TERRORISMO DA 270BIS (“ASSOCIAZIONE EVERSIVA”) 2000

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Risale a più di un anno fa che il compagno Marcello Ghiringhelli, detenuto in Svizzera, mi informò che la Procura di Milano starebbe investigando, per dei “fatti di Milano”, contro lui, me, mio fratello, cittadino svizzero e lì residente, la mia compagna e sua figlia della Toscana, e forse altre due o tre persone non meglio specificate.
Suppongo che questa è la “ragione” per cui nel ’98 per quasi un anno i colloqui con mia madre, mio fratello e la mia compagna si svolsero isolati dagli altri colloqui con controlli e perquisizioni particolari. Fu un provvedimento mai ammesso né motivato come tale da parte della direzione e cessò in concomitanza d’un intressamento da parte del mio avvocato.
Metà aprile 2000 ricevo notifica da parte della GIP Cristina Mannocci di MI, che il PM Elio Ramondini avrebbe chiesto una proroga dei termini d’indagine per ipotesi di “reato di cui all’art. 270bis cp commesso in Italia ed all’estero dal dicembre ’98”.

Poco dopo stessa notifica è inoltrata alla mia compagna e sua figlia e in seguito anche a mio fratello.
L’art. 270bis perseguita “l’associazione eversiva”, per definizione di natura “politica”. Ma i rapporti criminalizzati e perseguitati con quest’art. emergenzialista sono, in questo caso come in tanti altri, di natura esclusivamente personale, affettiva e di solidarietà familiare.
Marcello e io siamo diventati amici stretti dal ’93, il mio arrivo nello speciale di Novara, amicizia che si mantiene attraverso tutte le sue vicende di declassificazione, lavoro esterno, fino al suo non ritorno al carcere, e continua dopo il suo arresto e carcerazione attuale in Svizzera. Negli anni Marcello è diventato parte della “mia” famiglia.
Politicamente però lui, M-L, ed io, anarchico, siamo tanto distanti da rendere improponibile una qualsivoglia “associazione”, che comunque, nei termini “ipotizzati”, come anarchico, non potrei che rifiutare.
Lo stesso vale, a maggior ragione, quando vige non solo una distanza ma una netta e irriducibile contrapposizione come quella tra posizioni di sinistra rivoluzionaria e le posizioni d’estrema destra della figlia della mia compagna.
È anche assurdo ipotizzare questo tipo di “associazione” tra/con persone “apolitiche” come la mia compagna e mio fratello. Va ricordato qui che la mia compagna, poco dopo che, dopo il mio arresto, iniziò prima un nostro rapporto epistolare e poi d’amore, per questo motivo fu già perseguitata, coinvolta ed arrestata nel ’93 per tre settimane con suo marito, alcuni/e loro amici/che e la compagna Raffi della tipografia di Carrara, nella montatura della “cattura del gruppo di fuoco ecoterrorista” in Toscana (Massa), montatura che si risolse solo dopo vari anni con l’archiviazione del caso. Già in quel contesto gli “inquirenti” si diedero alla ridicola ipotesi d’un coinvolgimento della figlia della mia compagna in “azioni” risalenti, allora, ad anni prima, e cioè quando questa era ancora bambina.
Il parossismo inquisitoriale, nonché di grave negligenza investigativa, si raggiunge quando si vuole coinvolgere una persona come mio fratello, invalido per dei gravi problemi di natura psicologica e mnemonici protratti in un passato periodo da etilista e da decine d’anni dipendente dalle cure e dall’assistenza permanenti di mia madre. Problemi cronici e dipendenza che a priori dovrebbero escludere, anche per il più imbecille degli sbirri, qualsivoglia ipotesi di coinvolgimento in attività “illegali” o anche solo attivamente “politiche”.
Inutile dire che, quali che siano i “fatti” che si vogliano collegare alla “investigazione”, questa certamente manca d’ogni fondatezza obiettiva di fatto e, in questo caso, anche d’un “fondamento ideologico” tanto caro ai vari rosmarini per costruire qualche montatura anti anarchica o anti chicchessia. Per coincidenze di tempi (inizio colloqui “speciali”) è addirittura possibile ipotizzare che queste “investigazioni” si riferiscano ai fatti cui si riferisce la qui presente copia d’articolo del corsera del mese di aprile o maggio [non acclusa, si tratta di un articolo su Luca Giannasi, confidente dei servizi arrestato per le bombe inesplose passate al tempo per bombe anarchiche – nota del dattilografo].
È noto che questo ed altri articoli simili del codice penale prescindono a priori da qualsiasi fondatezza obiettiva di fatto, perché sono invenzioni giuridiche con finalità antisociali di terrorismo giuridico e psicologico di Stato per criminalizzare, perseguire e sancire anche con lunghi anni di carcere i rapporti sociali, familiari ed affettivi d’umana solidarietà (per non parlare di solidarietà ed affinità anche politica!) tra detenuti/e per motivi politici o sociali e tra i loro familiari ed amiche/i. Sono strumenti per isolare le prime dal loro contesto sociale/familiare solidale e quest’ultimo, ulteriormente, dalla società, con il fine del loro annientamento.
Di fatto trattasi d’azioni di guerra sporca preventiva di classe a “bassa intensità”, dall’alto verso il basso e contro civili, e questa non è l’unica né sarà l’ultima azione di terrorismo di Stato anche contro anarchici e i loro familiari.
Per buona soddisfazione dell’internazionale terroristica degli sgherri “d’Italia e all’estero” (Schweiz, Suisse, Svizzera) devo segnalare che, combattendo con abnegazione e coraggio contro una donna anziana ed una persona invalida ambedue incapaci a nuocere, sono riusciti ad impedire da più di un anno a mio fratello di accompagnare mia madre ai colloqui, per il terrore che incute la possibilità d’un arresto o fermo che comprometterebbe il mantenimento del suo precario equilibrio psicologico/esistenziale e potrebbe avere conseguenze soggettive e familiari oltremodo traumatiche.

