Roma, 14 dicembre 2010, nel giorno della fiducia al governo Berlusconi, migliaia e migliaia di studenti che in quell’autunno avevano occupato le università e le scuole e dato vita a cortei spontanei, blocchi stradali e occupazioni di monumenti nelle loro città si riversano nella capitale dando vita ad un imponente corteo che si prefissa di assediare i palazzi del potere.
Quella giornata rimane viva negli occhi di tutti, rimane vivo il ricordo della rabbia crescente alla notizia che il governo era salvo grazie a voti di Razzi e Scilipoti (sic!), resta viva l’immagine del lungo serpentone che costeggia il lungotevere e restano vive le immagini di via del Corso e di piazza del Popolo.
Quel giorno fu rivolta, in oltre 50.000 resistettero alle cariche delle forze dell’ordine, urlarono di gioia alla vista del blindato in fiamme, solo i caroselli riuscirono ad allontanare, dopo 4 ore di scontri, gli studenti dalla piazza.
“Roma sconvolta dagli scontri” titolava Repubblica, “la piazza è del popolo” era invece il leitmotiv del movimento, nei giorni a seguire ci furono centinaia di comunicati che rivendicavano la giornata e rispedivano al mittente le varie paraculate dei politicanti di turno o degli intellettualoidi alla Saviano, a dimostrazione che il conflitto reale porta solo bene a chi lo pratica.
Oggi, a distanza di quasi 5 anni da quella storica giornata, si è quasi concluso il processo di primo grado, la vendetta dei palazzi è quantificata nelle richieste dei pm contro i 26 imputati, ovvero dai 4 anni e 6 mesi per scendere fino a 4 mesi, con il Comune di Roma che si è costituito parte civile (e all’oggi rimane l’unica, a dimostrazione di una pragmatica convergenza d’intenti tra l’allora sindaco Alemanno e l’attuale giunta Marino). La sentenza è attesa per il 26 marzo.
Ancora una volta lo stato intende vendicarsi contro chi ha dato vita ad una giornata di ingovernabilità!