On Sabotage: Considered as one of the fine arts (en/it/fr/de) 2008

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You’d have to be really blind not to see sabotage as the classical weapon of the exploited.
And you’d have to have a pretty short memory to forget that in every social war, a
rebel refuses to wait for everyone to move before expressing his or her anger.

From the riots of November 2005 to the CPE riots of spring 2006, from factory occupations
and kidnappings of directors to the numerous acts of sabotage during the railway
workers’ movement of November 2007, it’s clear for a lot of people that we won’t have
an end to our situation of misery and exploitation by begging for it.
In this prison society, we’re expected to believe we’re in the best of possible worlds:
commodity democracy. And they try to force us to believe it with tazer shocks and ballots.
The wars and the poisoning of the planet for money are nonetheless a clear reminder that
capitalism is a death-dealing system and that the State is not a friend, but an enemy.

And so we must fight back, to destroy what destroys us. Struggle individually and
collectively wherever we are for a world emancipated from the bonds of exploitation and
domination. It is not their penal codes and morality that must dictate what we must do,
but the rage and ethics of each and every one of us.

On the 11th of November, ten persons were placed under arrest during a new operation
by the Ministry of Terror, and accused of sabotaging the tension wires of SNCF trains
during the prior weekend. Journalist cops, politicos, and jackals came from all sides to
hurriedly denounce an imaginary “anarcho-autonomist” movement. On the same pretext
of “association of criminals with terrorist aims,” three comrades have already been arrested,
and some held for over 9 months, accused of an attempt to burn a police vehicle in
Paris in May 2007, during the explosions of anger that arose to greet the last presidential
election.

In a time of “crisis,” when the State is showering the capitalists with billions of dollars,
its attempting once more to isolate a few “bad rebels” to better eliminate them all.
But it hardly matters whether they’re guilty or innocent; we’ll leave those categories to
the robe-wearing toads and their sustainers.

Because in the same way as the passion for freedom can’t be captured in an acronym,
what domination most fears is a diffuse and anonymous replication of these attacks. Solidarity
against State terrorism, by all means anyone considers adequate.

Let us derail the train of everyday routine.

 

Del Sabotaggio come una delle belle arti

L’ 8 novembre alcuni ganci di metallo ben piazzati sradicano i cavi elettrici della ferrovia in
quattro punti diversi, provocando un casino sulla rete e fermando 160 TGV. L’11 novembre
dieci persone sono state arrestate in tre città differenti. Una persona è stata rilasciata il
giorno dopo. Quattro di loro vengono rilasciate e poste sotto controllo giudiziario dopo 4
giorni di fermo, accusati come gli altri di “associazione di malfattori con finalità di
terrorismo”. Gli altri 5 sono accusati anche di “danneggiamento di bene pubblico” riferito
alle infrastrutture ferrovie. Ad oggi resta in carcere solo quello che viene definito il “capo”
dell’ associazione.
Questo è un volantino di solidarietà fatto girare a Parigi il giorno successivo agli arresti.

 

Bisogna essere veramente ciechi per non vedere nei sabotaggi un’ arma classica degli
sfruttati. Bisogna avere veramente la memoria corta per dimenticare che, nella guerra
sociale, molti rivoltosi non attendono necessariamente che tutti si muovano per esprimere la
loro collera. Dalla rivolta del novembre 2005 a quella contro il CPE nella primavera del
2006, dalle occupazioni delle fabbriche e i sequestri dei dirigenti, ai numerosi sabotaggi
durante il movimento dei ferrovieri del novembre 2007, sembra chiaro per molti che non
sarà mendicando che si potrà farla finita con una situazione di miseria e sfruttamento.

In questa società-carcere ci vorrebbero far credere, attraverso la farsa elettorale, che
viviamo nel migliore dei mondi: la democrazia mercantile. Le guerre o l’ avvelenamento del
pianeta in nome del denaro servono pertanto a ricordarci che il capitalismo è un sistema
mortifero e che lo stato è un nemico. Allora bisogna batterci per distruggere ciò che ci
distrugge. Lottare collettivamente e individualmente dove si vive, per un mondo libero dallo
sfruttamento e dal dominio. E non saranno né i loro codici penali né la loro morale a dettarci
cosa dobbiamo fare, ma la rabbia e l’ etica di ciascuno.

L’ 11 novembre 10 persone sono
state arrestate durante una nuova operazione del ministero del terrore, accusati di sabotaggi
ai binari delle ferrovie avvenuti nel weekend precedente. Gli sciacalli dell’ informazione e i
politicanti, ciascuno a modo suo, si sono subito affrettati a denunciare un immaginario
movimento “ anarco-autonomo”. Sotto questo stesso pretesto di “ associazione di malfattori
a scopo terroristico”, tre compagni sono già in carcere da più di nove mesi accusati di un
tentativo di incendio di un veicolo della polizia a Parigi nel maggio 2007, durante le
esplosioni di collera che hanno salutato l’ ultima elezione presidenziale. In un tempo di crisi
in cui lo stato ricopre i capitalisti di miliardi esso tenta una volta di più di isolare dei
malvagi rivoltosi per meglio eliminarli.

