i Gabriel Pombo Da Silva, tradotto da Culmine
Compagne e compagni, dietro di noi resta il nostro gesto d’amore insorto,
informale e coordinato, vissuto e sentito in tante forme quante la
creatività, la fantasia, i desideri e le risorse
(personali/materiali) ci hanno permesso e suggerito…
Mi risulta che non sono il solo che s’è vivamente emozionato per
l’interesse che ha suscitato lo sciopero della fame, per la
solidarietà rivoluzionaria mostrata e per i risultati della
stessa. Nemmeno sono l’unico che desidera che tutto quel che abbiamo
vissuto e condiviso in queste giornate specifiche non resti “solo”
un gesto… i gesti servono per ricordare (monumenti, compagni,
situazioni, ecc.), le IDEE e le AZIONI per continuare ed avanzare…
Abbiamo ricordato i nostri non con l’intento di creare “santuari”
in cui andare a piangere ogni anniversario mortale, ma per mantenere
presenti i compagni nelle nostre esistenze ed azioni.
I nostri compagni non sono stati né “angeli” né
“diavoli”, ma individui coscienti perché ci
ricordano i motivi contro i quali essi hanno lottato e continuano a
farlo, perché ci ricordano che le ragioni per le quali hanno
combattuto continuano ad esser presenti…
Qual è stato il “reato” di Salvador Puig Antich? Quale
quello di Agustín Rueda Sierra? Quale quello di Franco
Serantini? Quale quello di Giuseppe Pinelli? Quale quello di Soledad
ed Edo? Quale quello di Carlo Giuliani? Quale quello di Paco Ortiz?
Quale quello di Xosé Tarrío? Quale quello di Mauricio
Morales? Quali sono stati i “reati” di questi compagni? Ci
interessano “le sigle” in cui militavano (quelli che ne
avevano una) organizzati o le IDEE che essi hanno difeso?
Sapete dove stanno gli assassini dei nostri compagni? Sapete quali erano gli
obiettivi che essi hanno attaccato? Le esistenze che conducevano?
Quel che essi sognavano?
Ricardo Flores Magón ha scritto: “Non sono i ribelli che creano i
problemi del mondo, ma sono i problemi del mondo a creare i
ribelli”…
Certo, i problemi del mondo non si risolvono da “se stessi”…
questo è nostro impegno.
Personalmente, non attenderò (per agire) che si “destino” le masse
(di sfruttati, di oppressi, d’ignoranti, di… ) e nemmeno attenderò
che le “élite” rinuncino ai loro privilegi o i
mercenari alle loro paghe o prendano “coscienza” della loro
condizione…
Alcuni sono guidati dalle paure, altri dalla cupidigia o dall’indifferenza
ed i più vivono sommersi nel conformismo mentale… Tutti
questi mi ricordano giorno dopo giorno che la soluzione dei problemi
(sia personali che politici) inizia in ognuno di noi. Quando vedo
presunti “compagni” terrorizzati nell’alzare la voce, nel
parlare chiaramente o nel prendere posizione dinanzi a tante
ingiustizie e per questo tacciono, allora mi convinco ancor di più
che le IDEE senza volontà non servono a nulla. Che nessuno si
sorprenda, quindi, se “difendo” e difenderò gli
anarchici dell’azione diretta… i Mauricio Morales e le Zoe…
Non sprechiamo tempo e saliva cercando di convincere quelli che hanno
rinunciato all’azione diretta per un posto in un sindacato… o
quelli che parlano da “puta madre” ma conducono una grigia
esistenza… Costoro non servono per la rivoluzione.
