Mercoledi’ 13 maggio si terrà il processo di appello alle 4 persone accusate di aver liberato 5,000 visoni nella cittadina olandese di Barchem nell’ottobre del 2009. La sentenza in primo grado si era conclusa con 4 condanne a lavori ‘socialmente utili’ per un totale complessivo di circa 900 ore, oltre ai mesi di carcere già scontati ed a tre anni di libertà’ condizionata.
Due delle persone coinvolte nel caso sono in attesa di essere estradate in Inghilterra, in quanto accusate di ‘cospirazione per commettere ricatto’ nel caso ‘Blackmail 3‘, ultima ondata repressiva contro la campagna SHAC per la quale la compagna Debbie Vincent si trova già in carcere da oltre un anno. Sino ad oggi sono riuscite a resistere alla deportazione proprio in quanto ancora in attesa processo in Olanda.
Probabilmente si tratterà di una, o al massimo due udienze, e la sentenza verrà letta circa 14 giorni dopo.
Seguiranno aggiornamenti!
http://informa-azione.info/olanda_uk_repressione_aggiornamenti_sul_caso_berchem_4
Olanda – Sentenza sul caso Barchem 4
Il 26 febbraio 2013, tutti /e e quattro gli/le imputati /e del caso ‘Barchem 4’ sono stati/e condannati/e.
Le accuse a loro carico sono di aver danneggiato parte della recinzione della struttura ed il rilascio di circa 5000 visoni dalle loro gabbie da un allevamento di animali da pelliccia nella cittadina di Barchem, Olanda.
L’accusa non è riuscita a sostenere la tesi dell’esistenza di una organizzazione criminale ( art.140 del codice penale olandese) e le quattro persone sono state condannate sulla base dell’art.350, danneggiamento aggravato.
Ognuno /a degli imputati e delle imputate ha deciso di appellare la sentenza, con tutta probabilità l’appello avverrà a fine 2013 / inizio 2014.
Come gruppo di supporto per i/le ‘Barchem4 ci teniamo a ringraziare ancora una volta tutte le compagne ed i compagni che hanno espresso solidarietà e supporto attraverso dichiarazioni solidali, iniziative benefit, parole ed azioni.
Per ulteriori aggiornamenti invitiamo a controllare la pagine Facebook a questo indirizzo
https://www.facebook.com/supportbarchem4 ed il sito del gruppo di supporto www.svat.nl
Un saluto solidale,
Gruppo di supporto ‘Barchem 4’ / Svat
Olanda – Aggiornamenti sul caso Barchem 4
Il 12 Febbraio riprenderà Rotterdam, dopo una pausa di circa 3 mesi, il processo contro i “Barchem 4”, 4 attivisti /e per la liberazione animale accusati /e di aver liberato 5000 visoni da un allevamento in Olanda. Non è ancora chiaro se questa sarà l’ultima udienza prima della sentenza o no.
L’accusa ha chiesto 10 mesi di carcere e 5 mesi di libertà vigilata per 3 degli /lle imputati /e, e 15 mesi per il quarto attivista.
Per capire meglio l’attuale situazione da un punto di vista processuale è utile precisare che:
– Una unità speciale della polizia si è formata diversi anni fa proprio con l’obiettivo di raccolta di informazioni contro gli attivisti e organizzare la repressione contro il movimento di liberazione animale nei Paesi Bassi.
– Diversi metodi di sorveglianza sono stati utilizzati prima degli arresti: dispositivi di localizzazione GPS sotto le auto, sorveglianza fisica, diversi telefoni monitorati per lunghi periodi di tempo.
– Nel corso del processo l’accusa non ha ancora fornito alcuna ragione che, da un punto di vista legale, giustifichi i metodi di osservazione utilizzati. Gli avvocati degli /lle imputati /e hanno ripetutamente chiesto risposte a questo proposito al fine di ricavare informazioni sulle reali intenzioni dell’accusa, senza ottenere risposta.
Invitiamo tutti a mantenere l’attenzione alta ed a scrivere messaggi di solidarietà alla mail del gruppo di supporto svat@riseup.net mail che pubblicheremo sul sito insieme agli altri (http://www.svat.nl/barchem4/en/index.html)
Diffonderemo aggiornamenti non appena sapremo di più,
Reagiamo contro la repressione!