Ma poco importa che siano colpevoli o innocenti,
lasciamo queste categorie alle carogne in toga e ai loro sostenitori. Perché come la passione
per la libertà non si riduce a delle sigle ciò che il dominio teme è la moltiplicazione diffusa
e anonima di questi attacchi.
Contro il terrorismo di Stato,solidarietà. Con i mezzi che ciascuno riterrà più adeguati…

Rompiamo il train-train quotidiano.

 

In La Bella N°15:

In seguito a questi arresti sono stati creati numerosi comitati di sostegno (che vedono la
partecipazione di vari gruppi politici, inclusi quelli istituzionali) aprendo di fatto un fronte
democratico e garantista.. La linea innocentista è passata anche attraverso l’ uso massiccio
dei mass media da parte di alcuni tra gli/le imputati/e. In questo quadro c’ è anche chil’ultimo ancora in carcere- ha accettato di ricevere e discutere con Voynet, ex ministra del
governo di sinistra e attuale senatrice, nonché sindaca di una grande città, dando seguito al
dialogo con il potere…Malgrado alcune azioni solidali, la scelta di come affrontare questa
nuova operazione dell’ antiterrorismo ci lascia quantomeno perplessi/e. Rinunciare alle
proprie idee di fronte alla repressione, non solo non garantisce nulla rispetto al potere, ma lo
rafforza, dando credito alla separazione tanto utile tra “buoni “ e “cattivi”.

***

Ivan, Bruno e Damien vengono fermati il 19 gennaio 2008, sulla strada che li avrebbe
portati alla manifestazione al CPT di Vincennes (vicino Parigi), in possesso di fumogeni
artigianali e chiodi a tre punte (fora pneumatici). Isa e Farid vengono arrestate il 23 gennaio
dalla polizia doganale durante un controllo stradale vicino Vierzon. Nel cofano della loro
macchina del clorato, le piante di un carcere minorile (EPM) e dei manuali di sabotaggio.
Lo scorso aprile le due inchieste sono state riunificate dalla procura dell’ antiterrorismo che
li accusa di far parte di una associazione sovversiva con finalità di terrorismo denominata
dagli stessi sbirri “ MAAF- Mouvance Anarcho- Autonome Francilienne”.Successivamente
viene contestato all’ associazione un altro reato specifico ( il tentativo, non andato a buon
fine, di incendio di una macchina della polizia di fronte alla questura, durante le elezioni del
2007). Di questo vengono accusati Damien, Isa e un altro compagno, Juan, in base a tracce
di DNA che dicono essere state ritrovate sull’ ordigno. Attualmente Bruno è in latitanza dal
luglio 2008, Ivan e Farid sono fuori con alcune restrizioni, Isa è stata scarcerata con delle
restrizioni dopo un anno di detenzione preventiva. Damien e Juan sono tutt’ora in carcere.
Dal 18 al 25 gennaio 2009 è stata lanciata una settimana internazionale di solidarietà. “[…].
perché la nostra solidarietà si rivolge a quelle e quelli che si ribellano contro l’ordine di
questo mondo[…]“

 

Du sabotage considéré comme un des Beaux Arts

Il faut vraiment être aveugle pour ne pas voir dans le sabotage une arme classique des exploités. Il faut vraiment avoir la mémoire courte pour oublier que, dans toute guerre sociale, nombre de révoltés n’attendent pas nécessairement que tout le monde se bouge pour exprimer leur colère.

 

Des émeutes de novembre 2005 à celles du CPE au printemps 2006, des occupations d’usines et séquestrations de dirigeants aux nombreux sabotages lors du mouvement cheminot de novembre 2007, il semble clair pour beaucoup que ce n’est pas en mendiant qu’on peut en finir avec une situation de misère et d’exploitation.

Dans cette société carcérale, on voudrait nous faire croire à coups de tazers ou de bulletins de vote que nous vivons dans le meilleur des mondes : la démocratie marchande. Les guerres ou l’empoisonnement de la planète au nom du fric viennent pourtant nous rappeler que le capitalisme est un système mortifère et que l’Etat est un ennemi.

Alors il faut se battre, pour détruire ce qui nous détruit. Lutter individuellement et collectivement là où l’on est, pour un monde libéré de l’exploitation et de la domination. Et ce n’est ni à leur code pénal ni à leur morale de nous dicter ce que nous avons à faire, mais à la rage et à l’éthique de chacun.

Le 11 novembre, dix personnes ont été arrêtées lors d’une nouvelle opération du Ministère de la Terreur, accusées des sabotages de caténaires de la SNCF du week-end précédent. Les journaflics et les politicards, chacals de tous bords, se sont aussitôt empressés de dénoncer un imaginaire mouvement “anarcho-autonome”, la “M.A.A.F”. Sous ce même prétexte d’ “association de malfaiteurs à but terroriste”, trois camarades sont déjà incarcérés, parfois depuis plus de 9 mois, accusés d’une tentative d’incendie de véhicule de police à Paris (18e) en mai 2007, lors des explosions de colère venues saluer la dernière élection présidentielle.

