FOA BOCCACCIO 003 (via Rosmini 11, Monza) presenta in occasione del LXX anniversario della Liberazione dal Regime Nazifascista quattro appuntamenti di approfondimento e immersione nei luoghi teatro di alcune significative vicende della Resistenza antifascista.
SENTIERI, CITTA’, VALLI e QUARTIERI
ANTIFASCISTI OGGI PARTIGIANI IERI
22 febbraio 2015
CAMMINATA AI PIANI D’ERNA
Commemorazione e approfondimento sulla battaglia dei Piani d’Erna (18 ottobre 1943), considerato il primo scontro a fuoco tra nazifascisti e formazioni partigiane di montagna
Ore 8.30 ritrovo e partenza in macchina presso la FOA Boccaccio
Ore 9.30 arrivo e partenza dalla funivia Piani d’Erna (LC)
Pranzo al sacco
26 marzo 2015 nell’ambito del ciclo “Buone ricette in tempi difficili”
UN TACITURNO COMBATTENTE PER LA LIBERTA’
Ore 20 cena popolare
Ore 21.30 Alessandro Pigazzini (ANPI Piacenza) e Paolo Finzi (A Rivista) raccontano del comandante partigiano piacentino Emilio Canzi (1893-1945), anarchico, ardito del popolo, combattente in Spagna contro i Franchisti
29 marzo 2015
CAMMINATA AL MONTE SAN MARTINO
Commemorazione e spiegazione della battaglia del San Martino (14-15 novembre 1943)
Ore 8.30 ritrovo e partenza in macchina presso la FOA Boccaccio
Ore 10 arrivo a Cassano Valcuvia (VA) e partenza sentiero
Pranzo al sacco
Pomeriggio merenda abbondante al Circolo ARCI Farina e presentazione di Sentieri Proletari. Storia dell’Associazione Proletari Escursionisti di Alberto Di Monte (Mursia, 2014)
9 aprile 2015 nell’ambito del ciclo “Buone ricette in tempi difficili”
LA BANDA PISACANE
Ore 20 cena popolare
Ore 21.30 presentazione di La Banda Carlo Pisacane di Gabriele Fontana (Nodolibri, 2010) sulla Resistenza in Valsassina
*BATTAGLIA DEI PIANI D’ERNA
Quando la sera dell’otto settembre 1943, la radio nazionale annunciò l’armistizio, è il momento della disfatta e della resa dei conti di una guerra dichiarata da Mussolini il 10 giugno 1940; una passeggiata con la quale con poche migliaia di morti il duce avrebbe acquisito l’opportunità di sedersi al tavolo della pace come vincitore. Anche a Lecco quella sera, dopo la comunicazione, la gente si riversò per le strade senza rendersi conto delle possibili ritorsioni delle truppe tedesche. I soldati abbandonano la caserma che viene saccheggiata, e le armi distribuite dal comandante ai comitati costituitisi, armi che in parte vengono trasportate nei sotterranei della Chiesa della Vittoria. In città a dir il vero circolano già armi. Nel rione di Rancio, di particolare tradizione socialista, molta gente risulta essere già armata. Mentre i soldati cercano abiti borghesi e la gente non sa cosa fare si diffonde la notizia che soldati tedeschi stanno arrivando a Lecco. Due formazioni partigiane si organizzano a Erna, ai piedi del Resegone, ed ai Piani Resinelli, ai piedi delle Grigne. Accorrono a rafforzare le formazioni giovani della zona del lecchese e del milanese. Per molti di loro le montagne sono un rifugio, impossibilitati al ritorno nelle proprie case per la presenza delle truppe tedesche. Molti di questi scesi in città, talvolta con leggerezza, vengono arrestati. Il gruppo di Erna effettua un attacco in Valcava, sul versante bergamasco del Resegone, ad una postazione antiaerea. Viene costituito dal coadiutore di Acquate, don Martino Alfieri, il comitato di Acquate che indirizza in Erna ex prigionieri di guerra anche di altre nazionalità, fornisce vettovaglie, assistenza medica e spirituale. Complessivamente le formazioni, per la maggior parte armate, erano costituite ai Piani Resinelli di circa 120 uomini, Campo de’ Boi 140, Erna 130, Culmine di S. Pietro 50, Valsassina 110. In Erna, la cima più bassa del monte Resegone, offre varie possibilità di fuga verso la Valsassina e le valli Bergamasche mentre i Piani Resinelli, con poche possibilità di fuga, offre numerose asperità ove nascondersi. Il 17 ottobre 1943 i tedeschi occupano Lecco e la Valsassina. Il 18 ottobre attaccano i Piani Resinelli dove perquisiscono casa per casa senza trovare alcuno. Alcuni reparti attaccano Erna salendo da tutti i punti di accesso: da Ballabio, da Campo de’ Boi, dal Passo del Lupo. La formazione ingaggiò una battaglia per consentire la fuga verso la Valle Brembana ed Imagna sul versante Bergamasco. Nessun partigiano cadde ma le truppe tedesche ritirandosi, irritati per lo scarso risultato, sfogarono la loro rabbia bruciando case, baite, rifugi alpini, fienili. All’indomani della battaglia la gente accorsa alla capanna Stoppani trovarono i corpi dei caduti che avevano impegnato il contingente tedesco. La battaglia di Erna rispecchia, a fasi alterne, la guerra partigiana delle formazioni presenti sulle montagne del circondario. Per la partecipazione alla Lotta di Liberazione, la città di Lecco fu insignita nel 1976 di medaglia d’argento al Valor Militare, consegnata in una memorabile cerimonia allo stadio comunale dal Presidente della Camera On. Sandro Pertini.