Marco Camenisch

Novara speciale, 23 maggio 2000

 

Associazione eversiva – Telenovela da 270 bis

Nelle calde giornate di agosto vengo a sapere di essere indagato dalla Procura di Milano con il famigerato articolo 270 bis in merito ad un ipotetico reato “commesso in Italia e all’estero dal dicembre 1998”.
Inquisizione che, a quanto pare, prosegue da molto tempo e di cui vengo avvisato soltanto grazie alla richiesta di supplemento di indagini del GIP Cristina Mannocci.
Forse non tutti sanno che il 270 bis recita testualmente: “Associazioni con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico”; di fatto un’ipotesi di reato utile a creare un clima collettivo di guerra psicologica, di eterna emergenza continua.
In questo caso il senso del “collettivo” lo riscopro nel documento di Marco Camenish, del 23 maggio 2000, in cui emerge chiaramente il tentativo di coinvolgere in “Associazione eversiva” le persone, gli amici, i compagni, gli amici degli amici e tutti quanti legati da solidale affettività con Marco stesso.
L’innesco della vicenda pare sia da attribuire alle indagini conseguenti all’evasione di Marcello Ghiringhelli dal carcere di Novara dopo un mancato rientro, per l’appunto nel dicembre 1998. Arrestato in Svizzera dopo breve latitanza, l’amicizia di Marcello con Marco, i 5 anni di convivenza in uno speciale, i parenti, gli amici di Marco e… diventano la scenografia di un’ennesima telenovela inquisitoria di bassa lega.
Da parte mia rivendico l’affettività con Marco, con suo fratello Renato (inquisito ed avvisato già da molti mesi) e con Annaberta, la madre di Marco e Renato.
Con Annaberta in particolare, che considero una mamma adottiva a tutti gli effetti, ho condiviso la vicenda di Marco anche accompagnandola periodicamente in lunghi anni di visite e colloqui, spesso resi ancora più lunghi da gratuite attese, inciampi burocratici, e non solo.
E in questi NOVE ANNI non mi è stata permessa neppure un’ora di colloquio con Marco!
Il carcere di Pisa, Livorno, Milano San Vittore, lo speciale di Novara ed ora la casa circondariale di Biella hanno conosciuto la nostra frequentazione e da tutte queste storie ci si potrebbe tranquillamente scrivere un libro… ricordo, a Novara, che quando Annaberta e Renato entravano a colloquio, oltre al pacco viveri-vestiario per Marco, non mancava mai anche il pacco per Marcello.
Tutto questo i novelli inquisitori non potranno mai capirlo, loro così estranei ad ogni cultura di solidarietà tra chi gli abusi di potere li vive ogni giorno, non solo in carcere.
Devo dunque stupirmi del 270 bis?

Sondrio 16 settembre 2000

Piero Tognoli