En un temps “de crise” où l’Etat arrose les capitalistes à coups de milliards, il tente une fois de plus d’isoler de “mauvais révoltés” pour mieux les éliminer. Mais peu importe qu’ils soient coupables ou innocents, laissons ces catégories aux charognes en toge et à leurs souteneurs.

Car de même que la passion pour la liberté ne s’enferme pas dans des sigles, ce que redoute la domination c’est la multiplication diffuse et anonyme de ces attaques. Solidarité contre le terrorisme d’Etat, avec les moyens que chacun jugera adéquats…

Brisons le train-train quotidien,
12 novembre 2008

Pour télécharger (imprimer, diffuser…) le tract (ou affiche) en PDF :

 

Du sabotage considéré comme un des Beaux Arts
Click droit + enregistrer la cible sous…


Pour le lire en anglais, cliquez ici.

P.-S.

 

 

 

Über Sabotage als eine der schönen Künste

Der folgende Text wurde von einigen GenossInnen im Zusammenhang der
Verhaftungen vom 11. November geschrieben und soll im weiten Umkreis verbreitet
werden. In Zeiten der “Krise”, wenn der Staat die Kapitalisten mit Milliarden
Dollar überhäuft, versucht er ein weiteres Mal einige “böse Rebellen” zu isolieren,
um sie alle zu eliminieren. Wir werden dieses betrügerische Spiel nicht mitspielen.
Mensch muss wirklich blind sein, um in Sabotage nicht die klassische Waffe der
Ausgebeuteten zu erkennen. Und ein schlechtes Gedächtnis dazu, um zu vergessen,
dass RebellInnen in keinem sozialen Krieg darauf warten, das sich alle bewegen,
bevor sie damit beginnen ihre Wut auszudrücken.

 

Von den Riots [in den Banlieus] im November 2005 zu den Riots gegen [das
Ersteinstellungsgesetz] CPE im Frühling 2006, von Fabrikbesetzungen und den
Entführungen von Bossen zu den ungezählten Sabotageaktionen während der
Kämpfe der BahnarbeiterInnen im November 2007 wurde es vielen Menschen
klar, dass unsere Situation, dass Ausbeutung und Elend nicht durch Betteln beendet
werden kann.

In dieser Gefängnis-Gesellschaft wird von uns erwartet, dass wir glauben, in der
besten aller möglichen Welten zu leben: In der Waren-Demokratie. Und sie versuchen
mit Elektroschockern und Stimmzetteln uns zu zwingen, es zu glauben. Die
Kriege und die Vergiftung des Planeten für Geld erinnern uns nichts desto trotz
unmissverständlich daran, dass Kapitalismus ein System ist, dass mit dem Tod
handelt und dass der Staat kein Freund ist, sondern ein Feind.
Und so müssen wir den Kampf erwidern, um zu zerstören was uns zerstört.
Kämpfen, individuell und kollektiv, wo immer wir sind, für eine Welt befreit von den
Fesseln der Ausbeutung und Unterdrückung. Wir dürfen uns nicht von ihren
Strafgesetzbüchern und ihrer Moral diktieren lassen, was
wir tun. Es ist unsere Wut und unsere Ethik, die uns leiten.
Am 11. November wurden zehn Personen im Zuge einer
neuerlichen Aktion des Terror-Ministeriums festgenommen
und beschuldigt, am Wochenende zuvor die
Oberleitungen [der französischen Bahn] SNCF sabotiert
zu haben. Journalistische Bullen, PolitikerInnen und
Schakale kamen von allen Seiten herbeigeeilt, um eine
imaginäre “anarcho-autonome” Bewegung zu denunzieren.
Unter dieser Überschrift einer “Vereinigung von
Kriminellen mit terrroristischen Zielen” waren bereits drei
GenossInnen verhaftet, und einige für neun Monate festgehalten
worden. Sie sollen im Mai 2007 versucht haben
ein Polizeifahrzeug in Paris in Brand zu setzen, als die
Wut explodierte, um den zu dieser Zeit gewählten
Präsidenten [Sarkozy] zu begrüßen.

In Zeiten der “Krise”, wenn der Staat die Kapitalisten mit
Milliarden Dollar überhäuft, versucht er ein weiteres Mal
einige “böse Rebellen” zu isolieren, um sie alle zu eliminieren.
Was interessiert es, ob sie schuldig sind oder
nicht; wir überlassen diese Kategorien den Robe tragenden
Kröten und ihren Handlangern.

Weil die Leidenschaft für die Freiheit nicht in eine
A.B.K.Ü.R.Z.U.N.G. gequetscht werden kann, fürchten die
Herrschenden nichts so sehr, wie die Verbreitung und
anonyme Wiederholung dieser Angriffe. Solidarität gegen
Staatsterrorismus, mit allen Mitteln, die ihr für angebracht
haltet.

Lasst uns die Züge der alltäglichen Routine zum
Entgleisen bringen.

12. November 2008

 

http://www.non-fides.fr/?Uber-Sabotage-als-eine-der-schonen