*LA BANDA CARLO PISACANE
Edito in collaborazione con l’Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” di Como e l’Associazione Culturale Banlieue di Osnago, il volume costituisce un nuovo passo nella ricostruzione complessiva delle vicende della lotta di liberazione dal nazifascismo nella Lombardia pedemontana.
Oggetto principale di «questa piccola ricerca» – come la definisce l’autore – sulla storia della banda “Pisacane” sono gli uomini che subito dopo l’8 settembre 1943 si attivarono per dare vita alle prime forme di lotta partigiana a cavallo tra il Triangolo Lariano, il Lecchese e la Val Brembana mettendo in gioco la loro vita non avendo nessuna idea di come sarebbe andata a finire».
In realtà non si tratta di una «piccola ricerca» ma di un paziente e puntiglioso lavoro di scavo in archivi pubblici e privati, incrociato con gli scarni contributi della memorialistica e con la raccolta di testimonianze, dettato dall’intenzione di sottrarre, da un lato, la storia di quegli uomini e della “Pisacane” alle ricostruzioni basate sul “sentito dire” e, dall’altro, di recuperarne conoscenza e memoria svincolandole da intenti celebrativi e ricollocandole criticamente nel contesto di quella fase iniziale di lotta, segnata, come avrebbe poi ricordato Ferruccio Parri, dalla «stagione del dubbio, perché – aggiungeva – non sapevamo se questa volta le radici della guerra per bande avrebbero attecchito».
*BATTAGLIA DI SAN MARTINO
La battaglia ebbe luogo sul monte San Martino nei giorni 14 e 15 novembre del 1943 quando i nazifascisti sferrarono il loro attacco contro la formazione militare denominata “Esercito Italiano <Gruppo Cinque Giornate> Vallalta di S. Martino Varese”, agli ordini del ten. col. Carlo Croce.
L’ingente dispiegamento da parte tedesca di forze umane (circa 2.000 soldati) e di mezzi (aerei, cannoni, mortai, mitragliatrici, lanciafiamme,…), sproporzionato rispetto alla composizione numerica dell’avversario da annientare (circa 150 partigiani), dimostra quanto fondate fossero le apprensioni dei comandi tedeschi per la più che probabile reazione italiana all’occupazione subita e per la sempre più percettibile intolleranza nei confronti del fascismo e conferma quanto decisa fosse la volontà tedesca di eliminare tutti quegli ostacoli che avrebbero potuto costituire un serio pericolo al sopraggiungere degli eserciti anglo-americani.
L’azione di forza, che richiese il sacrificio di 42 partigiani, pose fine all’iniziativa di un esiguo gruppo di ribelli, ma non sconfisse la coscienza di quei giovani, anzi rinsaldò le loro convinzioni e rinvigorì la loro decisione di continuare la lotta al nazifascismo in altri luoghi e con altre modalità.
*SENTIERI PROLETARI
Sempre più in alto, per una nuova umanità”: questo il motto dell’APE, Associazione Proletari Escursionisti, nata il 7 novembre 1919 nelle città di Lecco, Milano e Alessandria. Prima associazione sportiva proletaria e antialcoolica di chiaro orientamento socialista, l’APE, promossa da provetti alpinisti, rivendica il diritto allo sport non solo per un’élite borghese, ma per tutti. Lo sport diventa uno strumento di emancipazione, che qualifica il tempo libero degli operai e delle loro famiglie. Escursioni, gite cicloalpine, pranzi al sacco e trasferte in omnibus alla portata di tasche proletarie animano la vita del folto gruppo di appassionati della montagna. Una storia lunga un secolo, interrotta, solo apparentemente, dalle leggi liberticide del ventennio fascista, durante il quale molti apeini si arruolarono tra le file dei partigiani, nascosti sui monti del Lecchese e della Bergamasca. Nel secondo dopoguerra l’associazione si ricostituisce, continuando nella sua vocazione sociale, e sopravvive fino a oggi grazie a giovani amanti della montagna, che hanno raccolto la sfida del tempo, indossando ancora una volta scarponi, corde e moschettoni.
*EMILIO CANZI
Nato a Piacenza il 14 marzo 1893, deceduto a Piacenza il 17 novembre 1945.
Generosa figura di anarchico, all’avvento del fascismo era stato a capo del “Battaglione Cantarana” degli “Arditi del Popolo” piacentini. Ricercato per l’uccisione di uno squadrista, era riparato clandestinamente in Francia, di dove era passato in Spagna battendosi contro i franchisti nella vana difesa della Repubblica democratica. Consegnato alla polizia italiana, l’anarchico piacentino fu confinato a Ventotene e poi, in Toscana, nel campo di Renicci. Liberato con la caduta del fascismo tornò nella sua terra, dove entrò nella Resistenza. Comandante unico della XIII Zona operativa, si batté, pur contrastato, sino alla Liberazione sull’Appennino tosco-emiliano. Nel settembre del 1945 fu tra i fondatori, a Carrara, della FAI (Federazione Anarchica Italiana). Due mesi dopo sarebbe morto in un incidente stradale, travolto da una camionetta inglese su una via della sua città natale. Per la scomparsa di Emilio Canzi a Piacenza fu proclamato il lutto cittadino e furono chiuse anche le scuole. Tra i tanti messaggi di cordoglio, giunsero alla Città anche quelli del Presidente del ConsiglioFerruccio Parri e dell’allora vice segretario del PSI, Sandro Pertini. A Emilio Canzi il Comune di Piacenza ha intitolato una via.