Perché non vogliamo la THT, il turismo ed il loro mondo?
La val de Durance prende il nome dal suo fiume, qualche volta capriccioso, che attraversa gran parte della regione PACA (Provence-Alpes-Côte d’Azur).
Questa valle è una via di comunicazione antica ed importante, dal colle del Moncenisio segna il confine con l’Italia, sbocca nel Rhone fino ad Avignone. Porta aperta verso il sud, il clima secco dagli accenti mediterranei domina largamente l’alta valle (da Tallard a Briançon) circondata da alte vette.
E’ in questo contesto geografico delle Alpi francesi che dall’inizio del ventesimo secolo lo sviluppo massiccio dell’utilizzo dei corsi d’acqua ha avuto inizio. La necessità dello sfruttamento dell’acqua per la produzione di energia elettrica per alimentare le fabbriche come quella di Argentière-la-Bessée comincia nel 1909 (stabilimento Pechiney chiuso nel 1987).
Contestualmente comincia anche lo sfruttamento dell’area come centro climatico/turistico, basti ricordare la gara sciistica del Monginevro del 1907. Con il declino delle industrie, il turismo diviene la fonte di reddito principale.
La regione de l’ Hautes-Alpes conta 142.000 abitanti e la capacità d’accoglienza di 387.000 posti letto (1). Ciò vuol dire che la zona si è orientata verso il settore del tempo libero, che rappresenta fino al 75% delle attività della zona del Queyras ed il 50% nel Brianconnese. Il PIL del dipartimento è dovuto per l’80% al turismo.
Il progetto della THT (Linea ad altissima tensione) è legato ufficialmente a questa economia turistica. Necessità data da un lato dal rinnovamento di una linea elettrica obsoleta, dall’altro dalle previsioni d’aumento di consumo che dovrebbero esserci nella regione.
Se un traliccio ne nasconde un altro, anche il dibattito sulla THT serve sovente per camuffare altri interessi economici riguardo lo sfruttamento del suolo. Nel 2007 nella regione circa 9100 persone dipendevano dall’industria del turismo. E’ un fatto, il turismo nella zona è essenziale, se ne può parlare, ma criticarlo e metterlo in discussione sembra fuori da ogni logica. Malgrado tutto ci sono ancora elementi e temi per alimentare il dibattito su questo tema.
L’attività turistica è sempre rimessa in questione dagli attori del mercato, eternamente insoddisfatti riguardo a vendite, alloggi, qualità dei trasporti, quando i problemi non sono imputati al maltempo.
Il 5 giugno 2014 il consiglio generale de l’Hautes-Alpes ha tenuto degli incontri sul turismo. A seguito di un bilancio definito “d’emergenza” ha ridefinito alcune priorità: meno concorrenza interna alla regione, miglioramento delle sinergie ed incremento degli afflussi, aumentando le ricadute economiche e la redditività.
Cosa significa tutto ciò? Il turismo in tutte le sue forme necessita la costruzione di infrastrutture in grado di sostenere il flusso generato dal proprio sviluppo (strade, ferrovie, edilizia residenziale, fornitura di energia elettrica …).
Il consiglio generale è attratto dalle cifre esorbitanti dei paesi della Savoia (sorta di raggruppamento territoriale della Savoia e dell’alta Savoia) e vuole competere sul campo in cui «il potere attrattivo del turismo dipende dalla sua impostazione di carattere precisamente industriale » (2).
L’accettazione della THT si inserisce in questo contesto. Accettare questa linea vuol dire ingoiare la pillola della devastazione del territorio e aprire la via a futuri progetti dannosi (come ad esempio il tunnel ferroviario verso l’Italia), affermando che se comunque le infrastrutture esistono già, tanto vale accettarne una in più.
Gettando un’occhiata su un foglio di excel lo scenario di crescita della THT passa da 180.000 MW del 2008 ad una previsione di 300.000 MW nel 2020.
In questo brutto film lo scenario disegnato dagli attori del turismo allinea le previsioni di crescita dell’industria turistica a queste “idilliache” ipotesi. Lo sviluppo della THT e del turismo industriale sono quindi considerati farina dello stesso sacco.
Sono queste le prospettive nelle quali si sono forgiate certe idee. Linee elettriche capaci di reggere ai picchi di consumo, come durante gli innevamenti artificiali delle piste delle stazioni sciistiche. Un articolo “in prima” su Charlie Hebdo dedicato a questo tipo di turismo ci ricorda queste cifre impressionanti, 25.000KWh per un ettaro di pista in un anno, senza contare il consumo astronomico di acqua.
Questo è proprio un futuro insostenibile, dove le ragioni di flusso e la tecnologia sottendono pratiche mai messe in discussione.
Un articolo più recente del “courrier inernational”, intitolato “Le Alpi”, apparso sulla stampa estera, sembra andare nella stessa direzione. Il giornalista svizzero, soprattutto conoscendo l’impatto delle stazioni per gli sport invernali nel suo paese, parla di “fuga in avanti di stazioni ed impianti sciistici super-attrezzati” per quanto riguarda la Francia (e la regione delle Rhone-Alpes). Con 7 miliardi l’anno gli sport invernali rappresentano quasi il 18% dell’indotto turistico nazionale.
