Comunicato relativo all’attacco contro “La Stampa” di Torino e il giornalista de “l’Unità” Ferrero – 1977
Tra il 17 e il 18 settembre 1977, il nucleo armato di AR “Rico e Attilio” ha proceduto a colpire la sede della “Stampa” di Torino e il cronista de “l’Unità”Nino Ferrero. Presso la sede del giornale di Agnelli è stato deposto un ordigno che si proponeva di provocare gravi danni alle strutture, senza tuttavia mettere a repentaglio l’incolumità delle persone; il giornalista de “l’Unità” è stato azzoppato. Con questi due interventi armati Azione Rivoluzionaria ha inteso sanzionare precise responsabilità collettive e personali in ordine alla gestione delle notizie relative alla morte dei nostri compagni Aldo Marin Pinones “Rico” e Attilio Di Napoli, caduti mentre a propria volta si accingevano a colpire la sede del giornale della Fiat, nel quadro di un’azione complessiva purtroppo tragicamente interrottasi.
All’unisono, polizia e consigli di fabbrica strillano contro questo “attentato alla libera stampa” coprendo ancora una volta con un velo di menzogna la realtà delle cose, non la libertà di stampa e di comunicazione abbiamo inteso di colpire, ma la spudorata campagna di bugie e di calunnie portata avanti dai pennivendoli del regime verso il crescente movimento di opposizione proletario, coscienti che alle “armi della critica” è venuto il momento di sostituire la “critica delle armi”. La funzione delle comunicazioni di massa per il mantenimento dell’equilibrio sociale esistente e per l’estorsione del consenso è fondamentale per il regime; l’intreccio tra centri di potere economico, politico e poliziesco e diffusione di notizie sempre più fitto; ogni spazio di informazione alternativa viene precluso per la semplice ragione che le comunicazioni assumono forma racktistica e oligopolica: in questo assetto la stampa sedicente comunista svolge un compito fondamentale di “garanzia a sinistra”. la libertà che noi abbiamo colpito non è la libertà dei padroni e dei burocrati, la cui legittimazione ideologica viene dall’uso quotidiano di tecniche di manipolazione finalizzate al consenso, attraverso grandi mezzi di un “arco (costituzionale)” che comprende tanto “La Stampa” quanto “l’Unità”, il giornale di Agnelli e quello del pci. Con questi interventi armati abbiamo inteso e intendiamo ribadire con forza la verità sui nostri compagni “Rico” e Attilio, spazzare via le rozze calunnie sparse, troppo facilmente, sul loro conto. Rico fu combattente per la libertà e il comunismo nel suo paese di origine: il Cile. Si batte con tutte le forze contro il regime dei colonnelli di Pinochet, pagando di persona e duramente. Fuori del suo paese non si lasciò gabbare da vane parole di sostegno impotente e impugnò ancora una volta le armi, consapevole che la lotta proletaria non conosce confini nazionali. Rico lottò in altri paesi del Sud America e rifiutò l’impostura del “potere socialista” alla cubana. Combatté in Italia contro il regime democristiano e del compromesso storico, portando a compimento numerose azioni rivoluzionarie, tra le quali per citarne solo alcune che in questo momento ci conviene indicare -la distruzione delle nuove carceri di Firenze e di Livorno e l’esplosione contro l’Ipca di Cirié, azioni di grande rilievo, eppure taciute o minimizzate o calunniate o ridicolizzate dalla libera “La Stampa” di Torino. Attilio fu un compagno generosissimo, seppure giovanissimo, capace di scegliere e di volere nel magma di un mondo corroso e mendace, fatto di continui compromessi tra declamazioni dottrinarie e impegno reale, cosciente di dover superare la dicotomia tra pensiero e azione, pronto a tutto con il sicuro istinto dei giovani proletari convinto di non aver nulla da perdere ma tutto da guadagnare. Attilio partecipò a diverse azioni distinguendosi per coraggio e consapevolezza rivoluzionaria. “Rico” e Attilio sono caduti per un errore tecnico, forse imputabile alla loro brama di agire ed al fatto di avere dovuto contare all’improvviso solo sulle proprie forze. Per Azione Rivoluzionaria e per il movimento di lotta armata la loro morte è senz’altro motivo di riflessione critica, oltre che di dolore, ma non di abbandono: chi sceglie l’unica via oggi praticabile nella lotta per una società di liberi e uguali, la via armata sa in anticipo di correre rischi, sa di poter pagare con la propria vita la lotta per la vita. Ma i rivoluzionari non permetteranno mai a sciacalli della risma di Ferrero e altri pennivendoli del regime di insozzare la loro memoria, di divulgare, sotto protezione dei loro “grandi e liberi” giornali con le argomentazioni sociologiche più trite, le calunnie più infami. “Rico”e Attilio vivono nella memoria di tutti i rivoluzionari. Altre mani si protendono a raccogliere le armi loro cadute in battaglia. I loro calunniatori appaiono solo per quel che sono; vili canaglie al soldo dei servizi di sicurezza.
Costruire il movimento di lotta armata per il comunismo e la libertà
Azione Rivoluzionaria contro il governo Berlingottiano
Distruggere i lager di annientamento dei proletari
Viva Chile combattente
Viva l’internazionalismo proletario
Onore ai compagni caduti nella lotta
Raccogliamo l’esempio di Mara, di Luca, di Sergio, di Annamaria, di Antonio, di Rico, di Attilio.