Carcere – Ancora un resoconto sulle giornate in solidarietà con Maurizio Alfieri e contro gli omicidi di Stato

Riceviamo un ulteriore resoconto sulle giornate in solidarietà con Maurizio Alfieri e contro gli omicidi di Stato nelle galere:

Breve resoconto da Roma sul presidio del 28 novembre 2014 davanti alla sede del Dap

In una trentina  ci siamo incontrati davanti al palazzone di via Daga, per l’occasione accerchiato da sbirri, dove ha la sua centrale il Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), cioè chi direttamente in Italia pilota le carceri, tutte le carceri – esclusi i CIE.

Al Dap, la cui direzione è affidata a giudici e pm, sono affidati i compiti di controllo sulla gestione delle carceri svolti dai giudici di sorveglianza; insomma i controllori sono gli stessi controllati, cioè un insulto all’intelligenza. Da qui assoluzioni, sentenze offensive come quella riguardante gli assassini di Cucchi. «ASSASSINI»  è stato l’urlo lanciato con le casse finalmente funzionanti in tutto il tempo del presidio (oltre 2 ore).
In particolare in questo pomeriggio ai signori nascosti dietro i vetri è stato ricordato l’assassinio di un prigioniero compiuto nel carcere di Terni nel giugno 2013, diffuso solo di recente per risparmiare sicure rappresaglie a ragazzi che hanno visto tutto, e che adesso sono fuori. Era successo che un uomo era stato visto dalle guardie passare un orologio ad un amico della cella  accanto con una cordicina. Le guardie oltre a riempirlo di botte lo hanno minacciato di toglierli il lavoro (faceva il barbiere). Il ragazzo atterrito, mentre ancora le celle sono aperte, tenta di impiccarsi una prima volta, ma viene salvato da vicini di cella. Alla chiusura delle celle ritenta il suicidio, le guardie non intervengono nonostante le urla degli altri prigionieri. In particolare due amici del ragazzo che protestano vengono portati alle celle e picchiati. Qui incontrano il compagno Maurizio (Alfieri, ora in carcere a Spoleto) che viene a conoscenza di tutto; promette loro il silenzio affinché non subiscano rappresaglie, se non altro fino a quando non fossero usciti. Così è.
Negli interventi vengono inoltre letti i nomi delle persone morte nelle carceri, tante, comunque troppe nell’ultimo anno, indicando come responsabili proprio chi siede dietro una scrivania in quel palazzone. Vengono dette funzioni e responsabilità del Dap rispetto alla quotidianità nelle carceri: dai pestaggi all’isolamento diffuso mediante il 14 bis, all’estensione di misure quali la videoconferenza fino all’immiserimento dell’igiene, della qualità del cibo, all’applicazione della censura…
Come scritto in uno striscione e nei volantini distribuiti alle numerose persone passanti, è certissimo che: «SE LE GUARDIE SONO I RESPONSABILI DI QUESTE MORTI, IL DAP È IL MANDANTE».
(nota: Il Dap è un organo istituzionale estremamente importante, al punto  che il suo direttore generale viene nominato dal presidente della repubblica previa deliberazione del consiglio dei ministri e su proposta del ministro di Giustizia.Competenza del Dap è l’ “attuazione della politica dell’ordine, della sicurezza degli istituti e del trattamento dei detenuti. Quali organi decentrati per il governo effettivo delle carceri, in luogo degli Ispettorati Distrettuali, nel 1990 sono stati istituiti i Provveditorati, cui spetta dare attuazione ai programmi, indirizzi e direttive del Dap nelle rispettive Circoscrizioni Regionali per tenere i rapporti con gli enti locali e il Servizio Sanitario Nazionale; rapporti necessari alla cura della tossicodipendenza, all’insegnamento scolastico, al lavoro nelle carceri.
Dal DAP dipendono psicologhi, psichiatri, assistenti sociali… che agiscono nella realizzazione delle Misure di prevenzione.”
Anche le guardie sono governate dal Dap, soprattutto il loro nucleo speciale, il Gom (Gruppo operativo mobile) dal 1990 è stato reso Corpo Civile dipendente dal Ministero di Giustizia.)

Il giorno dopo, sabato 29 novembre 2014: ATTORNO AL CARCERE DI SPOLETO

Pioviggina, ci si trova in una ventina di compas  di diverse città, compresa la vicina Perugia. Siamo qui per essere vicini a Maurizio trasferito da Terni dove teneva il dito puntato contro gli assassini di un ragazzo prigioniero in quel carcere (come raccontato nella cronaca sul presidio alla centrale del Dap). Il carcere non è grande, ci sono circa 500 prigionieri; non c’è il femminile.
Dapprima ci si mette su un lato da dove sentiamo risposte agli interventi, ma soprattutto ai saluti in coro, alle urla corali «Libertà», «Fuoco alle galere». Gli sbirri si sono messi su un torrione altissimo interno al carcere da dove ci riprendono alla grande. Andiamo avanti lo stesso.
Negli interventi raccontiamo del comportamento di Maurizio, teso a tenere la testa alta di fronte ai ricatti delle guardie, un atteggiamento tanto più necessario oggi proprio di fronte alla massiccia offensiva ricattatoria, eretta a sistema, per esempio, dal modo di condurre il recente pacchetto del governo chiamato «Svuota carceri». Tanti che rientravano nei tempi previsti dal pacchetto, sono invece stati lasciati in galera per volontà contraria delle guardie, di chi le comanda e le asseconda.
In un secondo momento ci siamo spostati su di un lato che ci ha permesso di sentirci un poco più vicini a i prigionieri. Anche perché in questa posizione ci è stato possibile fare la battitura sulla cancellata. Da qui gli stessi interventi sono risultati più diretti. Abbiamo anche inviato un saluto alla sezione del 41bis, dove è stato trasferito, anche lui da Terni, il compagno Roberto ( Morandi) in carcere dal 2003. Sulla strada del ritorno abbiamo lasciato scritte contro l’isolamento, il 41bis, per la solidarietà con i detenuti in lotta…

http://www.informa-azione.info/agg6900033f