Le Alte Alpi non sono quindi state risparmiate da questo nuovo tipo di investimenti, come dimostra la recente apertura del centro spa-divertimento “Durancia” sul Monginevro, 3600m2 di piscine riscaldate, lounge bar e l’ accoglienza tipica dei palazzi parigini del xx secolo (dalla presentazione sul sito ufficiale).
I promotori di questi luoghi mantengono alti i consumi, in modo che all’inizio di una nuova stagione i turisti come i lavoratori del settore possano far perdurare questa magia di sperpero (utilizzare attrezzature che non devono essere troppo demodé e perché no, farlo per passare del tempo con i colleghi d’ufficio) e di comfort assoluto (3).
La mentalità turistica è quindi quella che adotteranno anche i locali per accogliere il flusso di turisti e soprattutto non si opporranno a questo sistema (4), sapendo che anche loro, in altri momenti, saranno turisti.
Ogni sport ha le sue regole, come ogni stazione sa fidelizzare i suoi clienti, creano quindi il proprio marchio ed i propri idoli che sono innalzati ad eroi locali (come Serre-Chevalier, la stazione di Luc Alphand).
Preparano quindi la stagione in vista degli incassi di cui godere una volta che se ne saranno andati, aspirando ad essere a loro volta turisti, come piccoli beneficiari fieri delle proprie miniere d’oro. Allora potranno spendere i loro soldi su altre montagne, e scoprire che la vita è cara e che 48,50 euro a persona al giorno sono limiti accettabili (questi sono i prezzi medi della Rhone Alpes, i più bassi della PACA).
Il problema è quindi qui e altrove, come il nucleare. La montagna nel xx secolo è un luogo di miseria, fino allo sviluppo del turismo invernale del periodo post bellico le persone si spostavano altrove in cerca di condizioni di vita migliori. Decenni più tardi le stesse montagne sono divenute luoghi di sci, aree di vita privilegiata. Sulla strada dell’ufficio turistico abitazioni vuote per buona parte dell’anno, dotate di tutti i più moderni comforts. Le linee elettriche vengono dismesse o rinnovate, si tratti di linee aeree o interrate. Tutto sarà pronto per le prossime vacanze, l’importante è che il modello rimanga lo stesso.
Gli stagionali diventano operai BTP, il lavoro può riprendere (5).
I turisti tornano con le stagioni, i lavoratori si impegnano a rendere la cartolina sempre più bella rispetto all’anno precedente, ed il gioco è fatto, quasi.
Il consumo dei territori per il divertimento consuma agli individui ciò che hanno di più fragile.
Molte persone sono contrarie all’idea del territorio come parco giochi alimentato dal nucleare (o dalle biomasse). Non è facile scendere in piazza, muoversi quando il meteo prevede bel tempo dopo una nevicata. Eppure questo è quello che sta accadendo in valle.
Allora affermare che nessuno conosce la regione delle Alte Alpi non vuol dire che debba essere conosciuta per il turismo, ma per il coraggio delle sue popolazioni che si oppongono contro questo stato di cose.
No, nessun tappeto rosso sarà srotolato per la THT, né per il Tour de France! Questa economia del turismo poggia essenzialmente sulla società salariata, con cinque settimane l’anno di ferie da sfruttare.
Quando il 65% dei francesi non può andare in vacanza in inverno, perché non possono allinearsi alle regole del mercato turistico.
I territori sono visti come vetrine nelle quali ognuno deve partecipare attivamente senza soffermarsi sull’altro lato della medaglia: la devastazione dei territori, le pessime condizioni di lavoro stagionali, nessuna scelta per le popolazioni, forti disparità economiche, la pervasività degli strumenti di controllo ll’interno di ogni gadget (come la tecnologia RFID all’interno degli ski pass).
In breve il marketing affina i contorni di un’economia turistica largamente radicata nel sistema capitalistico mondiale. I territori non possono che vendere ciò che sono già: zone rese fragili dalla crescita e dallo sport spettacolo.
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Note:
1- Sito dell’assise del turismo, maggio 2014
2- Rodolphe Christin : L’usura del mondo, critica dell’irragionevolezza del turismo. Ed. l’échappée
3- Cifre INSEE (il 40 % dei dirigenti partono un inverno su due contro il 9 % dei lavoratori , l’8% dei francesi va a sciare). La differenza tra le classi sociali è evidente, si insiste sul fatto che i media riportano come le partenze annuali per lo sci siano una pratica molto diffusa nella società francese.
4- Civilizzazione: spazialità e territorialità del turismo, dialettica dei flussi di dislocazione sulle alpi. Tuttavia il problema è particolarmente importante nelle regioni turistiche delle alpi nella misura che la cultura turistica ed i processi sociali di autoidentificazione valorizzano alla lunga le idee di coesione sociale e di singolarità locale nati da un rapporto particolare con l’ambiente, anche se ciò significa che di tanto in tanto queste rappresentazioni si qualificano come stereotipate. Per queste ragioni, le società rurali alpine attribuiscono particolare importanza all’espressione della propria individualità nel momento in cui si rendono conto che quest‘ultima è una risorsa simbolica necessaria per la loro identità, una risorsa collettiva ed economica necessaria per lo sviluppo del turismo.
5- Con un fatturato complessivo di circa € 3800000000 per l’insieme delle aziende delle Hautes Alpes, l’attività economica ha trovato una certa stabilità nel 2014 (+0,1%), questo secondo il bollettino diffuso dal ministero delle finanze.