Da noi stessi dipende esser “oggetto”, “soggetto” o
protagonisti delle nostre esistenze…
(…)
In questa iniziativa/proposta dal 20 dicembre al 1 gennaio in ricordo ed
omaggio ai nostri compagni caduti in combattimento (o assassinati)
abbiamo constatato molte cose che hanno riaffermato noi stessi
(confermandone altre), le nostre IDEE ed i desideri di continuare
l’offensiva (e le aspettative aperte)…
Quest’iniziativa non avrebbe avuto successo senza l’impegno ed il contributo di tutti
noi: i compagni che hanno aderito allo sciopero della fame e quelli
che senza aderire hanno ugualmente contribuito con le loro
riflessioni; quelli che hanno diffuso e tradotto i comunicati ed i
testi, come i tanti che hanno manifestato (in centinaia di maniere)
ed hanno realizzato presidi e murales dando visibilità alla
protesta; quanti hanno cercato la complicità della notte per
collocare ordigni esplosivi ed incendiari, o quei fratelli che,
impugnando le armi, hanno espropriato quei templi in cui si
accumulano ricchezze e merci dello sfruttamento capitalista per
finanziare la lotta ed i propri bisogni materiali… e, naturalmente,
la bella azione dei compagni di Tijuana che hanno iniziato l’anno
mitragliando diverse pattuglie dei mercenari…
Sì, siamo al corrente di tutto quel che è accaduto e ne siamo
fieri. Grazie a tutti, compagni, per esser stati presenti, per la
vostra solidarietà e per l’amore rivoluzionario…
In ogni azione o dimostrazione effettuata si creano e si rafforzano
legami e sentimenti complici che ci affratellano nella guerra sociale
in corso, senza contare che tutto quel che è accaduto adesso
sta forgiando la nostra storia e la nostra coscienza guerriera…
Insieme abbiamo spezzato l’isolamento e le false separazioni, abbiamo
dimostrato la nostra forza “operativa” e la volontà,
la rabbia e l’amore, l’internazionalismo e l’impegno combattente da
una prospettiva decentralizzata ed antiautoritaria.
Condivido quanto scritto dai compagni cileni di “Presxs a la kalle”
(vi abbraccio molto forte!) quando dichiarano: “Non è
possibile puntare solo sulle mobilitazioni affini o esclusivamente su
quelle di carattere rivendicativo. C’è un equilibrio possibile
e bisogna sapere quando utilizzare quella particolare forma di lotta.
Per questo non possiamo criticare le mobilitazioni di carattere
rivendicativo (fine delle perquisizioni, dell’isolamento, della
dispersione, ecc.) ma nemmeno quelle ‘affini’ nelle quali per qualche
illuso non si guadagna nulla di concreto”…
Bene… spesso non si “guadagna” nulla di concreto (ad esempio
nella lotta contro il F.I.E.S., le perquisizioni, gli sgomberi dai
nostri spazi e centri, ecc.) nemmeno in lotte di carattere
rivendicativo e non per questo rinunciamo ad esse… D’altro canto le
lotte non debbono esser misurate con i “valori del mercato”:
“guadagnare” o “perdere”… vi sono “sconfitte”
che servono per avanzare e “vittorie” che sono dei passi
indietro (anche se a prima vista non sembrano). Le lotte non sono una
competizione, ma processi che si sviluppano con l’intento di cambiare
o distruggere quel che ci distrugge. Dipende dalle nostre capacità
e dalle risorse se riusciamo ad ottenere quel che ci prefiggiamo,
coronando con successo quanto progettato, o restare a metà
strada.
Quel che nessuno potrà mai strapparci via è ciò che
apprendiamo da questi processi (le nostre memorie ed esperienze) e,
soprattutto, nessuno potrà dirci che non ci abbiamo provato
con tutti i mezzi.
Per quanto costa ammetterlo, non tutti i fattori dei processi si trovano
nelle nostre mani (e nemmeno il potere li ha tutti sotto controllo),
ma possediamo un enorme arsenale teorico e pratico da metter alla
prova. Non sacralizzeremo un metodo rispetto ad un altro… qualcuno
tra essi sarà efficace… Tutto dipende dal fine che si
persegue.
Approfitto dell’occasione per salutare quelli che hanno subito rappresaglie
nella manifestazione di Santiago del Cile del 23 dicembre: forza
compagni!!!
Saluto anche la proposta dei compagni di Culmine: riflessioni informali,
sciopero della fame non rivendicativo, legami internazionali,
progetto insurrezionale informale… Per i compagni interessati,
vedere: culmine.noblogs.org. Ricordando che due compagni di Culmine
saranno processati (lettura della sentenza) il 19 gennaio 2010*…
Stiamo attenti e pronti ad esprimere la nostra solidarietà
verso i compagni. Tutta la solidarietà ad essi, tutto il mio
disprezzo ai faziosi di nero!!
Rivolgo un appello ai fratelli internazionalisti per l’arresto del compagno
messicano Socorro Molinero Armenta… qualcuno conosce l’indirizzo al
quale scrivergli?
Bene, per adesso smetto di scrivere… continueremo a dibattere sulle
questioni proposte da Culmine e dai compagni di “Presxs a la
kalle” per approfondire alcuni temi/questioni sollevati.
