ricordo neanche quello che mi disse, ma ricordo che mi rimisi a sedere bagnato di caffe’ e di lacrime nella condizione di impotenza peggiore che avessi mai provato.
Penso adesso a quel tempo passato perche’ ancora ora mi sento in una situazione simile, da rinchiuso in una cella guardando il mondo andaré in malora e non posso far niente.
L’altro giorno mi sono soffermato su due articolo di giornale, uno parlava di un allevamento marino e di come sia giunta la necessita’ di addomesticare gli oceani. L’autore, uno scienziato diceva che come abbiamo accettato l’addomesticamento della terra ora dobbiamo accettare quella del mare, i giorni della liberta’ sono finiti. L’altro articolo era sul riscaldamento globale, diceva che ormai e’ troppo tardi non e’ stato fatto abastanza, non sara’ fatto abastanza, bisogna prepararsi alle conseguenze.
Qua negli USA il Patriot Act e’ stato riconfermato inoltre Bush ha distrutto gran parte delle leggi a protezione della natura che gli ambientalisti erno riusciti a conquistare in anni di dure battaglia.
Le prigioni si stanno riempiendo di radicali e rivoluzionari. Che cosa posso fare? Le mie parole non possono galvanizzare le masse. Non posso spingere il popolo a combattere. Sono perso. Potrei scrivere un bel libro di guerriglia su come portare avanti una resistenza negli Usa, guadagnando ancora piu’ accanimento e forse piu’ anni di galera….
Ma qualcuno agirebbe? Qualcuno si organizerebbe davvero? Chi rischierebbe?Rischieresti tu? La passivita’ e’ il prezzo del privilegio. L’ipocrisia del confort. E’ impossibile svegliare la gente che i sensi di colpa, lo so ma anche quando credi che questa e’ una causa persa e’ difficile ispirare gli altri.
Anche quando pensó a quelle coraggiose persone che sono la fuori in piccoli gruppi a combattere, in fondo al mio spirito credo che abbiamo perso. Queste sono le parole che nessuno vuole sentiré. Ma magari sentirle puo’ essere come uno schiaffo che ti riporta alla realta’. Questo non e’ un gioco, non e’ una favola in cui il lieto fine e’ assicurato. La resistenza e’ nelle tue mani. Tu puoi organizzare, vera organizzazione mettendo insieme le persone; puoi insegnare, non agli amici, ad altri. Puoi propagandare la resistenza con graffiti, volantini, occupazioni, creare u usare alternativo, puoi essere un militante; una persona astuta che impara come causare il massimo danno al nemico e scomparire.
Ma cosa non puoi fare e’ sederti e chiaccherare di quanto siano messe male le cose. Perche’ se sai quanto e’ brutta la situazione e non fai nulla sei una delle ragioni per cui perdiamo. E cosi’ insulti e tradisci quelli che hanno dato la vita o perso la loro liberta’ lottando per qulcosa di meglio.
Se il nostro movimiento non puo’ realizzare a livello internazionale un’offensiva che sia una cosa seria e non uno spettacolino allora meritiamo il nostro destino. E io merito di farmi ventidue anni di galera per essere stato cosi’ scemo per credere che ce l’avremmo potuta fare. Ci sono tanti che continueranno a combattere contro tutte le difficolta’ perche’ per loro e’ personale, se non altro andranno giu’ lottando, e’ dura chiedere a qualcuno di combattere una battaglia persa, ma io dico che se proprio dibbiamo soccombere allora facciamogliela pagare piu’ cara possibile, facciamo che sia la lotta piu’ dura e aspra che il sistema abbia mai affrontato. Almeno non gli avremo regalato il mondo. Non c’e’ vergogna a perderé, se hai lottato, e’ la cosa che mi aspetto che ogni essere umano, che una volta che e’ con le spalle al muro combatta.
(tradotto da Federico) estratto da :”Terra Selvaggia” n.19, aprile 2006.