“Svat / gruppo di supporto “Barchem 4”
Paesi Bassi – Dichiarazione di alcuni degli imputati del caso “Barchem 4”
Dichiarazione di alcuni degli imputati del caso dei “Barchem 4”
/Queste parole sono per ognuno di noi che si è mai sentito impotente, contro un nemico mille volte più grande./
Negli ultimi anni la repressione, contro ogni lotta per la liberazione, è aumentata. In paesi diversi l’attenzione delle autorità si è concentrata sui movimenti diversi, ma la sostanza rimane la stessa: Stato e governi proteggono gli sfruttatori, non gli sfruttati. Proteggono gli oppressori, non le vittime. Proteggono coloro che violentano, uccidono e schiavizzano. Non coloro che mettono in discussione l’esistenza stessa delle gabbie. Per fare questo, si stanno usando nuove leggi, unità speciali della polizia, un numero maggiore di migliorate tecniche di sorveglianza
In questo recente caso contro il movimento di liberazione animale, quelli/e che scrivono sono stati accusati /e di un presunto crimine: aver liberato quasi 5000 visoni dalle loro gabbie, dove avrebbero vissuto una vita di paura, angoscia ed isolamento prima di essere uccisi per divenire cappotti di pelliccia, in un allevamento nel villaggio olandese di Barchem.
*Per questo motivo saremo processati /e il 25 ed il 27 settembre in Olanda.*
Non spenderemo altre parole su questo evento specifico, considerando che il processo deve ancora svolgersi, ma vorremmo offrire il nostro punto di vista al movimento, su ciò che la repressione sta facendo, su quello che la repressione significa veramente per noi.
La repressione deve essere affrontata con consapevolezza. Bisogna in un certo modo sapersela aspettare, dobbiamo essere preparati /e e pronti /e ad accettare le conseguenze del voler mettere in discussione lo stato attuale delle cose. Senza questa consapevolezza ci accingiamo a vivere la nostra vita nella paura e non essere in grado di portare avanti le lotte in modo efficace. La repressione nasce come risposta ad una lotta efficace. Ogni azione comporta una reazione, è per questo che i governi e la polizia intervengono per fermarci, perché stiamo trovando metodi che funzionano per ottenere dei risultati. Se non fossimo una effettiva minaccia, non avrebbero fatto nulla perché alle autorità non sarebbe importato.
Dobbiamo accettare l’idea dell’esistenza della repressione, se quello che vogliamo è che questa lotta generi un reale cambiamento. La repressione ed il costruire un cambiamento effettivo sono fondamentalmente due facce della stessa medaglia. La peggiore reazione che possiamo avere di fronte alla repressione è di timore. Questo è quello che da alla repressione il suo potere. Siamo noi, come movimento, che possiamo scegliere in che modo reagire davanti alla repressione, e decidere se vogliamo che influenzi il nostro agire o meno. Continuare le campagne che cercano fermare è il modo migliore in assoluto per sfidare, e combattere, la repressione. Rispondere in maniera più forte, migliore, più organizzata e con maggiore preparazione. Prendere in considerazione che la repressione esiste significa diminuirne l’impatto sulle nostre vite quando colpisce. Imparare gli uni dagli errori degli altri per potenziare le nostre strategie. In caso contrario, daremo alle autorità repressive un modello che può essere utilizzato per calpestare qualsiasi altro tipo di dissenso, in qualsiasi altro movimento.
Questo è il loro modo di lavorare, colpiscono uno /a di noi per insegnare a mille. Questo è l’obiettivo stesso di arresti e perquisizioni, di isolamento e prigionia. E’ la loro migliore arma: instillare la paura nelle nostre teste per renderci innocui /e, per farci tacere.
Per questo motivo, mentre ci troviamo di fronte questo processo ci piacerebbe ricordare a tutti che anche noi abbiamo un’arma. Si tratta di un’arma più forte delle loro, perché è costruita su compassione e rabbia, è basata sulla dedizione e la sincerità di persone che condividono lo stesso senso di urgenza: si chiama *solidarietà*.
Solidarietà significa sostenersi a vicenda nei momenti di bisogno, ma anche *rispondere agli attacchi*, non lasciare che la paura conquisti le nostre vite o fermi la nostra capacità di essere efficaci. Significa costituire insieme un movimento realmente unito, con tutte le nostre forze, competenze e abilità. Ed unirci in un nostro obiettivo comune: porre fine allo sfruttamento spietato dei nostri compagni /e esseri viventi e del pianeta che ci ospita tutti /e.
La solidarietà è la chiave per mantenere viva questa lotta, e per creare un movimento che non saranno mai in grado di distruggere.
*Perché nessuno è libero, fino a quando TUTTI /E sono liberi.*
/*Alcuni /e imputati /e nel caso “Barchem 4″*/
Per saperne di più:
http://www.svat.nl/barchem4/en/index.html