Nero uniforme

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Nato con «fina­lità di moni­to­rag­gio e con­tra­sto del ter­ro­ri­smo» il Dssa si era rive­lato in realtà una non tra­scu­ra­bile con­grega di neo­fa­sci­sti, poli­ziotti, ed ex pre­sunti appar­te­nenti a Gla­dio, già attivo da qual­che anno anche sotto la deno­mi­na­zione di Destra nazio­nale. L’organizzazione, a sen­tire i pro­mo­tori, venne fon­data al fine di far rivi­vere il Movi­mento Sociale-Destra nazio­nale di Gior­gio Almi­rante, dopo il «tra­di­mento» di Gian­franco Fini. Il sito inter­net fu oggetto di inter­ro­ga­zioni par­la­men­tari già nel 2003 per i suoi espli­citi con­te­nuti raz­zi­sti.

L’allarme nac­que in seguito all’annuncio della costi­tu­zione di fan­to­ma­tici «Reparti di Pro­te­zione Nazio­nale», con tanto di divisa (basco, cami­cia e giub­botti grigi, con cin­tu­rone nero), pronti a entrare in azione, in caso di peri­colo, a sup­porto delle forze armate. Inu­tile dire che il peri­colo veniva rav­vi­sato nell’invasione in massa dei «nuovi bar­bari isla­mici». Ciò che però aveva susci­tato mag­gior inquie­tu­dine era che Destra nazio­nale anno­ve­rasse fra i suoi mas­simi diri­genti ex-poliziotti e poli­ziotti in ser­vi­zio presso impor­tanti que­sture, come a Milano, dove lo stesso coor­di­na­tore nazio­nale risul­tava essere un ispet­tore. Al gruppo, non a caso, si affian­cava anche un pic­colo sin­da­cato auto­de­no­mi­na­tosi Unione nazio­nale Forze di Polizia.

A onor del vero, nello stesso arci­pe­lago neo­fa­sci­sta, pur ricco di par­ti­co­la­rità, eccessi e stram­be­rie, Destra nazio­nale non aveva mai goduto di molto cre­dito. Il fatto stesso di assu­mere come sim­bolo lo stemma della Cia leg­ger­mente modi­fi­cato, di qua­li­fi­care i pro­pri ade­renti come ex agenti segreti, con un pas­sato da «gla­dia­tori», in rap­porti di col­la­bo­ra­zione con la Nato e il Mos­sad israe­liano, ave­vano fatto nascere più di un sospetto. Il van­tare anche da parte del pre­si­dente di Dn, Gae­tano Saya, l’appartenenza alla mas­so­ne­ria con l’altisonante titolo di «Mae­stro vene­ra­bile della Log­gia Divul­ga­zione 1», non aveva cer­ta­mente con­tri­buito a dis­si­pare i dubbi.

Mito­mani deli­ranti? Forse. Eppure risul­ta­rono veri­tieri l’accesso alla banca dati del Vimi­nale, non­ché alcuni rap­porti con gli appa­rati di sicu­rezza, il Sismi in primo luogo, emersi nell’inchiesta giu­di­zia­ria. Qual­cosa di più di un’innocua «banda di patac­cari» come li definì l’allora mini­stro degli Interni Giu­seppe Pisanu, quasi a ridi­men­sio­nare l’intera fac­cenda. Solo qual­che anno dopo, nel giu­gno del 2009, tor­na­rono alla ribalta a Milano con la cosid­detta Guar­dia nazio­nale ita­liana, per «pat­tu­gliare il ter­ri­to­rio» con tanto di divisa d’ordinanza: cami­cia gri­gia con cin­tu­rone e spal­lac­cio neri, cra­vatta nera, pan­ta­loni grigi con banda late­rale nera, basco gri­gio con il sim­bolo dell’aquila impe­riale romana. Al brac­cio una fascia nera con la «ruota solare» di ispi­ra­zione nazi­sta. Tra loro il colon­nello dei cara­bi­nieri in con­gedo Augu­sto Cal­zetta di Massa Car­rara. Furono imme­dia­ta­mente messi in con­di­zione di non agire su ordine della Pro­cura della Repubblica.

Gli ante­si­gnani
Tor­nando a ritroso nel tempo altre vicende simili ave­vano ancor prima avuto l’onore della cro­naca, dal Pro­getto Arianna, nel 2000, un’organizzazione anti­droga clan­de­stina costi­tuita a Latina da appar­te­nenti alle forze dell’ordine, per finire agli Elmetti bian­chi, una fon­da­zione a carat­tere inter­na­zio­nale ali­men­tata soprat­tutto da ex poli­ziotti, spun­tata a lato del caso Telekom-Serbia, ani­mata in Ita­lia da un neo­fa­sci­sta assai cono­sciuto per i suoi tra­scorsi in orga­niz­za­zioni ever­sive e nella massoneria.

Molti si saranno cer­ta­mente anche dimen­ti­cati della cosid­detta Legione Brenno, nata in coin­ci­denza con lo scop­pio della guerra serbo-croata per difen­dere la «nuova fron­tiera dell’occidente minac­ciata», venuta alla luce solo nel 1998, seguendo le orme di un san­gui­noso con­flitto a fuoco con agenti di poli­zia tre anni prima a Mar­ghera. La Legione Brenno, ispi­rata ai cava­lieri di anti­chi ordini religioso-militari come i Tem­plari, si sco­prì pre­sto essere stata fon­data da alcuni ex cara­bi­nieri inte­res­sati al busi­ness della sicu­rezza e dell’assoldamento di mili­zie pri­vate nelle guerre in corso.

In tutti que­sti casi la costante risulta la mede­sima. A costi­tuire que­ste orga­niz­za­zioni sono fasci­sti ed ex appar­te­nenti alle forze dell’ordine. Un dato sui cui riflettere.

di Saverio Ferrari per Il Manifesto