Un forte abbraccio anarchico e rivoluzionario a tutti i complici
Gabriel Pombo Da Silva, Centro di sterminio Aachen, Germania
gennaio 2010
Gabriel Pombo Da Silva – “La Ofensiva Continúa…”
Hermanxs, atrás queda nuestro informal y coordinado gesto de amor insurrecto,
expresado, vivido y sentido de tantas formas como nuestra
creatividad, fantasía, deseos y recursos
(personales/materiales) nos lo han permitido y sugerido…
Me consta que no soy el único que se ha emocionado vivamente por
el seguimiento de la convocatoria, por la solidaridad revolucionaria
desplegada y los resultados de la misma. Tampoco soy el único
que desea que todo lo que hemos vivido y compartido en estas jornadas
específicas no se quede “solo” en un gesto… los
gestos sirven para recordar (monumentos, compañerxs,
situaciones, etc.), las IDEAS y ACCIONES para continuar y avanzar…
Recordamos a lxs nuestrxs no con la intención de crear “santuarios”
donde ir a llorar cada aniversario mortal, sino para mantener
presente a lxs compañerxs en nuestras vidas y acciones.
Nuestrxs compañerxs no han sido ni “angéles” ni
“demonios”, sino individuos conscientes porque nos
recuerdan que los motivos contra los que ellxs han inspirado y
continúan haciéndolo, porque nos recuerdan que los motivos contra los
que ellxs han combatido siguen presentes…
¿Cuál fue “el delito” de Salvador Puig Antich? ¿Cuál
el de Agustín Rueda Sierra? ¿Cuál el de Franco
Serantini? ¿Cuál el de Giuseppe Pinelli? ¿Cuál
el de Soledad y Edo? ¿Cuál el de Carlo Giuliani? ¿Cuál
el de Paco Ortiz? ¿Cuál el de Xosé Tarrío?
¿Cuál el de Mauricio Morales? ¿Cuáles
fueron los “delitos” de estxs compañerxs? ¿Importan
“las siglas” en que estaban (lxs que estaban) organizadxs o
las IDEAS que ellxs defendieron?
¿Sabéis donde están lxs asesinxs de nuestrxs compañerxs?
¿Sabéis cuales eran los objetivos que ellxs atacaron?
¿Las vidas que ellxs llevaron? ¿Lo que ellxs soñaron?
Ricardo Flores Magón escribió una vez: “No son los
rebeldes que crean los problemas del mundo, son los problemas del
mundo los que crean a los rebeldes”…
Ciertamente los problemas del mundo no se van a solucionar por “si
mismos”… es ese nuestro cometido.
Personalmente, no voy a esperar (para actuar) a que “despierten” las masas
(de explotadxs, de oprimidxs, de ignorantes, de… ) y tampoco espero
que las “elites” renuncien a sus privilegios o lxs
mercenarixs a sus sueldos o tomen “consciencia” de su
condición…
A unxs lxs guían sus miedos, a otrxs su codicia o indiferencia y
lxs más viven sumidxs en el conformismo mental… Todxs ellxs
me recuerdan día a día que la solución a los
problemas (tanto personales, como políticos) empiezan en cada
unx de nosotrxs. Cuando veo supuestxs “compañerxs”
aterrorizadxs de alzar la voz y hablar claro o tomar posición
antes tantas injusticias y se callan, más me convenzo que las
IDEAS sin voluntad no valen para nada.
Que nadie se sorprenda si con mayor razón “defiendo” y
defenderé a lxs anarquistas de la acción directa… a
lxs Mauricio Morales y lxs Zoes…
No perdamos el tiempo y la saliva intentando convencer a lxs que han
renunciado a la acción directa por un sillón en un
sindicato… a lxs que “hablan de puta madre” pero sus
vidas son grises… Esxs no sirven para hacer la revolución.
De nosotrxs depende ser “objeto”, “sujeto” o
protagonistas de nuestras vidas…
(…)
En esta iniciativa/propuesta del 20 de Diciembre al 1 de Enero en
recuerdo y homenaje a nuestrxs hermanxs caidxs en el combate (o
asesinadxs) hemos constatado muchas cosas que nos han reafirmado en
nosotrxs mismxs (y confirmado otras), nuestras IDEAS y los deseos de
continuar la ofensiva (y espectativas abiertas)…
Esta iniciativa no habría sido exitosa sin el empeño y la
aportación de todxs nosotrxs: lxs hermanxs que se adhieron a
la HH y lxs que sin adherirse contribuyeron con sus aportaciones a la
misma; lxs que difundieron y tradujeron los comunicados y textos como
cuantxs se manifestaron (de cien modos) y dieron mitines o hicieron
murales visibilizando la protesta; cuantxs buscaron la complicidad de
la noche para depositar sus artefactos explosivos o incendiarios,
como aquellxs hermanos que, empuñando las armas, expropiaron
estos templos donde se acumulan riquezas y mercancías de la
explotación capitalista para financiarse en la lucha y
nuestras necesidades materiales… y, por supuesto, linda la acción
de lxs hermanxs de Tijuana que empezaron el año ametrallando
varias patrullas de mercenarios…
Sí, de todo esto hemos tenido y estamos fierxs de ello. Gracias a todxs,
hermanxs, por haber estado presentes; por vuestra solidaridad y amor
revolucionario…
En cada acción o demostración desarrollada se crean y
fortalecen vinculos y sentimientos cómplices que nos hermanan
en la guerra social en curso, sin contar que todo lo demostrado está
hoy forjando nuestra historia y nuestra consciencia guerrera…
Entre todxs hemos quebrado el aislamiento y las falsas separaciones; hemos
demostrado nuestra fuerza “operativa” y voluntad; nuestra
rabia y amor, nuestro internacionalismo y empeño combatiente
desde una perspectiva decentralizada y antiautoritaria.
Comparto lo escrito por lxs hermanxs chilenxs de “Presxs a la kalle”
(¡os abrazo muy fuerte!) cuando reflexionan: “No es
posible apostar solo por movilizaciones afines o exclusivamente de
carácter reivindicativa, el punto está en el equilibrio
posible en cada uno y saber cuando utilizar cada expresión. Es
así que no podemos criticar las movilizaciones de carácter
reivindicativa (fin de los allanamientos, aislamiento, dispersión,
etc.) como tampoco aquellas “afines” en que para algunos
ilusos no se “gana nada en concreto”…
Bueno… muchas veces tampoco se “gana” nada en concreto (pongamos
por ejemplo la lucha contra el F.I.E.S., los allanamientos, los
desalojos de nuestros espacios y centros, etc.) en luchas de carácter
reivindicativo y no por ello renunciamos a ellas… Por otro lado las
luchas no deben medirse con “valores de mercado”: “ganar”
o “perder”… hay “derrotas” que sirven para
avanzar y “victorias” que son retrocesos (aunque a simple
vista no lo parezcan). Las luchas no son una competición sino
procesos que se desarrollan con la intención de cambiar o
destruir lo que nos destruye. Dependiendo de nuestras capacidades y
recursos podemos lograr lo que nos proponemos, quedar a medio camino
o coronar con éxito lo proyectado.
Lo que nadie puede arrebatarnos jamás es lo que aprendemos de
esos procesos (esto es nuestras memorias y experiencias) y, sobre
todo, nadie puede decirnos que no lo hemos intentado por todos los
medios.
Por mucho que nos pese, no todos los factores de los procesos se
encuentran en nuestras manos (como tampoco el poder tiene todo bajo
control), pero tenemos un enorme arsenal teórico y practicas
que poner a la prueba. No vamos a sacralizar un método sobre
otro… alguno de ellos será efectivo… Todo depende del fin
que se persigue.
Aprovecho para saludar a lxs represaliadxs en la Manifestación de
Santiago del Chile el 23 de Diciembre: fuerza compitas!!!
Saludo también la propuesta de lxs hermanxs de Culmine: reflexiones
informales, huelga de hambre no reivindicativa, lazos
internacionales, proyecto insurreccional informal… Para lxs compas
interesadxs ver: culmine.noblogs.org. Recordando que dos compañerxs
de Culmine serán “juzgadxs” (lectura de sentencia)
el 19 de Enero del 2010*… Estemos alertas y puestos para expresar
nuestra solidaridad con lxs compañerxs. Toda solidaridad con
ellxs, todo mi desprecio a lxs facciosxs de negro!!
También un llamado a lxs hermanxs internacionalistas por la detención
del compañero mejicano Socorro Molinero Armenta… ¿Alguien
sabe dónde escribirle?
Bueno, por lo de pronto dejo hoy de escribir… seguiremos debatiendo las
cuestiones propuestas por Culmine y lxs compañerxs de “Presxs
a la kalle” para profundizar sobre los temas/cuestiones
planteadas.
Un fuerte abrazo anárquico y revolucionario a todxs lxs
cómplices.
Gabriel Pombo Da Silva, Centro de exterminio Aachen, Alemania
Enero del 2010